Natale 2023 a Betlemme

Sospesi i festeggiamenti

22 dicembre 2023

Foto: Middle East Council of Churches

(ve/gc) Ha fatto il giro del mondo, la foto del pastore luterano Munther Isaac, raffigurante il presepe che è stato allestito nella sua chiesa a Betlemme in Cisgiordania: un Gesù bambino avvolto in una kefiah, poggiato sopra un cumulo di pietre e macerie, evocando così gli edifici bombardati nella Striscia di Gaza e le migliaia di bambini morti e sepolti sotto di essi. Una foto che lui stesso aveva condiviso sui social ormai tre settimane fa, commentando: "Dio è solidale con gli oppressi. Il bambino di Betlemme è la nostra speranza. Per i bambini di Gaza e per tutte le vittime delle guerre". L'immagine è sconcertante, riconosce lo stesso Isaac, ma non può essere lontanamente paragonata agli orrori quotidiani che si verificano a soli 45 chilometri di distanza, a Gaza.“Se Gesù dovesse nascere oggi, non sarebbe qui a Betlemme, ma nella Striscia di Gaza”, ha detto, ricordando che “Cristo è nato sotto l'occupazione".

Ai primi di dicembre il pastore Isaac era a capo di una delegazione di pastori palestinesi recatasi a Washington DC per consegnare una lettera al presidente USA Joe Biden. "La supplichiamo di aiutarci a fermare questa guerra. Dio ha posto i leader politici in una posizione di potere affinché possano portare giustizia, sostenere coloro che soffrono ed essere strumenti della pace di Dio. Vogliamo un cessate il fuoco costante e completo. Basta con la morte. Basta con la distruzione. È un obbligo morale. Ci devono essere altri modi. Questo è il nostro appello e la nostra preghiera per questo Natale”, si legge nella lettera.

E invece, in questo terzo mese di bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, uniti a un'offensiva di terra ad ampio raggio - entrambi lanciati in seguito all’atto terroristico di Hamas dello scorso 7 ottobre - sono salite ormai a più di 20’000 le vittime all'interno dell'affollata enclave costiera, due terzi delle quali donne e bambini, secondo i funzionari palestinesi.

Intanto, non c’è dubbio che la minoranza cristiana palestinese, da anni in costante diminuzione, quest'anno sta vivendo un Natale particolarmente cupo. A Betlemme, luogo di nascita di Gesù, sono stati annullati i festeggiamenti in segno di vicinanza ai concittadini di Gaza, mentre la guerra di Israele contro il gruppo militante palestinese Hamas continua. Già a metà ottobre i capi delle principali denominazioni cristiane di Gerusalemme avevano invitato le chiese in Terra Santa ad astenersi dall’organizzare attività “inutilmente festose” per l’Avvento e il Natale, in solidarietà con le vittime della guerra in corso. I circa 180’000 cristiani in Terra Santa, in prevalenza palestinesi, sono stati invitati a concentrarsi sul significato spirituale del Natale ed esortati a pregare per “il conforto alle vittime di questa guerra e per coloro che si trovano in una situazione di disperato bisogno”. 

Il dipartimento “Servizio ai rifugiati palestinesi” del Consiglio delle chiese in Medioriente (MECC), operativo dal 1948 e oggi suddiviso in cinque zone - Gerusalemme e Cisgiordania, Giordania, Libano, Galilea, Striscia di Gaza - nel suo messaggio di Natale scrive: “Le candele che avremmo acceso rimangono intatte, mentre le nostre case a Nazareth, Betlemme, Gerusalemme, in tutta la Cisgiordania e a Gaza sono tristi, e mentre ci sembra così lontana la cara presenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, l'essenza stessa di questa festa; una lontananza dovuta alle circostanze che costringono Lui e Sua madre a cercare ancora una volta rifugio altrove. Ancora una volta è tempo di migrazioni forzate, poiché il re Erode è ancora tra noi”.

Di solito le celebrazioni per l’Avvento e per il Natale attirano in Terra Santa circa 150.000 pellegrini. Haifa, Nazaret, la chiesa della Natività a Betlemme e il quartiere cristiano di Gerusalemme sono celebri per i loro festeggiamenti che prevedono processioni, vendite di beneficenza, concerti in strada e decorazioni luminose. Nulla di tutto questo si può vedere quest’anno.

Articoli correlati