Armenia-Azerbaigian. Che fine ha fatto Vicken?

Christian Solidarity International denucia il caso dell’armeno-libanese ingiustamente detenuto a Baku

01 febbraio 2024

Una foto che rimanda a giorni più felici: Vicken e Linda Euljekjian (courtesy CSI)

(csi/ve) Il 10 novembre 2020 Vicken Euljekjian, un cristiano armeno-libanese, è stato rapito nel Nagorno-Karabakh dalle truppe azere e poi - in un processo farsa - condannato a 20 anni di carcere. Il rilascio annunciato a dicembre 2023 non ha avuto seguito. Stando alla moglie, il suo stato di salute è preoccupante. Christian Solidarity International (CSI) si batte per il suo rilascio, così come per quello dell’ottantina di ostaggi armeni detenuti in Azerbaigian.

Vicken manca all’appello

Il 43enne, un armeno nato in Libano, nell’autunno del 2020 - un giorno dopo il cessate il fuoco della seconda guerra del Karabakh - viene arrestato dalle forze azere. Tre anni dopo, l’Azerbaigian fa un annuncio sorprendente: in cambio della liberazione di due prigionieri azeri, avrebbe rilasciato 32 ostaggi armeni, Sulla lista figura il nome di Vicken. 

Amara delusione

Il 13 dicembre 2023, tuttavia, quando ha luogo lo scambio di prigionieri, Vicken non si vede. All’ultimo momento il governo azero libera un altro ostaggio armeno al posto suo. La notizia è un durissimo colpo per la moglie Linda e per i due figli che vivono ancora in Libano. “Abbiamo il cuore spezzato”, pubblica Linda in un post su X: “Preghiamo Dio di essere con noi”.

In balìa dei fatti storici

In un’intervista rilasciata a novembre a Libertas, un collettivo internazionale che si batte per la liberazione degli ostaggi armeni, Linda racconta la storia della sua famiglia. Vicken è nato nella capitale libanese Beirut, dove la sua famiglia si era rifugiata per sfuggire al genocidio armeno del 1915-1923. Nel 2017, a causa della situazione economica instabile, Vicken lascia il Libano e si stabilisce in Armenia, dove inizia a lavorare come tassista e successivamente apre un ristorante con la sua socia in affari Maral Najarian, anche lei libanese di origini armene. Nel 2020, tuttavia, la pandemia da coronavirus li costringe a cessare l’attività. “La situazione diventava sempre più precaria - ricorda Linda -. All’epoca, il governo del Nagorno-Karabakh offriva un alloggio a chiunque volesse trasferirsi lì dall’Armenia. Vicken ha trovato un appartamento nella provincia di Shushi (in Nagorno-Karabakh) e avremmo dovuto raggiungerlo nel 2020, ma poi è scoppiata la guerra e Vicken è tornato nella capitale armena Erevan”.
Dopo il cessate il fuoco del novembre 2020, Vicken e Maral tornano a Shushi per recuperare le loro cose. Durante il tragitto, però, la loro auto viene fermata dai soldati azeri. Da allora si perdono le loro tracce. “Per un mese intero non abbiamo avuto sue notizie”, racconta Linda. “Poi ho appreso dalla televisione libanese che Vicken era vivo e detenuto nella prigione di Gobustan a Baku, capitale dell’Azerbaigian. Dopo altri otto lunghi mesi senza notizie, ho ricevuto una lettera da mio marito tramite il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR)”.

Processo farsa

Maral, la socia di Vicken, viene costretta dalle autorità azere a collaborare. In una “confessione” estorta sotto tortura - come si apprenderà poi - dichiara che Vicken era stato pagato per dei servizi di “mercenariato” resi durante la guerra. Una “testimonianza” che complicherà le cose per la difesa di Vicken. “Maral è stata rilasciata grazie all’intervento dello Stato libanese, Vicken purtroppo è stato condannato a 20 anni di carcere a causa di una falsa testimonianza”, spiega Linda.

Condizioni carcerarie durissime

Linda riceve ogni mese una lettera dal marito che le viene consegnata dal CICR. Le è consentito parlare con lui al telefono una volta al mese, ma la conversazione è strettamente monitorata. Tuttavia apprende che suo marito è molto malnutrito, ha perso più di 15 chili. Soffre inoltre di perdita di memoria. Linda è depressa: “Vedo le sue condizioni peggiorare sempre più a seguito della malnutrizione e dei maltrattamenti subìti. A Vicken vengono anche negate le cure mediche. Non riconosco più mio marito”. Linda stessa soffre di depressione, dolori cronici e problemi respiratori che le impediscono di lavorare. La loro figlia ventenne ha lasciato l’università per mantenere la famiglia. “Tutta la famiglia ha promesso a Vicken di lottare fino all’ultimo respiro per il suo rilascio”, afferma Linda con decisione.

Per sostenere la causa di Vicken Euljeckjian, CSI fa sapere che è stata lanciata una petizione.

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