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Dick Marty minacciato di morte dai servizi segreti serbi

02 maggio 2022  |  Camille Andres

Ex procuratore pubblico, noto per le sue solide indagini internazionali, confrontato con il fenomeno della corruzione, è fiero della propria indipendenza e integrità: “L’indipendenza ha sempre due aspetti: è prima di tutto qualcosa di molto intimo e personale, ma ciò non basta. Bisogna apparire indipendenti. Se si accetta denaro o un sostegno esterno si perde questa apparenza di probità e questo a prescindere dalla nostra capacità interiore di non lasciarci influenzare”. Recentemente, Marty ha rivelato - in un’intervista alla RTS - di essere stato minacciato di morte da alcuni elementi radicalizzati dei servizi segreti serbi. Perciò è stato inserito, dalla polizia elvetica, in un programma di alta protezione.

Passione per la politica

Protestante in Ticino, con un problema di vista che lo costringe a portare occhiali con lenti spesse, Dick Marty è segnato nella sua infanzia dalla diversità, dalle prese in giro, che fanno maturare in lui una forte sensibilità al fatto di essere “estremamente minoritario”. Anche sul piano religioso. “Il nostro protestantesimo, molto influenzato dalla Chiesa valdese in Italia, non era una opposizione combattiva, ma ‘moderata’. Cercavamo semplicemente di mantenere il dialogo con la maggioranza cattolica”.

Nato a Sorengo (Ticino) nel 1945, “ma mia madre originaria di Neuchâtel mi ha trasmesso un profondo amore per la cultura francofona”, ricercatore di criminologia, procuratore del Ticino, esperto di mafie e di traffico di droga, Dick Marty si appassiona fin da giovane alla politica, “soprattutto quella internazionale”. Ricorda di aver saltato la scuola “per ascoltare le conferenze stampa di Charles De Gaulle sull’Algeria nel 1958”.

Dalla psichiatria alla legge

Come ha fatto una persona appassionata della “pasta umana” al punto da considerare seriamente la possibilità di studiare psichiatria, a farsi strada nell’universo giuridico? “È il contatto con le persone che mi è sempre piaciuto. Come procuratore, quando conducevo le indagini, non mi piaceva delegare gli interrogatori. Investivo molto tempo nell’ascolto delle vittime e degli imputati e mi facevo una mia idea. Parlare con loro permette di far cadere molte maschere e di scoprire le personalità. Avrei avuto difficoltà a essere avvocato e a difendere una causa senza esserne intimamente convinto”. Questa convinzione intima gli procura minacce di morte. “Ingenuamente, quando si fa qualcosa di giusto, si ha una sensazione di immunità”.

"Le convinzioni di Dick Marty" - Segni dei Tempi RSI

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Indagini internazionali

Il Consiglio d’Europa - Marty ha fatto parte per 14 anni dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa - affida missioni sensibili a questo investigatore dalle qualità riconosciute. Nel 2006 dimostra in un rapporto l’esistenza di una rete mondiale di prigioni segrete della CIA in cui si pratica la tortura. Fatti riconosciuti sette anni dopo da una commissione del Senato americano. Il suo rapporto del 2010 sul traffico di organi effettuato dall’Esercito di liberazione del Kosovo coinvolge l'allora primo ministro Hashim Thaçi, sul quale pendono una decina di capi d’accusa. Battaglie a lungo termine in cui non c’è spazio per lo scoraggiamento. “La verità ha spesso tempi lunghi. Ho sempre avuto fiducia che un giorno sarebbe venuta fuori. La difficoltà sta nel fatto che per cercare la verità, come società o sul piano personale, bisogna saper vivere con il dubbio, accettare di non rifugiarsi nelle certezze”.

Diritti umani e dell'ambiente

Procuratore generale del Ticino (1975-1989), consigliere di stato ticinese (1989-1995), consigliere agli stati (1995-2011), deputato all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, Dick Marty ha compiuto anche molti viaggi all'estero, dalle Filippine all’Africa. Sulla base delle esperienze raccolte nel Sud del mondo, si è impegnato a favore dell'introduzione, nella Costituzione svizzera, di un articolo che richiami le multinazionali alle loro responsabilità in caso di lesioni dei diritti fondamentali o di violazione grave delle norme ambientali. Anche se l'iniziativa detta "per multinazionali responsabili" è stata respinta in votazione, Dick Marty si dice convinto della necessità di insistere per creare maggiore trasparenza soprattutto nel settore in cui operano le imprese dell'estrazione, "un certo numero delle quali hanno sede in Svizzera" e che sono "tra quelle meno rispettose dei diritti umani".
Due anni fa, Marty ha pubblicato, da Casagrande, l'autobiografico Una certa idea di giustizia, una retrospettiva sulla sua carriera e i principi che l'hanno animata. (da ProtestInfo; trad. it. G. M. Schmitt; adat. P. Tognina)

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