A qualcuno non piace che si parli del Nagorno-Karabakh

Conferenza sul patrimonio armeno: 50.000 cyberattacchi al giorno contro il sito dei riformati svizzeri

27 maggio 2025

(ve/gc) Si apre oggi a Berna la Conferenza internazionale sul patrimonio armeno promossa dalla Chiesa evangelica riformata in Svizzera (CERiS). L’evento, organizzato in collaborazione con il Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC), si concentra sulla protezione del patrimonio culturale e religioso armeno nel Nagorno-Karabakh e sulla situazione delle decine di migliaia di sfollati a seguito dell’offensiva azera del settembre 2023 che ha portato, nel gennaio 2024, allo scioglimento della Repubblica autoproclamata del Karabakh e all’esodo della popolazione armena locale.
Ebbene, da quando questa conferenza è stata annunciata il sito web della CERiS è bersaglio di un’ondata senza precedenti di cyberattacchi. “Dalla pubblicazione del comunicato, lo scorso 27 aprile, registriamo fino a 50.000 tentativi automatizzati di accesso al giorno”, ha dichiarato a protestinfo Stephan Jütte, responsabile della comunicazione della CERiS. “Per noi è una situazione del tutto inedita, sia per intensità che per modalità”. All’origine degli attacchi informatici, secondo la CERiS, molto probabilmente la natura politicamente sensibile del tema trattato. I cyberattacchi si manifestano principalmente sotto forma di spam automatizzato nei moduli online del sito, con l’obiettivo di sovraccaricare i server. Nessuna violazione di dati sensibili è stata rilevata finora, ma le prestazioni del sito risultano rallentate.
Sebbene non vi siano prove concrete sull’origine delle aggressioni digitali, la coincidenza temporale fa pensare a un'azione mirata. “Non possiamo confermare con certezza chi siano i responsabili degli attacchi, ma la correlazione con l’annuncio pubblico della conferenza è plausibile”, ammette Jütte. Internamente, molti guardano in direzione dell’Azerbaigian.

Caso non isolato

Non si tratterebbe di un caso isolato: anche il CEC ha affrontato simili attacchi in passato, specialmente in occasione di eventi su temi geopoliticamente delicati come Israele/Palestina, Ucraina/Russia o Armenia. “Dal 2016 subiamo regolarmente attacchi digitali, soprattutto su questioni sensibili”, ha confermato Marianne Ejdersten, direttrice della comunicazione del CEC. “Quando abbiamo organizzato una preghiera globale per l’Armenia nel novembre 2024, alla vigilia della COP29 a Baku, il nostro sito è stato preso di mira da un attacco massiccio di bot”.
Per contrastare la minaccia attuale, la CERiS ha rafforzato la sicurezza digitale con filtri anti-bot, monitoraggi costanti e adeguamenti tecnici. Queste misure stanno rallentando il funzionamento interno del sito, ma nessuna interruzione significativa è stata finora registrata. Nonostante le tensioni, la conferenza si tiene come previsto. “Siamo consapevoli dei rischi e stiamo lavorando con i nostri partner per garantire un evento sicuro, sia dal punto di vista tecnico che organizzativo”, conclude Jütte.

Conferenza sul patrimonio armeno

La conferenza internazionale che prende il via oggi a Berna è dedicata alla tutela del patrimonio culturale e religioso armeno, con particolare attenzione alla situazione in Artsakh/Nagorno-Karabakh e alle persone attualmente sfollate. Ad aprire i lavori è il patriarca Karékin II, massimo rappresentante della Chiesa apostolica armena. Tra gli interventi più attesi, figurano quelli del segretario generale del CEC Jerry Pillay, dell’ex procuratore della Corte penale internazionale Luis Moreno Ocampo, e di Adama Dieng, già sottosegretario generale delle Nazioni Unite. Il programma prevede diverse conferenze su prospettive ecclesiali, giuridiche e diplomatiche, oltre a una tavola rotonda interreligiosa sul ruolo delle religioni nella difesa dei diritti umani e dell’identità culturale. Tra i partecipanti, anche la professoressa Azza Karam e il rabbino Alexander Goldberg.
Non mancheranno le testimonianze dirette di profughi, operatori umanitari e osservatori internazionali che hanno vissuto la crisi sul campo. La conferenza si concluderà con un documento finale condiviso, contenente raccomandazioni concrete e un appello a un maggiore impegno della comunità internazionale. 

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