Le cappellanie si arricchiscono di rappresentanti islamici ed ebrei
(ve/gc) L’esercito svizzero si adegua alla società elvetica, sempre più diversificata sul fronte religioso. A questo scopo l’esercito allarga la sua assistenza spirituale a religioni diverse dalla cristiana. Infatti, fino a pochi mesi fa la cappellania dell’esercito era prerogativa delle tre chiese nazionali (cattolica, cristiano cattolica ed evangelica riformata). Oggi l’esercito apre anche a musulmani ed ebrei. È quanto si apprende da un comunicato stampa diffuso dal Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS), che annuncia la stipula di nuovi accordi di partenariato con la Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI) e con la Federazione delle organizzazioni islamiche svizzere (FOIS). “L'obiettivo di questi accordi di partenariato è quello di creare insieme un valore aggiunto a favore dei militari che nella loro diversità rappresentano un'immagine riflessa della società”, si legge nel comunicato del DDPS.
Nel marzo 2020, con le “Istruzioni concernenti l'assistenza, l'aiuto e il sostegno da parte dell'Assistenza spirituale dell'esercito”, il capo dell'esercito, il comandante di corpo Thomas Süssli, aveva posto le basi affinché l'Assistenza spirituale dell'esercito (ASE) possa concludere accordi di partenariato con chiese e comunità religiose, nella misura in cui queste siano disposte a condividere totalmente le basi e il modo di lavorare della stessa ASE.
Lo scorso novembre il capo dell’esercito Süssli e Stefan Junger, responsabile dell’ASE, avevano invitato le chiese e le comunità religiose ad esaminare insieme i punti essenziali a favore di uno sviluppo dell’assistenza spirituale più moderna al servizio dei militari. Si è trattato di un incontro inedito.
A oggi l’ASE è assicurata da 170 cappellane e cappellani militari membri della Chiesa evangelica riformata, della Chiesa cattolica romana e della Chiesa cattolica cristiana. Queste chiese, così come la Rete evangelica svizzera (RES), avevano confermato per iscritto di condividere i principi e il metodo di lavoro dell’ASE. Tra questi figurano “i principi di diversità e inclusione”, vissuti in prima persona dagli stessi cappellani militari, “provenienti da contesti molto diversi, ma impegnati per i medesimi valori”, dice il DDPS.
Oggi è arrivato l’accordo con le organizzazioni ombrello delle comunità ebraiche e di quelle musulmane che vi hanno aderito con convinzione. “In tal modo, tutte le parti coinvolte dimostrano chiaramente che nell'ambito dell'assistenza spirituale ai militari valgono per tutte le comunità religiose le medesime regole, che si fondano sulle basi elaborate dall'esercito”, si legge ancora nel comunicato del DDPS.
Nel quadro delle discussioni con l'esercito, la (FSCI) ha proposto una cooperazione per quanto riguarda la prevenzione di atti razzisti. Il suo progetto di educazione “Likrat” potrebbe utilmente sostenere questa nuova spinta all’inclusione dell'esercito, in particolare nel campo della sensibilizzazione. “Le forze armate sono aperte alla cooperazione anche in questo settore, mettendo così in chiaro che l'esclusione, il razzismo e l'antisemitismo non hanno posto nei loro ranghi”, si legge in un comunicato della FSCI. Il programma di sensibilizzazione dovrebbe basarsi su incontri, trasferimento di conoscenze e dialogo, ed essere sviluppato in consultazione con l’esercito. “In particolare - aggiunge la FSCI -, gli incontri personali possono essere il modo più efficace per ridurre i pregiudizi -. E conclude: la FSCI ha molto apprezzato l'approccio aperto e costruttivo delle forze armate”. All’inizio dell’anno avevano suscitato scandalo gravi episodi di antisemitismo tra le fila dell’esercito riportate dal Tages-Anzeiger, che aveva raccolto la testimonianza di una recluta ebrea.