A un anno dall’assassinio di George Floyd

Il ricordo di Patrick Ngwolo, il suo pastore a Houston

26 maggio 2021

(ve/gc) “Lo chiamavamo ‘Big Floyd’. Lui conosceva tutti, era quello che nella Bibbia viene chiamato un uomo di pace”. Lo ricorda così il pastore Patrick Ngwolo, della chiesa evangelica Resurrection di Houston, in Texas. A un anno dall’uccisione di George Floyd a Minneapolis da parte dell’agente di polizia Derek Chauvin, che ha infiammato le proteste del “Black Lives Matter”, il pastore è tornato a parlare di colui che “per molti giovani, che ancora svolgono il loro discepolato nella nostra comunità, era una figura paterna, era amato e stimato”.

A favore dei più svantaggiati

Dal 2010 Floyd era impegnato in un’opera sociale a favore di uno dei quartieri più svantaggiati di Houston. Le sue nuove competenze sarebbero servite per sviluppare un progetto di edilizia popolare nella periferia, un progetto sostenuto dalla sua comunità evangelica.
Secondo Premier Christian News, per il pastore Ngwolo era la "generosità di spirito" di Floyd a dare credibilità al suo ministero, una presenza che lo incoraggiava nel suo lavoro di evangelizzazione nella comunità. Inoltre, Ngwolo ha ricordato come Floyd era solito dire "se sono affari di Dio sono affari miei" quando gli veniva chiesto perché stesse dando una mano in questo progetto della comunità.

Modello per i giovani

“Nella nostra comunità era capace di aprire delle porte là, dove noi non arrivavamo, ci ha permesso di incontrare persone che altrimenti non si sarebbero avvicinate a noi. E quando eravamo impegnati nelle nostre attività sociali, lui ci proteggeva dai malintenzionati del vicinato”, ha affermato Ngwolo, che così continua: "Vedevamo ciò che Dio stava facendo con lui, quando parlava con i giovani dicendo loro: 'Mettete via le armi, questo non è il modo di vivere, questo non è il modo di fare le cose. Io ci sono passato, e voi non dovreste mai passarci’". Per Ngwolo il percorso di Floyd non era di perfezione, ma di redenzione. Grazie al suo impegno in quel quartiere ha aiutato i ragazzi ad allontanarsi dal crimine e a rompere la povertà generazionale.

La lotta contro il razzismo

Pastore Patrick Ngwolo

"Faremo del nostro meglio per fare ciò che Dio ci chiede di fare", ha continuato il pastore Ngwolo, parlando dell'impatto globale che ha avuto l'omicidio di Floyd nel riaccendere la lotta contro il razzismo. “Dobbiamo riuscire a sconfiggere il ‘peccato del razzismo’ - ha detto il pastore, o sarà lui a sconfiggere noi”, riferendosi al “peccato originale” che gli Stati Uniti d’America continuano a scontare dopo centinaia di anni. L’omicidio di George Floyd ha radici profonde: gli Stati Uniti sono stati fondati sul massiccio sfruttamento e sull’estrema brutalità del lavoro schiavistico e da allora si continuano a ripetere gli stessi schemi.
"Il suo assassinio ci ha permesso di ricordare come i neri sono creati a immagine di Dio e dovrebbero avere la stessa dignità che accorderemmo a chiunque altro", ha concluso il pastore Ngwolo incoraggiando i cristiani a continuare a lavorare per affrontare il razzismo e la brutalità della polizia.

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