La domenica, una pietra d’inciampo nel quotidiano

Il Parlamento federale e gli elettori bernesi respingono ulteriori aperture

10 giugno 2021  |  Nicola Mohler e Felix Reich

(foto Etienne Girardet unsplash)

Quando si tratta di orari di aperture dei negozi, la domenica diventa una questione politica. Ultimamente i deregolamentatori si sono scontrati con un muro. Con la Legge Covid-19, sulla quale si voterà il 13 giugno, le Commissioni economia del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati volevano concedere ai cantoni, per il 2021 e il 2022, dodici aperture domenicali all’anno anziché quattro. In entrambi i Consigli la mozione è stata respinta di misura.

Vittoria della Sonntagsallianz

Lo scorso 7 marzo il popolo bernese ha impedito un passo verso la liberalizzazione a livello cantonale: la proposta di aumentare da due a quattro le aperture domenicali, concesse dalla Confederazione al settore del commercio al dettaglio, è stata respinta. Si è trattato quindi di una vittoria della “Sonntagsallianz”, l’alleanza per la domenica libera di cui fanno parte, oltre a diversi sindacati, al PS e ai Verdi, anche la Chiesa evangelica riformata in Svizzera (CERiS) e una commissione della cattolica Conferenza dei vescovi svizzeri.

La domenica è una pietra d’inciampo che vale la pena salvaguardare.

 — Chiesa evangelica riformata in Svizzera

La fine della dispersione

Malgrado il responso delle urne, favorevole al mantenimento del giorno settimanale di riposo, le chiese sono sulla difensiva. Prima della revisione della legge sul lavoro del 2005, la Comunità di lavoro delle Chiese cristiane in Svizzera aveva parlato di una tendenza a “una generale liberalizzazione”. Di fatto le aperture domenicali nelle stazioni e negli aeroporti trovarono allora il sostegno di una maggioranza della popolazione, nonostante l'opposizione delle chiese.
Nella loro presa di posizione, le chiese avevano sottolineato, accanto all’importanza religiosa della domenica come giorno del culto e della comunione, la rilevanza del giorno di riposo per l’intera società: “La domenica libera dal peso del lavoro”.

(foto Grant Whitty unsplash)

Le persone hanno bisogno di riposo per recuperare le loro forze psichiche, spirituali e anche fisiche.

 — Walter Kerber

Posizione della Chiesa riformata

Nel 2013 la Federazione delle Chiese evangeliche in Svizzera (oggi Chiesa evangelica riformata in Svizzera CERiS) definì la domenica “una pietra d’inciampo” che valeva la pena salvaguardare. La domenica, dicevano i riformati, è “una sorta di terapia contro il quotidiano e un centro di disintossicazione contro l’ebbrezza della laboriosità narcotizzata”. La domenica, proseguiva la dichiarazione, rimanda le persone alle questioni concernenti il proprio stile di vita ed è una sfida “al nostro inveterato modo di vivere”.

Pareri etici

La “riduzione della domenica” al livello di un normale giorno lavorativo rappresentava per l’eticista sociale Johannes Michael Schnarrer (1965-2008) la perdita del religioso: “Quando la domenica come bastione del riposo viene meno ci troviamo in presenza di un ulteriore passo verso un mondo senza religione”.
Con la secolarizzazione, che si manifesta nella liberalizzazione della legge sul lavoro, rischiano di andare perduti i ritmi di vita naturali, inscritti nella memoria religiosa. Il gesuita ed eticista sociale Walter Kerber (1926-2006) criticava la trasformazione della domenica in un giorno lavorativo definendola “inquinamento ambientale sociale”. Non soltanto i laghi, i fiumi e i mari necessitano di periodi di riposo per rigenerarsi, sosteneva, ma anche le persone, “per recuperare le loro forze psichiche, spirituali e anche fisiche”.

(foto Matthew Bennett unsplash)

Oggi lo psicologo Heinz Zangerle sostiene la stessa tesi, ma senza alcuna argomentazione religiosa, quando descrive la domenica come “un rimedio terapeutico sociale, una sorta di freno allo stress prescritto a livello comunitario che ci aiuta a trovare l’equilibrio tra attività e riposo”.

Le attività commerciali più piccole risentono della lotta per la sopravvivenza.

 — Chiesa evangelica riformata in Svizzera

Il dogma dei deregolamentatori

Come nel dibattito sulla Legge Covid-19 in Parlamento, la fine del divieto delle aperture domenicali viene spesso presentata come uno stimolo all’economia. La CERiS mette in dubbio questo dogma dei deregolamentatori e controbatte affermando che probabilmente il fatturato si sposterà, ma senza aumentare. Inoltre le attività commerciali più piccole risentono di questa lotta per la sopravvivenza. E dunque non è possibile asserire che il lavoro domenicale sia un bene per l’economia nel suo complesso. (da reformiert.; trad. it. G. M. Schmitt; adat. P. Tognina)

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