Ticino, una chiesa con diritti e doveri

Riformati in festa per celebrare 50 anni di rapporti Stato-chiesa

20 maggio 2025

Giulia Stocker, Stefano D’Archino, Rita Famos, Ulrico Feitknecht, Norman Gobbi

(ve/gc) Nel quadro della Sessione primaverile del Sinodo della Chiesa evangelica riformata nel Ticino (CERT) lo scorso 17 maggio, nella chiesa riformata di Lugano, si è svolta la celebrazione per il 50. anniversario del riconoscimento della CERT come ente di diritto pubblico, con gli interventi del pastore Stefano D’Archino, presidente del Consiglio sinodale; della pastora Rita Famos, presidente della Chiesa evangelica riformata in Svizzera; e dell’on. Norman Gobbi, consigliere di Stato e direttore del Dipartimento delle istituzioni. Proprio a significare quel rapporto di reciprocità - di diritti, doveri e cooperazione - su un piano di parità che il riconoscimento pubblico rende possibile. Per l'occasione presente anche la parroca Elisabetta Tisi della Chiesa cattolica cristiana della Svizzera (diaspora Ticino), che ha portato il saluto della Comunità di lavoro delle chiese cristiane in Ticino (CLCCT) di cui è la vicepresidente.

Riconosciuti dopo un secolo di presenza stabile

50 anni fa i riformati del Canton Ticino, presenti stabilmente sin dall’800, furono finalmente riconosciuti grazie ad una votazione popolare tenutasi il 16 ottobre 1975: quel giorno la Chiesa evangelica riformata del Ticino (CERT) fece il suo ingresso nella Costituzione cantonale come ente di diritto pubblico alla stessa stregua della Chiesa cattolico romana. Fu una data significativa sul fronte del riconoscimento del pluralismo religioso del cantone. La CERT vera e propria nascerà l’anno seguente, il 30 ottobre 1976, in occasione di una sessione straordinaria del Sinodo tenutasi a Lugano, in cui gli evangelici riformati approvarono i nuovi statuti costitutivi della CERT, permettendole di offrire insegnamento religioso nelle scuole pubbliche, servizi di cappellania nelle carceri e di avere spazi nei media pubblici.

Per la coesione sociale

“Non potrò mai sottolineare abbastanza l'importanza del riconoscimento della chiesa come ente di diritto pubblico”, ha sottolineato Famos. Gobbi per parte sua ha affermato: “Dal punto di vista del Dipartimento delle istituzioni, le comunità religiose sono attori sociali fondamentali”.
La mattinata è
 stata un’occasione per ricordare la storia dei riformati in Ticino, che - è stato sottolineato da più parti - non è certo iniziata 50 anni fa. Si tratta di una storia tutt’altro che facile, a tratti travagliata, anche di oppressione e persecuzione, basti pensare alle famiglie riformate locarnesi che nel ‘500 dovettero fuggire a Zurigo. E poi, secoli dopo, l’arrivo - con la costruzione della ferrovia del Gottardo - dei riformati d’oltralpe. Una storia di minoranza, confessionale e linguistica, che seppe tuttavia offrire a tutta la popolazione un significativo contributo sociale e culturale. Per Norman Gobbi “la storia della CERT offre insegnamenti utili per affrontare il futuro, in un Cantone sempre più segnato dalla diversità religiosa e da una crescente presenza di persone senza appartenenza confessionale. In questo contesto, la capacità di creare legami e costruire ponti tra sensibilità diverse è essenziale per rafforzare la coesione sociale”.

Proclamare l’evangelo, nonostante tutto

Tra polarizzazione e secolarizzazione della società, guardando ai prossimi 50 anni le sfide per la CERT sono tante, a cominciare dal calo dei membri. “Rabbrividisco quando sento l'espressione ‘sano ridimensionamento’ - ha detto Rita Famos -. Dovremmo ricordare a noi stessi che non dobbiamo misurarci in primo luogo in base alla nostra consistenza numerica, bensì in base alla nostra capacità di proclamare l’evangelo e all’impegno per la costruzione del regno di Dio. Luca 12,32 può offrirci in questo senso l'orientamento necessario: ‘Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto darvi il regno’. Questo passo ci ricorda che la promessa del regno di Dio non è rivolta a una istituzione potente, ma ad un piccolo gregge”.

Nuovi incarichi

Nel corso della Sessione primaverile del Sinodo CERT si è parlato anche di finanze, è stato presentato il rapporto annuale del 2024, nonché il work in progress del Gruppo di lavoro “rinnovamento” sulla “Chiesa in cammino”, mentre il pastore Daniele Campoli ha offerto una panoramica del sul suo lavoro di assistenza spirituale presso le strutture carcerarie ticinesi.
Il Sinodo ha inoltre eletto all’unanimità Renato Scheurer come successore di Remo Sangiorgio nel Consiglio sinodale CERT. Voto unanime anche per l’elezione del nuovo delegato CERT al Sinodo della Chiesa evangelica riformata in Svizzera (CERiS): l’incarico è stato affidato ad Alberto Stierlin, che va ad affiancare a livello nazionale Ulrico Feitknecht, presidente del Sinodo CERT. 

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