Eco-responsabilità

Consiglio ecumenico: no ai crimini ambientali

02 aprile 2024  |  Gaëlle Courtens

(foto: Albin Hillert/WCC)

La Corte penale internazionale (CPI) è stata sollecitata da più parti ad indagare e perseguire gli individui che danneggiano l'ambiente. A febbraio il procuratore capo della CPI, Karim Khan, aveva annunciato che il suo ufficio stava sviluppando un nuovo documento sui crimini ambientali. Pertanto, accademici, esperti, attivisti e difensori del clima di tutto il mondo hanno fatto pervenire dei pareri alla CPI relativamente a quello che considerano attualmente un “regime di impunità" per gravi crimini ambientali. Tra questi c’è anche il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC).

Due tipologie di crimini ambientali

Con un comunicato stampa diffuso lo scorso 26 marzo il Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC) ha ribadito l’importanza di “affrontare l’impunità di coloro che propagano deliberatamente disinformazione sul riscaldamento globale”. Per il CEC è questo “un passo essenziale per fermare l'inarrestabile uso dei combustibili fossili che sta minacciando l’umanità e il pianeta vivente”. Ciò detto, secondo il CEC sono due le tipologie di atti criminali da prendere in considerazione.

Il primo è riferito alla disinformazione climatica: “Vista l’esigua finestra di tempo rimasta per evitare l’irreversibilità della catastrofe climatica, sono da considerare letali sia la disinformazione diffusa dai dirigenti delle società di combustibili fossili, sia da coloro che li finanziano o agiscono in loro vece”. Il CEC nella sua presa di posizione così prosegue: “il danno alla salute fisica e mentale dei bambini e dei giovani e la minaccia alla loro stessa sopravvivenza richiedono questo riconoscimento”.

Il secondo atto che per il CEC dovrebbe avere rilevanza penale è riferito al finanziamento di nuove estrazioni di combustibili fossili e della messa a profitto delle stesse. “Ritenere responsabili di crimini le banche e gli investitori che continuano a finanziare nuove estrazioni è una questione di sopravvivenza per i bambini e le bambine di oggi e per le generazioni future - si legge ancora nel comunicato del CEC -. La massimizzazione dei profitti da combustibili fossili, a prescindere dai danni che questa pratica causa alla popolazione mondiale, è all'origine di un'estrema sofferenza fisica e psicologica”.

Agire per la giustizia climatica

Il segretario generale del CEC, il pastore presbiteriano sudafricano Jerry Pillay, ha aggiunto che l’undicesima assemblea generale del CEC tenutasi a Karlsruhe (Germania) nel 2022, aveva identificato proprio nella giustizia climatica e nello sviluppo sostenibile l’aspetto più importante del lavoro e della missione dell’organismo ecumenico che raggruppa più di 350 chiese cristiane in tutto il mondo. Facendo notare come saranno i bambini e le bambine ad essere colpiti dal disastro ambientale negli anni a venire, ha ricordato che “prendersi cura della terra - che è del Signore e tutto ciò che è in essa (Salmo 24:1) - richiede azioni decise e inequivocabili”.

Documento della CPI atteso entro fine anno

Il procuratore della CPI Khan ha fatto sapere che il documento relativo ai crimini ambientali - la cui pubblicazione è attesa entro la fine dell'anno - aiuterà a promuovere "responsabilità, trasparenza e prevedibilità" nel lavoro del suo ufficio in questo "settore cruciale". L’idea è quella di fare esplicito riferimento allo “Statuto di Roma”, in base al quale opera lo stesso tribunale internazionale, nonché ai trattati ambientali, alle norme di diritto internazionale consuetudinario e alle decisioni di altri tribunali internazionali e nazionali.
L'unico riferimento esplicito all'ambiente presente nello Statuto è riscontrabile all’art. 8 sui crimini di guerra, dove nella fattispecie si legge che è un atto criminale “lanciare intenzionalmente attacchi nella consapevolezza che gli stessi avranno come conseguenza la perdita di vite umane tra la popolazione civile, lesioni a civili o danni a proprietà civili ovvero danni diffusi, duraturi e gravi all’ambiente naturale che siano manifestamente eccessivi rispetto all’insieme dei concreti e diretti vantaggi militari previsti”. 

 

Articoli correlati