Il Comitato centrale del CEC chiede sanzioni ed embarghi per Israele
(ve/wcc) Riunito dal 18 al 24 giugno scorsi a Johannesburg, in Sudafrica, il Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), tra le numerose questioni affrontate, in una sessione speciale si è anche occupato del conflitto tra Israele e Palestina, compreso il tema dell’apartheid e l’adesione ufficiale del CEC alla soluzione dei due Stati.
Ancora nel 2022, in occasione dell’Assemblea generale dell’organismo ecumenico mondiale tenutasi a Karlsruhe in Germania, il gruppo di lavoro dedicato al tema “Apartheid in Israele” si era dissolto nel nulla. Troppo controversa, allora, la questione. Specialmente le chiese tedesche si erano schierate contro la definizione di “apartheid” per descrivere le politiche israeliane di oppressione contro i palestinesi: una tale decisione, presa proprio nel paese che 80 anni fa architettò lo sterminio degli ebrei, secondo loro non sarebbe stata compresa, e rischiava di essere additata di antisemitismo.
Stavolta il Comitato centrale del CEC, l’organo direttivo principale tra un’Assemblea e l’altra, alla luce degli accadimenti nei Territori palestinesi occupati, ha deciso diversamente e ha accusato Israele di praticare un sistema di apartheid nei confronti dei palestinesi. “Il paese è in flagrante violazione del diritto internazionale umanitario e dei principi morali fondamentali”, ha affermato il Comitato centrale riunito a Johannesburg. "Riconosciamo una chiara distinzione tra il popolo ebraico, nostri fratelli e sorelle nella fede, e le azioni del governo di Israele, e ribadiamo che il Consiglio ecumenico delle chiese si oppone fermamente a ogni forma di razzismo, compreso l’antisemitismo, il razzismo anti-arabo e l’islamofobia", si legge in una dichiarazione diffusa dall’organo direttivo del CEC. "Tuttavia, la sofferenza insopportabile inflitta al popolo di Gaza e l’escalation della violenza e dell’oppressione in Cisgiordania e a Gerusalemme costringono la comunione globale delle chiese a parlare con chiarezza, urgenza e impegno relativamente ai principi di giustizia sanciti dal diritto internazionale e dall’etica”.
La dichiarazione, che chiede anche la fine dell’occupazione da parte di Israele, invita a nominare apertamente la realtà dell’apartheid: "Riconosciamo e denunciamo il sistema di apartheid imposto da Israele al popolo palestinese, in violazione del diritto internazionale e della coscienza morale", si legge nel testo. La dichiarazione invoca inoltre l’attuazione di sanzioni e meccanismi di responsabilità: "Chiediamo agli Stati, alle chiese e alle istituzioni internazionali di imporre conseguenze per le violazioni del diritto internazionale, comprese sanzioni mirate, disinvestimenti e embarghi sulle armi. Occorre garantire pieno sostegno alla Corte Penale Internazionale e ai meccanismi delle Nazioni Unite che indagano su potenziali crimini di guerra e crimini contro l’umanità”.
Il segretario generale del CEC, il pastore presbiteriano sudafricano Jerry Pillay, ha sottolineato l’importanza della speranza attiva, inclusa la lotta contro l’ingiustizia e la promozione della pace, ispirandosi proprio alle chiese sudafricane durante l’apartheid. La riunione del Comitato centrale del CEC in Sudafrica è stata anche un’occasione per avere numerosi incontri con chiese sudafricane, rivivendo il cammino di liberazione dall’apartheid e approfondendo riflessioni teologiche attuali in Sudafrica.
L’incontro, complessivamente, ha avuto uno scopo triplice: approfondire il percorso teologico e spirituale dell’ecumenismo; agire concretamente su temi globali (inclusi conflitti, salute, clima, genere) e definire le tappe operative per l’Assemblea del 2030.