Serie estiva. Vizi capitali. La vita che si dissolve

La lussuria è sregolatezza nel piacere e volontà di dimenticare se stessi

20 luglio 2021  |  Alain Houziaux

(foto Joey Nicotra unsplash)

Il senso di colpa, in particolare in rapporto alla sessualità, è forse all’origine del sentimento religioso. In ogni caso, ciò è quanto potrebbe mostrare il racconto biblico di Adamo ed Eva: all’inizio, Adamo ed Eva sono nudi e non se ne vergognano per nulla (Genesi 2,25), ma dopo aver mangiato il frutto dell’albero della conoscenza (che, tra l’altro, dà ad Adamo il desiderio di “conoscere” Eva in senso sessuale) essi nascondono il proprio sesso (Genesi 3,10), e nascondono anche se stessi davanti a Dio. Il timore degli dei e di Dio potrebbe così avere un legame diretto con il sentimento di vergogna di fronte al corpo e alla sessualità. Questa condanna della sessualità si è sviluppata fin dalle origini del cristianesimo. San Paolo e forse Gesù stesso (Matteo 19,12) raccomandavano la castità.

Il piacere sessuale era considerato come un coadiuvante che facilita il dovere coniugale e quello di generare

 — Alain Houziaux

Ciò che particolarmente turbava gli antichi teologi cristiani era il fatto che si possa provare piacere nel fare l’amore anche nei casi in cui l’atto sessuale non porta al concepimento di un bambino; era anche il fatto di avere desiderio, relazioni sessuali e piacere a un’età o in periodi in cui la donna non è feconda o non lo è più.

Amore e sessualità

La sessualità pone in ogni modo un problema reale, giacché essa è di natura ambigua e ambivalente. Esaminiamola: essa è necessaria alla procreazione e alla perpetuazione della specie, ed è anche la soddisfazione di un bisogno fisiologico, sebbene questo non sia vitale quanto la fame, la sete o il bisogno di dormire. D’altra parte - e questo è un suo aspetto molto diverso - essa è considerata come un’espressione dell’amore, virtù altamente lodata e lodevole. La sessualità, tuttavia, suscita anche un piacere che può essere egoista, esplosivo, violento e perverso (stupri, atti di pedofilia, adultèri). E, infine, essa suscita la lussuria.

La sessualità suscita anche un piacere che può essere egoista, esplosivo, violento e perverso

 — Alain Houziaux

Che cosa si deve intendere per “lussuria”? Questo termine discende dal latino “luxuria”, derivato da “luxus”, lusso, eccesso. “Lussuria” è stato dapprima riferito alla vegetazione nel senso di “esuberanza”, “sovrabbondanza”, “eccesso”. Del resto l’italiano “lussureggiante” (per esempio “una vegetazione lussureggiante”) ha conservato questo senso. La lussuria sarebbe dunque una sessualità eccessiva. Il latino “luxus”, però, ha anche il senso di “spostato”, “messo fuori posto”, da cui “lussarsi” (un’articolazione) e anche “lussazione”, slogatura. Stando a questa origine, la lussuria caratterizzerebbe l’attività sessuale “messa fuori posto”, “posta di traverso”, sregolata.
Il Dizionario di teologia cattolica, infatti, riprende questa nozione di sregolatezza più che quella di eccesso e definisce la lussuria come un “appetito e un uso sregolato del compiacimento sessuale o carnale”. Ma che cosa bisogna intendere per “uso sregolato”?
Secondo il medesimo Dizionario questa “sregolatezza” può essere quella di un’attività sessuale giudicata “contro natura” (contro la regola della natura) o anche contraria alla libertà individuale, poiché suscita una forma di dipendenza, di schiavitù e di alienazione.

La “libertà” sessuale può paradossalmente condurre a una perdita di libertà

 — Alain Houziaux

Altri teologi ritengono che anche la ricerca del piacere per il piacere sia una sregolatezza della vita sessuale, poiché non è questo l’obiettivo e la ragion d’essere della sessualità. Così come la gola è il piacere di mangiare senza aver fame e la pigrizia è il piacere di riposarsi senza averne bisogno, allo stesso modo la lussuria sarebbe il piacere della sessualità senza che questa sia né un bisogno, né un dovere (il dovere coniugale), né una necessità (per generare una discendenza).
Questa “sregolatezza” potrebbe essere anche quella di un attentato al pudore e alla dignità delle persone. I tribunali di diritto comune hanno peraltro legiferato su questo punto: nel 1997 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha invocato questa nozione di dignità per sanzionare una coppia che si dedicava a pratiche sessuali sadomasochistiche, e ciò nonostante il fatto che i due partner fossero liberamente consenzienti a queste pratiche e che queste si fossero svolte in luogo privato.

Il settimo cielo del godimento e della lussuria non è lontano dal settimo cielo dell’estasi mistica

 — Alain Houziaux

Definizione provvisoria

A mio avviso, ciò che caratterizza la lussuria è il fatto di essere una ricerca dell’eccesso e della sregolatezza in quanto tale. A differenza della sessualità “classica”, la lussuria non cerca il desiderio sessuale, e forse neppure il piacere sensuale, bensì piuttosto il “godimento”. Il godimento è infinitamente più complesso del piacere: un esibizionista proverà godimento, piuttosto che piacere, nel mostrarsi allo sguardo altrui. Un sadico proverà godimento nel frustare una prostituta. Così il godimento ha a che fare più con lo spirito e con il mentale che con i sensi stessi.

Godimento e piacere

Lo psicanalista Jacques Lacan traduce “jouissance” (“godimento”) con “j’ouïs-sens” (“io odo-senso”). Ciò che ha senso e procura godimento, sono l’eccesso o la sregolatezza in se stessi, e anche l’avvilimento, la sordidezza, la depravazione. Il godimento è nella soddisfazione dei fantasmi, mentre il piacere è relativo ai sensi (l’udito, il gusto, il tatto).
Come spiegare questo desiderio di lussuria? La lussuria, in realtà, è una ricerca di compensazione in rapporto all’insignificanza del quotidiano. Essa è vissuta al modo di una rivincita nei confronti della ridicola insignificanza delle ambizioni personali e professionali, e anche della vita privata fatta di noia, di frustrazione e delle trappole della tenerezza, ed è anche una rivincita in rapporto alla mediocrità della vita sessuale stessa.

Vita “dissoluta” e “dissolta”

Ciò che si ricerca nella lussuria non è forse molto diverso da ciò che si tenta di trovare per mezzo della droga. La posta in gioco, per la lussuria, è di “mandarsi all’aria” [“s’envoyer en l’air”, in francese, è al tempo stesso un modo per dire “andare a letto con qualcuno” (N.d.T.)], di gettarsi fuori di sé. Tramite l’eccesso, la sregolatezza e la depravazione, si tratta di vivere l’ebbrezza e il desiderio di perdersi. La lussuria è il fantasma di una suicidio nel godimento e per mezzo di esso.
Si tratta di perdere il proprio corpo, di consumarlo, di esaurirlo, persino di tentare di distruggerlo. Ci si vorrebbe fondere e sparire in una sorta di caos anonimo di corpi intrecciati.

La lussuria ha origine in una ricerca del “gettarsi a corpo perduto”

 — Alain Houziaux

La lussuria è più una consumazione della carne che un consumo sessuale. Essa vorrebbe, più o meno coscientemente, l’abolizione del proprio corpo e persino del proprio sesso (si pensi all’ultima scena del film L’impero dei sensi, che culmina in una vera e propria castrazione consensuale). La lussuria, è dunque la ricerca di una vita “dissoluta”, cioè della dissoluzione della vita.
Questa è la ragione per cui la mistica è forse più simile alla lussuria che alla sessualità classica. Mistica e lussuria hanno in effetti in comune il desiderio di dissolversi in ciò che Freud indica come il “sentimento oceanico”, cioè in una forma di spersonalizzazione e di oblio di se stessi. Si potrebbe dire che per la mistica si tratta di perdersi in Dio, per la lussuria di perdersi “e basta”. La lussuria non è forse altro che la sovversione di un desiderio che è quello dell’estasi, cioè dell’uscita fuori di sé. Sembrerebbe del resto che certi gnostici del III secolo della nostra era abbiano raccomandato un dovere di lussuria a fini spirituali. (da Réforme; trad. it. Ezio Gamba; adat. P. Tognina) - La prossima puntata tra una settimana.

Suggerimenti di lettura:

Giulio Giorello, Lussuria. La passione della conoscenza, Il Mulino 2010
Enzo Bianchi, Lussuria. Il rapporto deformato con il corpo e la sessualità, San Paolo 2013

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