Per non dimenticare le vittime del nazismo

Politici, chiese e gli svizzeri all’estero chiedono un luogo della memoria

27 aprile 2021  |  Nadja Ehrbar

Memoriale Berlino (foto Giulia Gasperini, unsplash)

Furono quasi mille le svizzere e gli svizzeri vittime dei crimini del nazionalsocialismo e imprigionati nei campi di concentramento. Oltre 450 di essi non sopravvissero. “È una realtà pressoché sconosciuta”, dice Remo Gysin, ex consigliere nazionale (PS) e presidente dell’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE).
Da alcuni anni l’organizzazione si adopera perciò per la realizzazione di un monumento commemorativo nazionale in Svizzera. “Il memoriale non deve soltanto ricordare”, afferma Gysin. “Attraverso la trasmissione della storia deve anche permettere un confronto con quello che è accaduto”.

Progetto nato due anni fa

Nel 2019 ha avuto luogo un convegno con l’Archivio per la storia contemporanea del Politecnico federale di Zurigo al quale hanno preso parte anche la Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI), l’Amicizia ebraico-cristiana in Svizzera (AEC) e il Centro di studi ebraici dell’Università di Basilea.
“Ci siamo subito trovati d’accordo sulla necessità di un luogo della memoria a livello nazionale”, afferma Valérie Arato Salzer, direttrice Cultura della FSCI. E questo luogo dovrà commemorare tutte le vittime del nazionalsocialismo (NS). Un gruppo direttivo con rappresentanti di queste organizzazioni lavora da allora a un progetto. Entro l’estate dovrebbe essere consegnato al Consiglio federale e presentato al pubblico.
L’espressione “Monumento dell’Olocausto” utilizzata dai media non è tuttavia corretta, afferma Arato Salzer. “Suscita idee sbagliate”. Perché non si tratta soltanto di vittime ebree, ma anche, per esempio, di comunisti, di persone con invalidità o di donne che sposandosi all’estero hanno perso la cittadinanza svizzera.

Mozioni presentate

Il 15 marzo scorso, il consigliere nazionale Alfred Heer (UDC) e il consigliere agli Stati Daniel Jositsch (PS) hanno presentato una mozione dello stesso tenore alla Camera bassa e alla Camera alta. Oltre 100 consigliere e consiglieri nazionali, inclusi tutti i presidenti di gruppo, l’hanno sottoscritta. Gli autori della mozione chiedono al Consiglio federale di realizzare un luogo della memoria svizzero per le vittime del NS e, se del caso, di creare le basi necessarie per farlo.
Per il consigliere nazionale Alfred Heer, si tratta di non dimenticare ciò che è accaduto in Germania. “Abbiamo il dovere di confrontarci con quella realtà”, afferma. E non dobbiamo dimenticare anche il fatto che nella seconda guerra mondiale le autorità svizzere negarono la salvezza a numerose persone. “Non vogliamo stigmatizzare”, dice Heer, “ma il confronto con la storia è importante”.
Jositsch aggiunge che le generazioni che hanno vissuto la guerra stanno scomparendo. “Le lezioni che abbiamo tratto dai fatti avvenuti non devono essere dimenticate”. È altresì importante che la storia non venga trasmessa soltanto dai libri di testo. “La giovane generazione deve potersi confrontare attivamente con la materia”.
L’aspetto che il monumento commemorativo dovrà avere non è ancora noto. Il gruppo direttivo ha già elaborato qualche idea, ma non intende ancora rivelare nulla. L'unico dettaglio trapelato riguarda il luogo dove dovrà sorgere il monumento: si tratta della città di Berna.

"L'inciampo della memoria", Segni dei Tempi RSI La1

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Ampio sostegno

La richiesta incontra il sostegno di numerose istituzioni e organizzazioni. Anche quello delle Chiese nazionali. “La combinazione di commemorazione, informazione e formazione, così come l’estensione della commemorazione a tutte le persone perseguitate, espropriate dei diritti, assassinate è una novità”, dice Rita Famos, presidente della Chiesa evangelica riformata in Svizzera. “Trova il nostro sostegno”.
In Svizzera ci sono in effetti già una cinquantina di luoghi della memoria di piccole dimensioni, come per esempio il monumento commemorativo a Riehen o quello nel cimitero di Endingen-Lengnau. Sono però tutti frutto di iniziative private.
Lo scorso novembre, per esempio, l’associazione Stolpersteine Schweiz, impegnata nella commemorazione delle vittime del nazionalsocialismo, ha posato due pietre d’inciampo a Zurigo. Si tratta di targhe d’ottone quadrate su cui sono incisi i nomi e le date di nascita delle vittime. Vengono incorporate nel selciato o nel marciapiede presso i loro luoghi di residenza.

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