Pillay da Kirill, quale dialogo?

Il Consiglio ecumenico a Mosca si propone come piattaforma per costruire la pace

21 maggio 2023

17 maggio 2023, in primo piano uno di fronte all'altro, il pastore Jerry Pillay e il Patriarca di Mosca Kirill (foto: Chiesa ortodossa russa)

Il 17 maggio 2023, a Mosca, una delegazione del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) composta dal segretario generale il pastore Jerry Pillay, dal direttore per gli Affari internazionali Peter Prove e dal responsabile del programma per le Relazioni ecumeniche Vasile-Octavian Mihoc ha incontrato il patriarca Kirill, capo della Chiesa ortodossa russa.

Una delegazione del CEC si era recata la settimana precedente in Ucraina, ricevendo conferma da parte della Chiesa ortodossa ucraina (riallacciata al Patriarcato di Mosca) e della Chiesa ortodossa di Ucraina (la chiesa nazionale nata nel 2018 e riallacciata al Patriarcato di Costantinopoli) della loro disponibilità a impegnarsi nei processi di dialogo convocati dal Consiglio ecumenico.

"Il consolidamento e l'unità della società ucraina, in particolare tra la maggioranza dei credenti cristiano-ortodossi, è un'ovvia necessità nelle attuali circostanze in cui si trovano la nazione e il popolo ucraino", ha osservato il Pillay, aggiungendo: "Ci siamo recati a Mosca per discutere dell'impegno anche della Chiesa ortodossa russa nel dialogo sulla guerra e le sue conseguenze, anche per quanto riguarda le profonde divisioni nella famiglia ortodossa in questo contesto, e sono grato per l'impegno del patriarca Kirill ad esplorare questa possibilità".

Nell'incontro con Kirill, il pastore Pillay ha individuato quattro importanti ragioni per la visita della delegazione del CEC: 1) la necessità di porre fine alla guerra in corso, 2) lavorare per l'unità della famiglia ortodossa che è così gravemente divisa in questo contesto, 3) discutere il ruolo delle Chiese nella costruzione della pace sia internamente tra i cristiani che esternamente mentre imperversano le questioni della guerra e della violenza, e 4) proporre una tavola rotonda iniziale di dialogo per affrontare queste questioni, con la partecipazione di tutte le parti interessate.

Durante l'incontro, il patriarca Kirill ha ribadito il ruolo unico del CEC come convocatore e come piattaforma per il dialogo tra le Chiese su questioni difficili e divisive. Ha condiviso i suoi ricordi (quando vivava a Ginevra e lavor4ava presso il CEC), le sue esperienze e il suo apprezzamento per il lavoro svolto dal CEC negli anni passati, in particolare per il suo ruolo nella costruzione della pace nel periodo successivo alla Guerra Fredda. Ha sottolineato la sua preoccupazione per gli attacchi contro i cristiani in molte parti del mondo e ha ringraziato per il ruolo storico e continuo del CEC nella promozione della libertà religiosa. Ha affrontato il tema della crescente disunione all'interno della famiglia ortodossa, soprattutto nel contesto ucraino, e ha sottolineato la necessità per i credenti di cercare la pace come via da seguire.

Pur esprimendo preoccupazioni circa la fattibilità di una tavola rotonda a causa di influenze esterne radicate, il patriarca Kirill ha espresso il proprio compiacimento per la proposta e ha lodato il CEC per aver lavorato per la pace e l'unità. Ha espresso la volontà di partecipare alla tavola rotonda, ma ha indicato la necessità di consultarsi prima all'interno della Chiesa ortodossa russa.

Al termine dell'incontro il pastore Pillay, per parte sua, ha riconosciuto le sfide significative che pone la volontà di tenere aperto il dialogo. "È chiaro che le prospettive sul conflitto, le sue cause e il percorso verso una pace giusta rimangono altamente polarizzate. Tuttavia - ha concluso - questo non fa che sottolineare l'importanza cruciale degli sforzi per creare spazi sicuri per il dialogo, e per il CEC questo deve iniziare con i tentativi di colmare la divisione intra-ortodossa che rispecchia l'attuale confronto geopolitico".
"Questa è l'essenza stessa dello scopo e della vocazione del Consiglio ecumenico - ha concluso Pillay - essere cioè uno strumento di dialogo tra le Chiese sulle questioni che dividono. Siamo impegnati nella chiamata cristiana ad essere costruttori di pace e, di fronte alla situazione in Ucraina e nel mondo di oggi, le Chiese devono lottare insieme per rispondere a questa chiamata". (riforma.it/ve/gc)

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