Russia-Ucraina. Quale diplomazia religiosa?

Linee rosse - per costruire la pace serve più realismo e coerenza

30 maggio 2023  |  Benjamin Lassiwe

(foto: Johnathan Farber/unsplash)

In seguito alla recente visita del pastore sudafricano Jerry Pillay, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), dal Patriarca Kirill a Mosca, dalle colonne della prestigiosa testata cattolica tedesca Herder Korrespondenz è intervenuto nel dibattito sull’opportunità di questi incontri il giornalista indipendente Benjamin Lassiwe. Auspicando maggiore realismo da parte dei vertici ecclesiastici ecumenici quando si relazionano con la Chiesa ortodossa russa, il giornalista si chiede se le modalità con cui avvengono questi incontri siano davvero utili per costruire la pace. Riproduciamo di seguito il suo intervento.

Linee rosse

Un tribunale ecclesiastico ortodosso russo si è pronunciato a favore della laicizzazione del prete Ioann Kowal: questi, durante una liturgia, ha pregato per la pace, anziché per la vittoria della Russia. Lo ha riferito la Katholische Nachrichten-Agentur a metà maggio.
Una settimana dopo sono arrivate ulteriori notizie da Mosca: una delegazione del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) guidata dal suo segretario generale Jerry Pillay si trovava a Mosca per un colloquio con il patriarca Kirill. Poco prima una delegazione CEC si era già recata in Ucraina. Lo scopo: le visite dovrebbero “costruire ponti di pace e riconciliazione attraverso l’incontro e il dialogo e contribuire a porre fine ai conflitti militari, alle guerre e alla violenza”, si poteva leggere in un comunicato stampa di annuncio. A visita conclusa il comunicato del CEC è apparso più modesto. Kirill è disposto a prendere parte a una tavola rotonda su un tema del genere, ma dovrà prima discuterne internamente.
Con tutto il rispetto, c’era da aspettarselo. Fa onore al CEC cercare di fare tutto ciò che è in suo potere per costruire la pace. Ma da un leader di Chiesa che riduce allo stato laicale un prete perché pregava per la pace, ci si può veramente aspettare delle concessioni? Sarebbe utile che a Ginevra (dove ha sede il quartier generale del CEC, ndr) si guardasse la situazione con maggiore realismo. Ciò implica che prima di affrontare la questione dei colloqui di pace ci si ponga un’altra domanda: com’è possibile che un religioso di una Chiesa membro del CEC venga punito per aver pregato per la pace? In realtà avrebbe dovuto esserci un’ondata di indignazione da parte di tutte le altre chiese membro del CEC, nonché degli stessi organi del CEC.
E anche la membership nel CEC della Chiesa ortodossa russa dovrebbe diventare di nuovo oggetto di discussione: nel contesto dell’Assemblea generale del CEC a Karlsruhe dello scorso anno si ritenne opportuno non sospendere l’adesione della Chiesa ortodossa russa all'organismo ecumenico mondiale per continuare ad avere un ponte con Mosca. Tuttavia, da allora è passata molta acqua sotto i ponti. La Chiesa ortodossa russa si è ulteriormente radicalizzata. Anche il CEC dovrebbe chiedersi dove siano le sue linee rosse. Perché non è possibile parlare seriamente di pace con una Chiesa che punisce un religioso per aver pregato per la pace. E che non dovrebbe affatto far parte del CEC. (trad.: G.M. Schmitt; adat.: G. Courtens)

Bejamin Lassiwe è giornalista freelance a Berlino e Postdam. Lavora come corrispondente regionale per il Nordkurier e il Prignitzer e scrive per una serie di quotidiani e settimanali su tutti i temi inerenti alla Chiesa e alla religione.

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