16 giorni di attivismo contro la violenza di genere

Les femmes protestantes ci sono

18 novembre 2024

Il visual proposto da frieda.org per illustrare il motto della Campagna 2024

La violenza di genere viene spesso banalizzata e tabuizzata. La campagna mondiale “16 giorni di attivismo contro la violenza di genere”, iniziata nel 1991 dal Center for Women’s Global Leadership, si batte contro questa violenza.
In Svizzera, come in tutto il mondo, la campagna si svolge dal 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, al 10 dicembre, Giornata mondiale dei diritti umani. Promossa dall’organizzazione femminista per la pace frieda, pone l’accento sul fatto che i diritti delle donne sono diritti umani.

La campagna annuale 16giorni.ch (cha ha una sua pagina web anche in italiano) ha l’obiettivo di ridurre la violenza in Svizzera e nel Liechtenstein attraverso la prevenzione e la sensibilizzazione. Provvede informazioni sulle offerte di sostegno e mobilita le persone affinché si impegnino attivamente contro la violenza. Per 16 giorni vengono proposti svariati eventi, workshop e iniziative online su un tema specifico che per il 2024 è “Reagire e ricostruirsi dopo le violenze”.

Le femmes protestantes, le donne evangeliche svizzere, sostengono la campagna annuale.

La necessità di intervento è enorme

Ogni tre settimane in Svizzera una donna viene uccisa dal proprio compagno, da un ex compagno o da un conoscente. Soltanto quest’anno si contano già 16 femminicidi. E questa è soltanto la punta dell’iceberg. La violenza domestica, sessualizzata e di genere è all’ordine del giorno in Svizzera.
Ne abbiamo abbastanza dell’indifferenza sociale e dell’irresponsabilità politica. Insieme con un’ampia alleanza di organizzazioni femministe invitiamo alla manifestazione nazionale di sabato 23 novembre contro la violenza e l’oppressione.
Con la manifestazione lanciamo i “16 giorni di attivismo contro la violenza di genere” di quest’anno. Diamo spazio alla nostra collera e al nostro dolore e chiediamo che la protezione delle vittime diventi finalmente una priorità politica.
Le forze dell’ordine sono insufficientemente formate, nelle case protette e nei rifugi per donne ci sono pochi posti, molti consultori di aiuto alle vittime si dibattono in difficoltà finanziarie e in numerosi cantoni mancano le soluzioni di continuità.
Segnatevi il 23 novembre in agenda e aiutateci nella mobilitazione. Ci incontreremo alle 14 alla Schützenmatte di Berna. Vogliamo essere quanto più numerose possibile!

Solidarietà con le vittime della violenza

Dobbiamo impegnarci insieme attivamente per una società senza violenza. La via d’uscita dalla violenza non è responsabilità esclusiva di coloro che ne sono vittime.
Le case protette per donne in Svizzera sono sovraffollate e necessitano di finanziamenti. Abbiamo bisogno di un numero di posti pari a quattro volte quelli disponibili! Offerte di sostegno come i consultori per le vittime (qui quello in Ticino), le case protette per donne e altri centri di riferimento specializzati hanno urgentemente bisogno di finanziamenti adeguati. Il sostegno deve essere inclusivo e accessibile all’intera popolazione. Ogni specialista che è in contatto con le vittime di violenza deve essere appositamente formato allo scopo.
La violenza non è mai accettabile. Non è una questione privata, ci riguarda tutti e tutte.
La popolazione tutta deve esse sensibilizzata al riguardo, perché soltanto così la tolleranza zero nei confronti della violenza otterrà sempre più consenso.

Insieme siamo forti

Se ci uniamo ed esigiamo il cambiamento i miglioramenti diventeranno possibili. La riforma del diritto penale in materia sessuale verso il “no significa no” e la possibilità di separarsi senza perdere il diritto di dimora sono esempi attuali al riguardo.
Ma l’impegno pubblico contro la violenza può anche condurre a una più accentuata violenza e alimentare il “gender backlash”. Le strutture patriarcali, la mancata parità di genere e i rapporti di forza impari costituiscono il terreno fertile su cui si sviluppa la violenza di genere. Dobbiamo impegnarci tutti e tutte per una società libera dalla violenza.
La violenza di genere è sempre più praticata all’interno delle nostre strutture sociali. Abbiamo tutti e tutte insieme la responsabilità collettiva del contrasto alla violenza di genere e per quanto possibile della sua prevenzione. Al fine di eliminare attivamente la violenza strutturale dobbiamo prima di tutto riconoscerla e darle visibilità. Questo significa che dobbiamo formarci individualmente e collettivamente sul tema per superare insieme gli stereotipi in una riflessione a lungo termine. È importante pensare la violenza di genere in modo intersezionale e sensibile alla discriminazione. Assumersi la responsabilità non significa soltanto guardare, ma anche sostenere attivamente le persone colpite.

Reagire e ricostruirsi dopo le violenze

Col motto scelto quest’anno per la campagna si intende far luce su ciò che serve per impedire la violenza e aiutare le vittime a condurre una vita libera dalla violenza. Viene posto l’accento sul sostegno individuale così come sull’assunzione di responsabilità strutturale e collettiva. Per impedire la violenza e sostenere adeguatamente le vittime sono necessari cambiamenti sociali, sufficienti risorse finanziarie e un miglioramento della situazione giuridica.
La violenza di genere è parte di un continuum che va dalla violenza banalizzata alla violenza omicida: svalorizzazione, molestie, violenza psicologica, violenza carnale per arrivare infine al femminicidio. Non sono atti isolati, bensì legati da una base comune: mancata parità di genere e strutture patriarcali. Perciò gli sforzi di prevenzione devono prendere in considerazione tutte le forme di violenza di genere senza distinzioni ed estendersi a tutti gli ambiti in cui le persone si incontrano.

I “16 giorni di attivismo contro la violenza di genere” vogliono porre al centro questi temi, dare maggiore visibilità alle offerte di sostegno, promuovere la responsabilità sociale e rafforzare la sensibilizzazione e la prevenzione. (femmes protestantestrad.: G.M. Schmitt)

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