In Italia prosegue il progetto ecumenico di accoglienza diffusa
(ve/nev) Questa mattina, 26 settembre, sono atterrati all'aeroporto Roma-Fiumicino, con un volo proveniente da Beirut, 46 profughi e profughe di origine siriana, di cui 18 minori, che hanno vissuto nei campi profughi della regione dell’Akkar, nel nord del Libano, nella Valle della Bekaa o in alloggi precari alla periferia di Beirut. Non appena arrivati sul territorio italiano, già in aeroporto hanno avanzato formale richiesta di asilo.
A questo primo gruppo si aggiungeranno, giovedì 28 settembre, altri 48 profughi, sempre cittadini siriani, per un numero complessivo di 96 persone, tra cui 39 minori.
Il loro ingresso in Italia è reso possibile grazie ai "corridoi umanitari" promossi da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e Tavola valdese, in accordo coi Ministeri dell’Interno e degli Esteri italiani, che dal febbraio 2016 hanno portato in salvo oltre 2650 persone in partenza dal Libano.
Il progetto ecumenico si contraddistingue per la sua capacità di mettere in pratica l'"accoglienza diffusa". I nuclei familiari giunti questa mattina saranno accolti in 11 regioni italiane (Lazio, Campania, Emilia-Romagna, Liguria, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Veneto), in parte grazie ai loro parenti, giunti in precedenza coi "corridoi umanitari" e già integrati, in parte in case messe a disposizione da famiglie italiane e associazioni. Queste ultime li accompagneranno nel percorso di integrazione, grazie all’apprendimento della lingua italiana e, una volta ottenuto lo status di rifugiato, all’inserimento nel mondo lavorativo.
Per quanto riguarda le chiese protestanti, l’accoglienza sarà realizzata dalla Diaconia valdese e i corridoi sono finanziati in larga parte dall’Otto per mille della Chiesa valdese.
“Oggi salutiamo e accogliamo le persone arrivate dal Libano, con i loro bagagli e le loro speranze - hanno dichiarato questa mattina Alessandra Trotta, moderatora della Tavola valdese e Daniele Garrone, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia - . Continua il nostro impegno, come chiese protestanti, per implementare questa via legale e sicura per chi fugge da situazioni insopportabili e cerca un futuro migliore. Questa esperienza ecumenica dovrebbe diventare un elemento strutturale delle politiche europee e coinvolgere tutti gli Stati membri. Di fronte alle condizioni disperate di chi non ha altra scelta se non partire, occorre implementare le vie legali di accesso all’Europa. Tra pochi giorni saremo a Lampedusa, dove siamo presenti dal 2014 con un osservatorio permanente, per ricordare la tragedia del 3 ottobre 2013 in cui 10 anni fa morirono 368 persone, e tutte le donne, gli uomini, i bambini che purtroppo continuano a morire nel Mediterraneo. Affinché quelle morti non si ripetano, l’UE deve garantire possibilità di ingresso rispettose dei diritti e della dignità di tutte e tutti, oltre che investire su un sistema di accoglienza che possa includere le persone arrivate”. Da altri paesi di partenza complessivamente in Europa con i "corridoi umanitari" ecumenici sono arrivati 6500 profughi.
Da tempo diverse realtà cristiane e laiche in Svizzera cercano di capire come implementare un progetto analogo. Recentemente il Tribunale amministrativo federale (TAF) di San Gallo, contro il parere espresso nel luglio 2022 dalla Segreteria di Stato della migrazione (SEM), ha concesso un visto per ragioni umanitarie a una famiglia afgana rifugiatasi in Pakistan dopo la presa di potere dei talebani. Il ricorrente, un ex magistrato afgano che ha collaborato con organizzazioni internazionali ed era impegnato nella lotta al terrorismo, secondo il TAF è esposto ad un “rischio accresciuto” di persecuzione non solo in Afghanistan, ma anche in Pakistan. La sentenza, salutata favorevolmente dall’Organizzazione svizzera per l’aiuto ai rifugiati, potrebbe fungere da apripista?