La Germania riconosce: in Namibia fu genocidio

Le chiese luterane impegnate in un percorso di riconciliazione

28 maggio 2021

Una donna Herero, discendente dei sopravvissuti allo sterminio perpetrato dalle truppe coloniali tedesche

(ve/riforma.it) In Namibia le truppe coloniali tedesche nel 1904 commisero un genocidio: lo ha riconosciuto oggi il ministro degli esteri tedesco Heiko Maas. Si tratta del massacro delle popolazioni Herero e Nama, in quella che dal 1884 al 1919 si chiamava la Deutsch-Südwestafrika, Africa tedesca del Sud Ovest. Gli storici stimano che furono uccisi circa 65'000 Herero (su una popolazione totale di circa 80'000 persone), mentre dei circa 20'000 Nama, ne fu sterminata la metà.
Una dichiarazione ufficiale dovrebbe essere firmata da Maas nella capitale della Namibia, Windhoek, ai primi di giugno. I parlamenti di entrambi i paesi dovranno in seguito ratificarla. Quindi il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier si recherà in Namibia e parteciperà a un atto commemorativo in parlamento, dove chiederà formalmente perdono a nome di Berlino.
Già nel 2004, durante un viaggio in Namibia, l'ex ministra dello sviluppo tedesco, Heidemarie Wieczorek-Zeul, aveva offerto le prime scuse, affermando che in termini odierni quelle azioni erano da definire come genocidio.

Ricostruzione, non risarcimento diretto

Secondo l'accordo raggiunto, la Germania prevede di pagare alla Namibia 1,1 miliardi di euro in aiuti alla ricostruzione nei prossimi 30 anni. Maas ha parlato di un “gesto di riconoscimento della sofferenza inflitta alle vittime”. Non si tratterà però di risarcimenti individuali, come richiesto dalle associazioni che rappresentano gli Herero e i Nama, ma di sovvenzioni che lo Stato namibiano investirà nello sviluppo. Già a partire dal 1990, data dell’indipendenza namibiana dal Sud Africa, la Germania aveva investito milioni di marchi in progetti, non senza rinunciare al controllo delle materie prime e dei relativi appalti di estrazione.

L'Accordo non piace a tutti

Ufficiali tedeschi con persone di etnia Nama

“Non è abbastanza per il sangue dei nostri antenati, e il governo namibiano non ha alcun mandato per rappresentare i nostri popoli”, ha affermato Vekuii Rukoro, rappresentante della comunità Herero. Rukoro ha anche messo in dubbio l'intenzione della Germania di scusarsi, dicendo che quello in corso è un tentativo “di evitare di pagare riparazioni, motivo per cui la stanno ridefinendo come ‘ricostruzione’. Questo è un insulto ai nostri antenati e alla nostra intelligenza”, ha sottolineato. Sulla stessa linea anche Johannes Isaack, esponente dei Nama: “Siamo stati esclusi dalle trattative, ribadiamo che qualsiasi cosa senza di noi è contro di noi”, si legge sui siti di informazione namibiani. Sia Rukoro che Isaack hanno sostenuto che l'inviato speciale della Namibia per il genocidio, Zed Ngavirue, e con lui il governo, si sarebbero svenduti per aver accettato l'offerta tedesca. Ngavirue ha a sua volta affermato che il team negoziale ha lavorato a stretto contatto con le comunità colpite.

Sterminio nazista ante litteram

Il tentativo tedesco di cancellazione delle due etnie namibiane preconizzava quanto sarebbe avvenuto per mano del nazismo trent'anni più tardi. Il generale Lothar Von Trotha nel 1904 scrisse: “Gli Herero devono ad ogni costo lasciare la terra. Se non lo faranno, saranno costretti con le armi. Entro i confini tedeschi si sparerà ad ogni Herero. Non escluderò più neppure donne e bambini. Ho ordinato che i guerrieri catturati siano sottoposti alla corte marziale e impiccati e che tutte le donne e i bambini che cercano rifugio siano ricacciati nel deserto, con una copia del mio proclama nella loro lingua”.
Furono condotti esperimenti medico-scientifici su corpi vivi, e organizzate spedizioni a Berlino di crani degli Herero per l’avanzamento della scienza antropologica, guidata dal professore Eugen Fischer, promotore poi dell’eugenetica nazista e delle leggi razziali insieme al suo allievo, Joseph Mengele. Il 29 agosto 2018, la Germania ha avviato la restituzione di alcuni resti mortali di persone delle popolazioni indigene degli Herero e dei Nama, portati fuori dal paese durante il periodo coloniale ed esposti nei musei in patria. Per l’occasione era stato celebrato un culto commemorativo a cura della Chiesa evangelica in Germania (EKD) e del Consiglio delle Chiese in Namibia presso la Französische Friedrichstadtkirche di Berlino.

Le chiese evangeliche e la riconciliazione

La Christuskirche luterana di Windhoek, nella capitale namibiana

Non è un caso se nel 2017 la Federazione luterana mondiale aveva scelto proprio Windhoek come sede per la 12. Assemblea generale. Tre distinte chiese luterane, che si sono rese complici delle politiche coloniali tedesche, sono ancora presenti in Namibia. Sempre nel 2017, a pochi mesi dall’Assemblea mondiale luterana, con una confessione di colpa e una richiesta di perdono la Chiesa evangelica in Germania (EKD) si era rivolta ai discendenti delle vittime del genocidio.
“Confessiamo oggi la nostra colpa verso il popolo namibiano e davanti a Dio”, si legge nel documento intitolato “Perdona i nostri peccati (Matteo 6:12)”, che prosegue: “dal profondo dei nostri cuori chiediamo ai discendenti delle vittime e a tutti coloro che patirono per il ruolo coloniale della Germania, il perdono per il male fatto e per il dolore subito”. Nel documento l’EKD affronta le proprie responsabilità per le atrocità commesse nel paese africano fra il 1884 e il 1915. Per quanto è noto fino ad oggi dalle fonti - si legge nel testo - è da escludere il coinvolgimento diretto nelle uccisioni di massa da parte dei pastori luterani tedeschi inviati in Africa sud occidentale; tuttavia, attraverso la giustificazione teologica del potere imperiale e del dominio coloniale, accompagnata da un profondo razzismo, essi hanno in qualche maniera preparato il terreno per la morte di migliaia di persone di diversi gruppi etnici. Un peccato che non trova giustificazione alcuna, ammette l’EKD.
Già nel 1971 la United Evangelical Mission in Namibia ammise di “avere spesso ceduto alla tentazione di cooperare con i governi di occupazione a spese dei nostri fratelli e sorelle indigeni”. Una confessione di colpa ribadita nel 1978 e nel 1990. A febbraio del 2017 si era svolto in Namibia il primo incontro tra i rappresentanti di chiese evangeliche tedesche e namibiane volto alla commemorazione delle vittime del genocidio(Tratto da riforma.it)

Il genocidio armeno (Segni dei Tempi - RSI)

Il triste primato del “primo genocidio del Novecento” passa di fatto da quello degli armeni del 1915 da parte dell’Impero ottomano, a quello degli Herero e dei Nama, essendo quest’ultimo di una decina di anni antecedente. Rivedi qui la puntata che “Segni dei Tempi” (RSI) aveva dedicato al genocidio armeno in occasione del suo centenario. 

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