Normalizzati i rapporti tra Svizzera e Vaticano

Le rassicurazioni di Ignazio Cassis ai protestanti svizzeri

20 aprile 2023  |  Gaëlle Courtens

Ignazio Cassis, Pietro Parolin e Denis Knobel al termine della cerimonia di inaugurazione degli uffici dell'Ambasciata svizzera presso la Santa Sede (foto: voceevangelica.ch)

Ieri, mercoledì 19 aprile, si è definitivamente chiuso il Kulturkampf tra la Confederazione elvetica e la Chiesa cattolico-romana. In occasione dell’inaugurazione a Roma degli uffici della nuova Ambasciata svizzera presso la Santa Sede da più parti è stato rimarcato come, appunto, ci si è lasciati alle spalle secoli di tribolazioni tra Svizzera e Vaticano.

Le relazioni diplomatiche tra i due Stati erano state completamente interrotte nell’800, per riprendere timidamente nel 1920, e per poi normalizzarsi progressivamente dagli anni ’90 del secolo scorso. Ma soltanto ora la Svizzera, al pari di una novantina di Stati nel mondo, ha una sua rappresentanza nella città eterna con un suo ambasciatore residente, deputato a curare i rapporti con la Santa Sede.

“Oggi è un grande giorno! Con questa inaugurazione apriamo un nuovo capitolo nelle nostre relazioni secolari tra Svizzera e Santa Sede", ha detto l’Ambasciatore Denis Knobel, padrone di casa, salutando gli ospiti tra cui il capo del Dipartimento federale degli affari esteri Ignazio Cassis, il segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, il comandante delle Guardie svizzere Christoph Graf, l’Ambasciatrice svizzera in Italia Monika Schmutz Kirgöz, il cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero vaticano per la promozione dell'unità dei cristiani, e altri. 

Costruire ponti

L’ambasciatore Denis Knobel, il cui ufficio dista oggi appena 7 minuti a piedi dal Vaticano, in via Crescenzio 97, è operativo a Roma già da qualche mese, durante i quali ha soprattutto seguito i lavori di ristrutturazione dei nuovi uffici, che si trovano nello stesso edifico dell’Ambasciata del Senegal presso la Santa Sede. Il vicino del piano di sopra, l’ambasciatore Martin Pascal Tine, infatti, ha partecipato anch’egli alla celebrazione. 

Ancora nel 2021 le questioni diplomatiche con la Santa Sede si curavano a partire dall’Ambasciata svizzera a Lubiana, in Slovenia. Ma su cosa verte la collaborazione diplomatica tra Svizzera e Vaticano? “Salvaguardare e promuovere la tutela della dignità umana, questo è un valore che ci accomuna”, ha detto il card. Parolin, mentre il consigliere federale Cassis ha ricordato che in politica estera “condividiamo priorità fondamentali: entrambi piccoli Stati, entrambi neutrali, entrambi impegnati nella ricerca costante della pace e nell’aiuto ai più deboli”, ha detto nel suo discorso, concludendo: “Costruire ponti là dove non c’è dialogo: questo abbiamo imparato a fare nella nostra storia e questo ci impegniamo a fare nel mondo”. 

La questione protestante

Inizialmente l’idea di una rappresentanza diplomatica svizzera a pochi passi dal Vaticano non era piaciuta in ambito protestante. Il timore era che la Confederazione avrebbe potuto instaurare un rapporto preferenziale con la chiesa cattolica. Il consigliere federale Ignazio Cassis ai microfoni della RSI ha voluto rassicurare i protestanti svizzeri: “parliamo di rapporti diplomatici tra Stato e Stato, non di rapporti a livello confessionale tra chiese". Ricordando la visita l'anno scorso del cardinale Parolin in Svizzera e la volontà di incontrare nel Rathaus di Berna il Sinodo della chiesa evangelica riformata in Svizzera e la sua presidente, Rita Famos, Cassis ha sottolineato l’apertura da parte del Vaticano in campo ecumenico. Inoltre ha ricordato la visita al Consiglio ecumenico delle chiese di papa Francesco, nel giugno del 2018 a Ginevra. Comunque, lo scetticismo protestante era rientrato già l'anno scorso, in occasione del giuramento il 6 maggio delle nuove guardie svizzere, celebrazione alla quale aveva partecipato la stessa pastora Famos. 

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