Gaza, la condanna del Consiglio ecumenico

“Le chiese non possono rimanere in silenzio”

15 maggio 2025

Mohamad Hamam/WCC

(wcc/ve) Nella serata del 15 maggio dal Comitato esecutivo del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) è arrivata una ferma condanna per le atrocità in corso nella Striscia di Gaza. In una nota il CEC ne attribuisce la responsabilità allo Stato di Israele, riconoscendo tuttavia che “le politiche estremiste attuate dal governo israeliano non sono condivise da una parte significativa della popolazione israeliana”. Il Comitato esecutivo del CEC per l’ennesima volta chiede un immediato cessate il fuoco, ma anche la fine del blocco su Gaza, l’accesso umanitario senza ostacoli e un’azione internazionale coordinata per affrontare l’emergenza.

“Le chiese del mondo non possono rimanere in silenzio di fronte ad un livello tale di disumanità”, si legge nella dichiarazione. Il CEC - in rappresentanza di 350 chiese anglicane, evangeliche e ortodosse in tutto il mondo - ha ribadito il proprio impegno verso i principi del diritto internazionale e della giustizia, senza doppi standard. Stavolta denuncia anche la complicità - attiva o passiva - di quegli Stati che, attraverso le loro azioni o inazioni, hanno permesso che le brutalità del governo israeliano continuassero ad essere perpetrate.

Secondo il CEC, la distruzione su vasta scala iniziata nell’ottobre 2023, a seguito degli attacchi dei combattenti di Hamas nel sud di Israele, ha causato livelli indicibili di devastazione umana e sociale nella Striscia di Gaza. Le cause di questa catastrofe - si legge nel testo - vanno oltre l’ultimo anno e mezzo di violenza armata, affondando le proprie radici in una storia più lunga di conflitto e oppressione.

“Il deliberato attacco contro i civili, la distruzione diffusa di ospedali e di altre infrastrutture essenziali, e il blocco totale degli aiuti umanitari dal 2 marzo 2025 rappresentano gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani, e non possono mai essere giustificate con il pretesto di colpire combattenti di Hamas. Inoltre, queste azioni minano ogni sforzo volto a trovare una soluzione per porre fine all’occupazione e riportare gli ostaggi israeliani alle loro famiglie. Le azioni menzionate costituiscono senza dubbio crimini di guerra e crimini contro l’umanità", si legge nel testo. 

Preoccupa particolarmente l’intenzione ormai dichiarata di rioccupare Gaza e di spostare permanentemente la popolazione palestinese, inclusi i rifugiati del 1948. Secondo il CEC, ciò equivale a una politica di pulizia etnica che deve essere condannata con fermezza da tutti i membri della comunità internazionale che si dichiarano fedeli al diritto internazionale e ai principi morali universali. (Per il testo integrale in inglese clicca qui).

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