Katharina von Zimmern fu una figura centrale della politica della città
Il Consiglio comunale di Zurigo chiede un nuovo monumento (uno esiste già, nel chiostro del Fraumünster, ma è considerato troppo poco visibile, ndr.) la donna più potente di Zurigo: la badessa Katharina von Zimmern (1478-1547). La storica Annalena Müller, esperta di storia di genere nei monasteri, già consulente scientifica della mostra “Le monache. Donne forti nel Medioevo” del Museo nazionale svizzero a Zurigo, vede in ciò un segnale forte: per valorizzare la storia delle donne, ma anche per sottolineare il carattere sostanzialmente pacifico della Riforma a Zurigo.
Katharina von Zimmern fu l’ultima badessa della potente abbazia del Fraumünster. Nel Medioevo la badessa del Fraumünster era la signora della città di Zurigo. Ciò significa che riscuoteva le imposte, stabiliva pesi e misure e incassava i dazi doganali. Anche se il potere effettivo della badessa nel corso del Medioevo subì talvolta forti oscillazioni, essa rimase sempre una figura centrale della politica della città di Zurigo dalla fondazione dell’abbazia nell’856 fino al suo scioglimento nel 1524.
Katharina von Zimmern è particolarmente nota perché, con la consegna dell’abbazia, rese possibile l’introduzione rapida e relativamente pacifica della Riforma a Zurigo. Inoltre era un’abile negoziatrice: il risarcimento annuale che riuscì a concordare per sé e che la città di Zurigo le versò sino alla fine della sua vita era tutto sommato più di quel che guadagnava come badessa. Tuttavia bisogna anche aggiungere che l’importanza tanto politica quanto religiosa dell’abbazia del Fraumünster all’epoca di Katharina von Zimmern era già notevolmente ridimensionata.
Non vedo perché non dovrebbe esserlo. Naturalmente viene spontaneo chiedersi che cosa si intenda esprimere con un monumento o quale ricordo si voglia immortalare. Se con un monumento del genere si vuole ricordare che un tempo le donne potevano disporre di un notevole potere secolare e di fatto ben maggiore di quanto oggi generalmente si accetti, allora ci sarebbero certamente anche alternative a Katharina von Zimmern.
A Elisabeth von Wetzikon. Fu a capo dell’abbazia del Fraumünster in qualità di badessa dal 1270 al 1298. Sotto il suo abbaziato il Fraumünster raggiunse l’apice del suo potere, nella città ma anche oltre. Sotto il suo abbaziato ebbero luogo a Zurigo anche molti sontuosi ricevimenti reali e in quanto principessa imperiale lei apparteneva alla più alta nobiltà dell’impero.
Sarebbe naturalmente anche un monumento alla stessa città di Zurigo, alla Riforma e alla secolarizzazione del monastero. Katharina von Zimmern è in tutto ciò soprattutto una figura simbolica della transizione pacifica più che un esempio del potere secolare delle donne medioevali. Come detto, dipende tutto da che cosa e da chi si vorrebbe esattamente commemorare.
Penso di sì. I monumenti storici e il confronto con il passato non hanno una data di scadenza. Le critiche degli ultimi anni erano rivolte soprattutto contro una determinata rappresentazione della storia che è di fatto molto problematica. Mi riferisco alla rappresentazione eroicizzante di singole personalità, perlopiù maschili e spesso militari, le quali sono spesso responsabili di enormi sofferenze. A questo proposito penso al dibattito sui monumenti al generale Lee, il più importante generale dell’esercito confederato, che combatteva contro gli Stati del nord per il mantenimento della schiavitù...
Un monumento a Katharina von Zimmern riporterebbe nella coscienza collettiva sia le quasi dimenticate donne del Fraumünster sia la Riforma pacifica della città. La consegna del Fraumünster comprensiva di tutti i diritti signorili ha avuto un ruolo importante in questa transizione pacifica. Non era per nulla scontato che la Riforma a Zurigo e anche altrove in Svizzera si svolgesse in modo relativamente pacifico. Sarebbe potuta andare anche diversamente, come dimostrano le guerre di religione, per esempio in Francia e in Germania, nel Cinquecento e nel Seicento.
Un monumento del genere è sicuramente attuale, nell’anno del 50. anniversario del diritto di voto alle donne in Svizzera, ma anche, appunto, come monumento alla pace e all’abilità negoziatrice.
Non ho un’idea chiara in merito. Bisognerebbe però poter riconoscere di chi e di che cosa si tratta. Perché un monumento del genere dovrebbe raffigurare tanto la persona di Katharina von Zimmern quanto ciò che questa persona rappresenta. E ciò costituisce certamente una sfida dal punto di vista artistico. (da kath.ch; trad. it. G. M. Schmitt; adat. P. Tognina)