Chiesa riformata in Svizzera appello per l'Afghanistan

Dopo lunghi tentennamenti anche i riformati prendono posizione

06 settembre 2021  |  Paolo Tognina

(foto CERiS)

Negli ultimi giorni si erano levate molte critiche, all'interno del mondo protestante elvetico, all'indirizzo del consiglio della Chiesa evangelica riformata in Svizzera (CERiS), rimasto in silenzio sulla tragedia in corso in Afghanistan. Ora la CERiS ha deciso di devolvere dei fondi a favore di progetti d'aiuto alla popolazione afghana, ha chiesto una moratoria sui rimpatri forzati di richiedenti afghani respinti e ha approvato una risoluzione che chiede permessi di soggiorno temporaneo per gli afghani che si trovano già in Svizzera, la facilitazione dei ricongiungimenti famigliari e l'accoglienza di un cospicuo numero di profughi afghani in Svizzera.

Petizione online

Della situazione in Afghanistan si è occupato ieri il sinodo della CERiS, riunito a Berna in sessione straordinaria. Andreas Nufer, pastore e presidente dell'associazione "Carta delle migrazioni" (Migrationscharta), ha consegnato al consiglio della Chiesa riformata una petizione online firmata da 1113 persone. La petizione chiede alle chiese di essere solidali con il popolo afghano.
La pastora della Friedenskirche di Berna, Béatrice Teuscher, cappellana presso il Centro federale d'asilo di Berna, quotidianamente in contatto con profughi provenienti dall'Afghanistan, ha dichiarato, in un intervento al sinodo: "Le chiese stanno facendo molto per aiutare queste persone. Ma si può fare di più, soprattutto adesso".

Gli eventi in Afghanistan sono sconvolgenti, ci lasciano sconcertati e perplessi.

 — Rita Famos, presidente della CERiS

Rita Famos sull'Afghanistan

Rispondendo alle critiche di chi ha ritenuto che la Chiesa riformata non abbia reagito tempestivamente, la presidente della Chiesa riformata, Rita Famos, ha detto che la CERiS ha voluto innanzitutto conoscere meglio la situazione, tra l'altro nell'ambito di un incontro con un rappresentante dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati.
Famos ha proseguito ricordando che ci sono anche altre crisi umanitarie alle quali bisogna prestare attenzione - per esempio ad Haiti, in Libano, nel Mediterraneo, e non ultima la pandemia di Covid. "Le possibilità della chiesa di aiutare sono limitate - ha aggiunto -, e perciò è importante valutare dove le risorse possono essere utilizzate in modo più efficace". La presidente della CERiS ha infine affermato che "bisogna anche pensare a coloro che hanno paura dei grandi flussi di rifugiati". E questa riflessione determinerebbe la cautela con la quale si muove la Chiesa riformata.

Appello del Sinodo della CERiS

Quale prima misura con cui rispondere alla crisi afghana, la CERiS ha deciso di donare 10'000 franchi a un programma della Croce Rossa Internazionale (CICR), che sostiene gli afghani sul terreno. Nel contempo Rita Famos ha rivolto un appello alle chiese cantonali affinché promuovano a loro volta delle raccolte a favore del CICR. Il Consiglio della CERiS ha inoltre inviato una lettera al Consiglio federale chiedendo una moratoria sui rimpatri forzati dei richiedenti afghani la cui domanda è stata respinta.
Infine, nella giornata odierna, il Sinodo della CERiS ha adottato una risoluzione, presentata dal delegato della Chiesa evangelica riformata di Berna-Giura-Soletta, Dominik Von Allmen, in cui sono contenute tre precise richieste: "che ai richiedenti asilo afghani già presenti in Svizzera sia concesso un permesso di soggiorno temporaneo e che tale permesso sia concesso anche a posteriori a coloro la cui domanda d'asilo è stata precedentemente respinta in un altro contesto; che il ricongiungimento familiare dei cittadini afghani sia facilitato e includa i membri della famiglia al di fuori del nucleo in senso stretto (genitori, figli adulti, fratelli e sorelle, ecc.); che un contingente sostanziale di donne e uomini afghani sia ammesso al programma di reinsediamento dell'UNHCR".

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