Un certo ritorno dei morti

Olivier Bauer, teologo all'Università di Losanna, su protestanti e pratiche funebri

02 novembre 2020

(Olivier Bauer) A causa del momento - Halloween, festa dei Morti e Ognissanti - sono più sensibile alla particolare attenzione tributata alla morte e ai morti. E osservo un certo ritorno della morte e dei morti nelle pratiche religiose protestanti.

Vita e morte
Tradizionalmente la teologia protestante separa la vita e la morte e afferma che "quando si è morti si è morti", per dire che l'attenzione deve concentrarsi sull'aldiqua, perché tutto si gioca nel corso della vita. Il protestantesimo insiste molto sul fatto che ognuno è responsabile della propria esistenza: non si può far più nulla per le persone decedute. Non serve a nulla pregare per i morti. Nel caso in cui ci fosse qualcosa dopo la morte o qualcosa di diverso, che se ne benefici o no, che si sia ricompensati o puniti, tutto ciò sarà deciso nel momento in cui si muore.

Olivier Bauer

Nuove tendenze
Nella pratica, ammorbidendo l’ordine radicale attribuito a Gesù: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; ma tu va’ ad annunciare il regno di Dio” (vangelo di Luca, capitolo 9, 60), alcune chiese protestanti seppellivano i morti nel cimitero (talvolta nei “cimiteri protestanti” quando i cattolici si rifiutavano di seppellire “eretici” nel “suolo consacrato” dove riposavano i loro morti). Fatto ciò, celebravano un culto con le persone in lutto per ringraziare Dio di essere vivi e per ricordare a ognuno il dovere di fare della propria vita una vita buona e una vita bella.

Abbracciando la vita e la morte (Segni dei Tempi RSI)

Ma la pratica protestante è cambiata. E questo da molto tempo. Lo posso dire, perché ho vissuto e celebrato spesso servizi funebri prima della sepoltura della salma o della deposizione delle ceneri, davanti o dietro la bara. In tempi più recenti, molte chiese o parrocchie protestanti hanno introdotto la celebrazione, nel mese di novembre (generalmente in occasione dell'ultima domenica dell'anno ecclesiastico, ndr.), di culti per le famiglie in lutto, per commemorare i parrocchiani deceduti nel corso dell’anno.

Un segno dei tempi
È teologicamente corretto? È pastoralmente utile? Onestamente non lo so. È in ogni caso nello spirito del tempo. Ma il fatto che funzioni, non basta a rendere la pratica legittima. Affinché le pratiche intorno alla morte e al lutto siano utili, è necessario che i discorsi intorno alla morte e al lutto siano corretti.
Personalmente ritengo che occorra almeno annunciare, o ricordare, che la morte rappresenta la fine di questa esistenza, che è possibile che la morte non sia la fine della vita, che non si può fare più nulla per le persone morte se non ricordarle, che è prima di morire che bisogna cercare di condurre una buona vita, e infine, che bisogna prendersi cura delle persone prima che esse muoiano. (dal blog di Olivier Bauer; trad. it. G. M. Schmitt; adat. P. Tognina)

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