L'Europa protestante condanna la guerra di Putin

La Comunione di chiese protestanti in Europa prega, denuncia, aiuta

30 marzo 2022  |  Gaëlle Courtens

Kharkiv, Ucraina, marzo 2022

(ve) Preghiera, denuncia, aiuto: sono i tre pilastri della dichiarazione della Comunione di chiese protestanti in Europa (CCPE) sulla guerra in Ucraina. Il Consiglio della CCPE condanna l’aggressione della Federazione russa contro l’Ucraina dello scorso 24 febbraio, si dice d'accordo con la Carta delle Nazioni Unite che recita: “l'Ucraina ha il diritto legittimo all'autodifesa”, ma chiede di respingere gli atti e i sentimenti anti-russi e si dice solidale “con le persone in Russia che sono disposte a rischiare multe o addirittura il carcere per la loro coraggiosa critica alla guerra di Putin”.

Come essere agenti di pace?

Nella dichiarazione la CCPE dice di “riconoscere le decisioni che gli Stati hanno preso per offrire sostegno all'Ucraina attraverso la fornitura di attrezzature difensive”, ma non nasconde che “la complessità delle questioni in gioco potrebbe minacciare di sopraffarci e paralizzarci”. E si chiede: “Come possiamo essere agenti di pace e di riconciliazione, ma non essere spettatori silenziosi di fronte a gravi ingiustizie e violazioni dei diritti umani? Non ci sono risposte facili. E riconosciamo che ogni azione - e inazione - comporta una colpa. Come disse Dietrich Bonhoeffer: ‘Chiunque agisca responsabilmente diventa colpevole’”.

Responsabilità è anche autocritica

La CCPE ammette che di fronte all'attuale quadro geopolitico è necessario fare autocritica: “La responsabilità include anche la volontà di impegnarsi in un'auto-riflessione critica. Riconosciamo e ci pentiamo quando noi, le nostre chiese, le nostre teologie sono diventate compiacenti, concentrate su noi stesse e sui nostri bisogni, trascurando il nostro compito principale di essere ‘sale e luce per il mondo’ (Matteo 5, 13-16)". E poi ricorda che essere responsabili implica anche la volontà di fare dei sacrifici, come quello di sobbarcarsi dei disagi dovuti alle sanzioni economiche contro la Russia.

Denunciare e aiutare concretamente

“Come chiese siamo chiamati a denunciare l'ingiustizia e la sofferenza e a parlare a nome di coloro che non possono parlare (Prov. 31,8)”, dice la CCPE, e continua: “Siamo chiamati ad essere operatori di pace (Matteo 5,9). Questo significa che le chiese non possono mai santificare la guerra o il conflitto violento. Ci opponiamo all'aggressione militare come mezzo inadeguato e inaccettabile di risoluzione dei conflitti. Allo stesso tempo, siamo chiamati ad un'azione responsabile e a proteggere i vulnerabili”. 
La CCPE pertanto esprime solidarietà e vicinanza alle persone che soffrono sottolineando l’importanza dell’aiuto concreto, come sostegno economico, donazione di beni materiali, mezzi logistici, offerta di accoglienza e ospitalità a coloro che fuggono dalla guerra e accompagnamento nel processo di integrazione.

Pregare per la pace, sempre

La dichiarazione della CCPE (leggila qui) esordisce con una preghiera. “Insieme preghiamo, piangiamo, e portiamo il popolo dell’Ucraina davanti al Dio della pace e della giustizia. Nella preghiera possiamo esprimere l’orrore e il terrore che proviamo mentre il nostro continente è di nuovo dilaniato dalla guerra”.
La Chiesa evangelica riformata in Svizzera è membro della CCPE ed è rappresentata nel Consiglio dal pastore Serge Fornerod, responsabile per le relazioni esterne della CERiS.

La CERiS, insieme alla HEKS (l'ente di aiuto delle chiese evangeliche in Svizzera), alle Donne evangeliche in Svizzera e a numerose altre realtà ecclesiastiche, ha aderito alla manifestazione per la pace in Ucraina il 2 aprile a Berna. A conclusione della marcia per la pace interverrà tra gli altri anche la presidente della CERiS, pastora Rita Famos, in rappresentanza del Consiglio delle religioni in Svizzera.

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