AVS, 13. mensilità? Le Donne evangeliche dicono sì

Gabriela Allemann: “La povertà tra gli anziani è una questione femminile”

27 febbraio 2024

(foto: Danie Franco/unsplash)

(ve) Dagli ambienti ecclesiastici non ci sono quasi indicazioni in merito alla votazione in agenda il prossimo 3 marzo sulla tredicesima mensilità AVS e sull’iniziativa sulle pensioni. Interpellata, la Chiesa evangelica riformata in Svizzera (CERiS) ha dichiarato che il Consiglio non intende esprimersi in merito. Tuttavia, le Donne evangeliche in Svizzera (EFS) hanno preso posizione in modo netto. La loro presidente, la pastora Gabriela Allemann, a reformiert.info ha spiegato le motivazioni di questa scelta. Proponiamo qui l’intervista a cura di Marius Schären. 

La maggior parte delle persone che riceverebbero la 13. AVS non ne ha affatto bisogno. Perché sostenete comunque l’iniziativa?
Sì, alcuni non ne hanno bisogno. Alcuni non avrebbero nemmeno bisogno delle dodici mensilità. È però chiaro già da tempo che per circa il 25% dei pensionati e delle pensionate la rendita non è sufficiente e hanno diritto alle prestazioni complementari. È un numero elevato.

Perché bisogna compensare proprio con l’AVS, invece di mettere in campo altre forme di assistenza
L’AVS è il più sociale dei tre pilastri: vive del fatto che coloro che guadagnano molto pagano altresì molto. Così, nel 90% dei casi le persone percepiscono più AVS di quanta ne abbiano pagato. Il fatto è, che il potere di acquisto si è generalmente indebolito. Gli affitti, i premi di cassa malati, il costo della vita sono in genere aumentati. Una tredicesima mensilità AVS ammortizzerebbe la perdita di potere d’acquisto o addirittura la compenserebbe. Un aumento delle pensioni minime sarebbe inoltre opportuno da tempo.

Perché è anche una preoccupazione delle Donne evangeliche in Svizzera in quanto organizzazione – che si è persino impegnata nel comitato d’iniziativa?
La povertà tra gli anziani è una questione femminile. Le donne percepiscono una rendita inferiore di un terzo rispetto agli uomini e il dato è riferito a tutti e tre i pilastri. L’EFS è tradizionalmente dalla parte delle donne con un reddito da lavoro limitato e che in vecchiaia devono riuscire a vivere con una pensione esigua. Il reddito è più basso a causa dell’aumentato lavoro di assistenza non retribuito e del grado di occupazione ridotto, oltre ai periodi senza attività e all’impiego in settori con salari contenuti. E proprio l’AVS è l’unico pilastro che tiene conto anche del lavoro di educazione e di assistenza non retribuito. Per questo un rafforzamento dell’AVS è assolutamente appropriato e sensato dalla prospettiva della parità di genere.

Gabriela Allemann

E perché dev’essere questa una preoccupazione delle chiese?
La vecchiaia e una vita dignitosa nella vecchiaia sono preoccupazioni cristiane ed ecclesiali centrali! Questo implica anche “non cadere in basso” finanziariamente e poter prendere parte alla vita sociale. Inoltre, proprio nelle parrocchie lavorano molte persone con un grado di occupazione ridotto e che fino a poco tempo fa non erano assicurate nel secondo pilastro o lo erano in modo insufficiente. Che l’AVS venga rafforzata deve essere una preoccupazione delle chiese anche in quanto datore di lavoro, perché qui ogni franco versato diventa anche una rendita per i suoi dipendenti.

Ma anche senza la tredicesima mensilità l’AVS rischia dal 2031 un “deficit di finanziamento”. Da dove verrà attinto tutto questo denaro?
Esistono diverse possibilità di finanziamento. Fino al 2030 gli utili sono garantiti, successivamente ci sarebbe la possibilità di un leggero aumento dei contributi salariali - parliamo di 80 centesimi al giorno per un reddito medio. Ma possiamo spingerci oltre: una imposta di successione o una imposta sulle microtransazioni potrebbe generare contributi molto più elevati di quelli necessari per finanziare una tredicesima mensilità AVS. Ci sarebbe poi anche la possibilità di finanziare questa misura contro la perdita di potere d’acquisto attingendo agli utili della Banca nazionale.

Per quale ragione, secondo lei, i contrari mettono addirittura paura alle persone con la questione del finanziamento?
L’AVS viene criticata sin dalla sua introduzione. E viene agitato lo spauracchio del deficit in bilancio, anche se ogni volta i numeri dicono altro. La ragione è abbastanza chiara: l’AVS viene vista in concorrenza con il secondo pilastro, cioè con le casse pensioni che devono realizzare profitti. E il secondo pilastro è chiaramente in una posizione difficile, poiché il suo buon andamento dipende essenzialmente dalla situazione del mercato finanziario.

Uno studio di Ecoplan è giunto alla conclusione che alla fine sarebbero i salariati a farsi carico della quota maggiore con dei contributi salariali aggiuntivi. Perché questo dovrebbe essere preferibile rispetto alla rinuncia alla tredicesima mensilità AVS?
Come ho accennato in precedenza, sono diverse le possibilità che il Parlamento deve discutere e riguardo alle quali deve prendere una decisione. L’aumento dei contributi salariali è soltanto una di queste. Personalmente anche io preferisco altre soluzioni. È però chiaro che la povertà in vecchiaia rappresenta anche un rischio per la salute. A noi come società costa in definitiva meno concedere ai pensionati un maggiore margine finanziario grazie a una tredicesima mensilità AVS. Di questo sono convinta.

Qual è la posizione dell’EFS in merito all’iniziativa sulle pensioni?
Il nostro comitato direttivo si è pronunciato contro l’iniziativa. Quello basato sull’età è un criterio troppo rigido. L’AVS 21 approvata nel 2021 ha già reso possibile una flessibilizzazione e ciò è positivo: chi vuole e può ha la possibilità di continuare a lavorare oltre i 65 anni. Ma chi svolge un’attività logorante - per esempio nel settore delle cure o nell’edilizia -, e probabilmente con un salario basso, non deve essere costretto a lavorare fino a 66 anni o oltre.
L’iniziativa trascura anche il fatto che noi invecchiamo, sì, ma allo stesso tempo è aumentata ulteriormente la quantità del lavoro svolto. Lavoriamo di più e versiamo di conseguenza più contributi all’AVS. Inoltre nel 2021 l’età pensionabile delle donne è già aumentata contro la loro volontà. Non è accettabile che adesso l’età pensionabile venga di nuovo aumentata. (Da: reformiert.info; trad.: G. M. Schmitt)

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