Dopo la sentenza CEDU, chiese in stand by?

La vittoria delle “anziane per il clima” polarizza non solo la politica?

12 aprile 2024  |  Gaëlle Courtens

La Svizzera deve fare di più per il clima: così ha detto la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) di Strasburgo, che martedì scorso ha condannato il nostro paese per “inerzia climatica” accogliendo il ricorso delle attiviste “Anziane per il clima”, composto da circa 2500 donne con un’età media di 73 anni. Si tratta di una sentenza storica che non solo de facto, ma anche de jure, riconosce che esiste un diritto umano alla protezione dagli effetti del cambiamento climatico.

Nella fattispecie la Svizzera ha violato l’art. 8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali che garantisce il diritto al rispetto della propria vita privata e familiare. Determinante per la sentenza CEDU, vincolante anche per i 46 Stati membri del Consiglio d’Europa, è stato l’Accordo di Parigi del 2015. La storica decisione non solo stabilisce un precedente nel diritto ambientale, ma evidenzia un cambiamento epocale nel panorama giuridico globale relativo ai cambiamenti climatici.

“Sensationell!”, così - a poche ore dalla comunicazione del verdetto - ha twittato sulla piattaforma X il co-direttore dell’“Ufficio ecumenico chiesa e Ambiente” (OeKU), il teologo riformato Kurt Zaugg-Ott. Al sito di informazione reformiert.info ha dichiarato di essersi lui stesso impegnato nel reperire delle donne anziane che volessero imbarcarsi in questa avventura giuridica. L’OeKU da anni si impegna in ambito ecclesiastico a favore della Salvaguardia del Creato in Svizzera. Così come le “Anziane per il clima”, anche l’OeKU è membro dell’Alleanza per il clima che raggruppa 140 realtà della società civile.

La sentenza della CEDU ha subito spaccato il mondo della politica. Anche sull’opinione pubblica la sentenza sembrerebbe avere un effetto polarizzante. Per ora non è chiaro come si posizionano le chiese nel paese. La Chiesa evangelica riformata in Svizzera (CERiS) ad oggi non si è ancora espressa ufficialmente a riguardo, e non lo ha fatto neanche la Conferenza dei vescovi svizzeri. Silenzio per ora anche dalla Comunità di lavoro delle Chiese cristiane in Svizzera (CLCC), mentre la Diaconia Svizzera si è limitata a pubblicare il comunicato della CEDU.

Lo scorso 9 aprile ad esultare sulla piattaforma X per la decisione dei giudici di Strasburgo è stata però HEKS, l’Ente di Aiuto delle chiese evangeliche in Svizzera, che presso il tribunale cantonale di Zugo sostiene attualmente la causa climatica intentata da quattro indonesiani contro il colosso svizzero del cemento Holcim AG.

Kurt Zaugg-Ott, per parte sua, si è detto molto soddisfatto della decisione della CEDU, perché “abbiamo ora uno strumento giuridico in più quando si tratta di questioni di giustizia climatica”. Ma ha anche detto che questa sentenza senz’altro rappresenta ora una sfida per le chiese. Per lui non solo la Confederazione e i cantoni - ai sensi della legge sul clima - hanno l’obbligo di diventare neutrali dal punto di vista dei gas serra entro il 2040, ma anche le chiese dovrebbero impegnarsi in tal senso. Per ora la sensazione è che le chiese svizzere stiano ancora in stand by. Da seguire.

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