Joseph Ratzinger un papa molto "papale"

Intervista a Fulvio Ferrario, della Facoltà valdese di teologia a Roma

04 gennaio 2023  |  Luca Baratto / NEV

Benedetto XVI (Wikimedia)

Abbiamo interpellato il teologo Fulvio Ferrario, professore Ordinario di Dogmatica presso la Facoltà valdese di teologia a Roma, all’indomani della scomparsa di Benedetto XVI.

Da un punto di vista protestante, quali sono state le caratteristiche salienti, in positivo e in negativo, del pontificato di Benedetto XVI?

Non vorrei proporre valutazioni. Direi che Ratzinger è stato un papa molto “papale” che, nel XXI secolo, ha voluto e saputo proporre un modello di cattolicesimo estremamente profilato, sul piano ecclesiale, disciplinare e teologico. Ciò non ha costituito un problema particolarmente grave per le chiese evangeliche: semmai, ha creato difficoltà alle tendenze, interne alla chiesa di Roma, che avrebbero voluto intendere il Vaticano II come un punto di partenza e non d’arrivo.

È giusto affermare che Ratzinger è stato il papa dell’inverno ecumenico, un inverno che forse è cominciato quando era prefetto della Congregazione per la propaganda della fede?

Non credo che Ratzinger sia stato contrario all’ecumenismo: egli si è anzi ripetutamente mostrato aperto al confronto e, a Erfurt, nel 2011, ha detto forse le parole più profonde che un pontefice abbia mai pronunciato su Lutero (anche se un osservatore maligno potrebbe insinuare che la concorrenza, in fondo, non era fortissima…). Sicuramente, però, ha concepito il confronto in termini statici, come reciproca chiarificazione più che contaminazione, scambio di carismi. In ogni caso, Benedetto XVI è stato più attento e acuto di molti suoi zelatori, credenti e no (esistono anche i ratzingeriani atei), che ne hanno fatto, puramente e semplicemente, una bandiera del conservatorismo o addirittura della reazione.

Una personalità conservatrice che però ha spiazzato tutti con le sue dimissioni, un gesto coraggioso e in qualche modo rivoluzionario. Come giudica questo aspetto?

Spero di non apparire irriverente se affermo che andare in emeritazione a 85 anni mi appare, intanto, un gesto di buon senso. Il fatto che esso risulti rivoluzionario dice qualcosa sull’istituzione chiesa cattolica. Benedetto XVI era certamente un conservatore, ma aveva una lucidissima consapevolezza di fede, che gli ha permesso di distinguere la persona dalla funzione in termini che per la sua chiesa erano inusuali, ma dei quali, d’ora in poi, credo che i suoi successori dovranno tener conto.

Dopo Benedetto XVI è stato eletto papa Francesco, da un papa tedesco a uno argentino. Ratzinger è stato il canto del cigno della teologia europea in un mondo in cui il cristianesimo ha sempre più radici nel sud del mondo?

Non si tratta solo di teologia: è proprio il baricentro del cristianesimo che si è spostato nell’altro emisfero. Naturalmente non sono in grado di dire se questo segni la fine dei papati europei. Quello che è certo è che la vera periferia del cristianesimo, oggi, è l’Europa; oppure, detto in positivo, le chiese europee possono concepirsi come avamposti missionari in partibus infidelium. (agenzia NEV)

Riascolta la puntata che il settimanale radiofonico RSI Chiese in Diretta ha dedicato alla scomparsa di papa Benedetto XVI.

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