<< Ebrei, ribellatevi! >>

Avraham Burg, ex presidente della Knesset, vuole portare Israele davanti alla Corte internazionale di giustizia

17 agosto 2025

Corte internazionale di Giustizia dell'Aia (Paesi Bassi) (foto: Wikimedia Commons)

(ve/agenzie) Avraham Burg, ex presidente della Knesset israeliana, già a capo dell’Agenzia ebraica e dell’Organizzazione sionista mondiale, ha invitato venerdì scorso un milione di ebrei ed ebree nel mondo intero a sottoscrivere una denuncia collettiva alla Corte internazionale di giustizia (CIG), accusando Israele di crimini contro l’umanità a Gaza. È quanto si apprende da Haaretz.
“Non è un rifiuto del nostro popolo: è una difesa della sua anima”, è la sua motivazione, come riportato anche su Tachles
“È necessario che un milione di ebrei, meno del 10% della popolazione ebraica mondiale, depositino un ricorso collettivo presso la Corte internazionale di giustizia dell’Aia”, ha scritto Burg in un appello intitolato: “Ebrei, ribellatevi. Adesso!” pubblicato sul suo account Substack. “Una denuncia collettiva contro lo Stato di Israele per crimini contro l’umanità commessi nel nostro nome e sotto la falsa bandiera della nostra identità ebraica”.

Le motivazioni

Per Burg la ribellione e il rifiuto rappresentano la sola via di uscita dalla guerra di Netanyahu a Gaza, che egli giudica “contraria alla morale della Torah”. Egualmente i dirigenti ebrei dovrebbero condannare la violenza dei coloni in Cisgiordania.
L’ex alto dirigente politico di centrosinistra ha esortato gli individui, le comunità e le organizzazioni ebraiche a sottoscrivere quella che ha definito una iniziativa morale e giuridica storica. “Non permetteremo allo Stato di Israele, che infligge sistematicamente violenze alla popolazione civile, di parlare nel nostro nome. Non lasceremo che l’ebraismo serva da copertura ai crimini”.

Dissidente più in vista

Burg, 70 anni, è stato presidente della Knesset dal 1999 al 2003 e in precedenza ha diretto l’Agenzia ebraica e l’Organizzazione sionista mondiale. Ex alto dirigente del Partito laburista israeliano, è diventato uno dei dissidenti più in vista di Israele e ha messo spesso in guardia contro l’erosione delle regole democratiche e dell’etica ebraica per opera dei leader politici del paese.
“Non si tratta di un rifiuto del nostro popolo; è una difesa della sua anima”, ha scritto. “Non di distruzione, ma di riparazione… È ora necessario un grande slancio morale da parte di tutti coloro che rifiutano di accettare la dittatura del potere e la corruzione portata avanti dall’‘imperatore’ Netanyahu e dalla sua coalizione di fanatici apocalittici”.

La situazione davanti alla Corte

Israele sta già affrontando una denuncia depositata dal Sudafrica presso la CIG a dicembre del 2023, con l’accusa di genocidio nella sua campagna militare a Gaza. A gennaio 2024 la CIG ha ordinato a Israele di adottare tutte le misure in suo potere per prevenire gli atti di genocidio, autorizzare l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza e frenare l’incitamento pubblico al genocidio.
Sebbene la CIG non abbia ordinato il cessate il fuoco, ha giudicato plausibili le accuse del Sudafrica e ha imposto misure provvisorie vincolanti. Il processo è ancora in corso e la risposta di Israele è attesa per gennaio del 2026, dopo una proroga di sei mesi accordata all’inizio di quest’anno.

Ebraismo non è Israele

L’appello di Burg giunge in un contesto di crescente divisione in seno all’opinione pubblica ebraica in merito alla guerra israeliana a Gaza e alla sua occupazione, come mostra una recente serie di lettere a firma di personalità ebraiche della diaspora e di personaggi pubblici che chiedono la fine dell’attuale politica del governo. Anche alcuni gruppi di ebrei pro-Israele hanno espresso preoccupazione e la settimana scorsa il presidente della lobby statunitense J Street  Jeremy Ben-Ami ha dichiarato che non contesterà nessuna persona che definisca genocidio l’azione israeliana a Gaza.
Burg ha presentato il suo appello come uno sforzo che mira a separare l’identità ebraica dalle azioni dello Stato, affermando che l’iniziativa ha l’obiettivo di “alzare la voce ebraica della resistenza morale”.

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