In Armenia una delegazione del Consiglio ecumenico delle chiese
(ve/gc) Stepanakert, la capitale del Nagorno Karabakh è sotto tiro: contro l’enclave a maggioranza armena e cristiana è iniziato l’assalto militare azero. Si parla di colpi di artiglieria che hanno già causato la morte di almeno due civili e ferito diversi bambini. Secondo Open Caucasus Media, il ministro degli esteri azero ha chiesto il ritiro completo delle truppe armene dal territorio e la dissoluzione del governo di Stepanakert.
Proprio in questi giorni una delegazione del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), composta dal suo segretario generale Jerry Pillay, e dalla presidente della Chiesa evangelica riformata in Svizzera (CERiS), la pastora Rita Famos, tra gli altri, si è recata in Armenia per capire come sbloccare il “Corridoio di Lachin”, unico accesso che dal mondo esterno porta all’enclave armena, bloccato dall’esercito azero ormai da nove mesi.
Infatti, la popolazione della piccola enclave armena sui monti del Caucaso circondata dall’Azerbaigian, circa 120.000 abitanti, è tagliata fuori da ogni sorta di rifornimento. Gli scaffali degli alimentari e supermercati del Nagorno Karabakh sono vuoti. Al check-point del Corridoio di Lachin sostano una quarantina di camion che formano una lunga fila, ferma dal 19 luglio. Trasportano circa 400 tonnellate di aiuti umanitari. Sul primo camion un grande banner sul quale si legge: Humanitarian Relief for Nagorno Karabakh - Food for life.
Ai primi di settembre, nel tentativo di sensibilizzare la comunità internazionale, l’ex arcivescovo di Canterbury, l’anglicano Rowan Williams, dalle colonne della CNN aveva lanciato l’allarme parlando di genocidio. “L'Armenia può vantarsi di essere la prima nazione cristiana del mondo. Da quando, all'inizio del IV secolo, San Gregorio Illuminatore uscì da una lunga prigionia a motivo della sua fede, il popolo armeno non è stato estraneo a violenze e atrocità. Circondato da vicini ostili e spesso perseguitato per la propria fede, ha mantenuto un impegno incrollabile. Questo è stato di ispirazione per molti, così come le loro sofferenze sono state motivo di sconcerto e indignazione. Ora hanno di nuovo bisogno del nostro aiuto urgente”, così l’ex prelato anglicano Williams.
Nel 2020, l'Azerbaigian e la Turchia, sua alleata, hanno lanciato una guerra di aggressione per conquistare il Nagorno Karabakh, conclusasi con una sconfitta per gli armeni che, in base ai termini di un accordo di cessate il fuoco imposto dalla Russia, sono stati costretti a cedere grandi quantità di territorio all'Azerbaigian. Il 12 dicembre dello scorso anno l'Azerbaigian ha bloccato il Corridoio di Lachin, e poco dopo ha tagliato il gas e l'elettricità. Per i primi sette mesi del blocco un numero limitato di rifornimenti è potuto entrare nell'enclave grazie al Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) e alle forze russe di interposizione. Dal 14 luglio non entra né esce più nessuno e agli abitanti del Nagorno Karabakh non sono più arrivati né cibo, né carburante e tanto meno medicine. Ora l’attacco militare per mano azera contro la popolazione civile di Stepanakert. Si teme l’inizio della terza guerra del Nagorno Karabakh.