Italia. Valdesi e metodisti: sì allo Stato di Palestina, no all’apartheid, no ai suprematismi

27 agosto 2025

L'aula sinodale nella "Casa Valdese" di Torre Pellice (TO) (foto: Riforma.it)

(gc/ve) Un appello al governo italiano per riconoscere lo Stato di Palestina, interrompere la fornitura di armi e ogni sostegno alla politica genocidaria del governo israeliano di Netanyahu, ma anche la condanna di ogni forma di ideologia suprematista, delle violenze di Hamas e delle politiche israeliane che hanno portato all’apartheid e alla devastazione di Gaza, nonché il rifiuto del cosiddetto “sionismo cristiano” e di ogni uso distorto dei testi biblici per giustificare l’occupazione e la violenza: è quanto il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi, che si conclude oggi a Torre Pellice, in Piemonte, ha votato in questi giorni nel corso dei lavori assembleari. Si tratta di due atti che ribadiscono l’impegno delle chiese per la pace e la giustizia in Medio Oriente.

Riconoscendo il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese, il Sinodo ha chiesto con urgenza “la cessazione del fuoco, la fine dell’occupazione e la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani e dei palestinesi detenuti senza processo nelle carceri israeliane. Esprime vicinanza alle comunità cristiane di Palestina e sostiene i costruttori di pace e i dissidenti che scelgono la via della nonviolenza. Tutto ciò, in linea con le posizioni espresse anche dal Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) e della Comunione mondiale di chiese riformate (CMCR)”, si legge nel comunicato stampa dell’agenzia stampa nev-notizie evangeliche. Una decisione che nasce anche dal percorso di amicizia ebraico-cristiana e islamo-cristiana: il dialogo, il rispetto e la ricerca di ponti sono parte dell’identità della piccola minoranza protestante italiana.

“Ci sono voci ebraiche critiche e coraggiose con cui possiamo avviare dialoghi profondi - ha dichiarato la teologa Letizia Tomassone nel corso di una conferenza stampa svoltasi ieri presso la “Casa Valdese” di Torre Pellice -. Il nostro atto riconosce inoltre la responsabilità storica dell’antigiudaismo cristiano: partiamo da una confessione di peccato, che ci pone davanti al mondo ebraico con umiltà e capacità di ascolto. Al tempo stesso non possiamo tacere di fronte all’orrore di ciò che accade a Gaza”.

Per ulteriori approfondimenti rimandiamo al sito dell’agenzia nev-notizie evangeliche.

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