Jerry Pillay (CEC) scrive a JD Vance e Ursula von der Leyen
(ve/wcc) Forte preoccupazione per nuovi insediamenti israeliani nell’area di Osh Ghurab, a Beit Sahour, nei pressi di Betlemme, è stata espressa dal Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), che denuncia un grave rischio per la popolazione locale e per le prospettive di pace nella regione.
In una nota diffusa il 19 dicembre il CEC ha fatto sapere che a questo proposito il pastore presbiteriano Jerry Pillay, segretario generale del CEC, ha fatto pervenire due lettere rispettivamente al vicepresidente degli Stati Uniti J.D. Vance e alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, in cui ha richiamato l’attenzione della comunità internazionale sul fatto che Beit Sahour è una comunità a maggioranza cristiana, conosciuta in tutto il mondo per il suo legame con il Campo dei Pastori, il luogo in cui, secondo il Vangelo di Luca, gli angeli annunciarono ai pastori la nascita di Gesù. Il CEC, in quanto una delle più grandi organizzazioni ecumeniche al mondo, che rappresenta chiese in oltre 120 Paesi, si dice “profondamente turbato” dal fatto che questo sviluppo minacci la presenza e la continuità di una storica comunità cristiana, creando nuovi ostacoli alla pace, alla giustizia e alla stabilità in Terra Santa.
Secondo informazioni raccolte dal CEC e corroborate da osservatori indipendenti per i diritti umani, le autorità israeliane e gruppi di coloni avrebbero avviato la costruzione di un avamposto su un’area pubblica da lungo tempo utilizzata come spazio ricreativo dai circa 15mila abitanti di Beit Sahour. Osh Ghurab - che ricade nell’Area C, dunque sotto controllo militare israeliano - è il principale spazio pubblico per bambini, famiglie e per la vita comunitaria della città. Richiamando la documentata escalation della violenza dei coloni in Cisgiordania - fatta di aggressioni, intimidazioni e distruzione di proprietà - Pillay nelle sue lettere sottolinea come la costruzione di un insediamento in quest’area equivalga a un atto di espropriazione e rischi di separare di fatto Beit Sahour dal suo confine orientale. Il CEC evidenzia inoltre che l’insediamento pianificato contraddice il consolidato consenso internazionale sullo status dei territori occupati.
Nel suo appello ai vertici politici di Stati Uniti e Unione europea, Pillay chiede un intervento urgente per garantire l’immediata cessazione della costruzione del nuovo insediamento a Osh Ghurab, il rispetto del diritto internazionale e degli impegni esistenti sulla protezione dei civili nei territori occupati. Il CEC sollecita inoltre il sostegno a iniziative volte a tutelare le condizioni di vita, la dignità e il futuro dei palestinesi cristiani e musulmani di Beit Sahour e dell’area più ampia di Betlemme.
“Il Consiglio ecumenico delle chiese rimane impegnato a lavorare con tutti i partner globali - politici, diplomatici e religiosi - per costruire un futuro in cui le comunità della Terra Santa possano vivere in pace, dignità e con pari diritti”, conclude il testo, chiedendo un’attenzione immediata e un impegno concreto per evitare un ulteriore deterioramento della situazione il loco.