Aletsch. Non basta più pregare

Fino a poco fa le comunità vallesane cattoliche di Fiesch e Fieschtal pregavano affinché il ghiacciaio non avanzasse. Dal 2011 l’invocazione, dopo il nulla osta papale, recita il contrario

01 settembre 2019

(ve/gc) Con il riscaldamento globale non solo sono aumentati i fenomeni meteorologi estremi a cui in queste ore si aggiungono gli incendi della foresta amazzonica, ma i ghiacciai di tutto il mondo - compreso le calotte polari - si stanno ritirando. Il fenomeno colpisce anche la Svizzera, e la colpisce al cuore: dal 1850 i ghiacciai delle Alpi hanno perso in media un terzo della loro superficie e il 60% del loro volume. Si prevede la loro totale scomparsa ancora entro la fine di questo secolo.

Dal 1850 i ghiacciai delle Alpi hanno perso in media un terzo della loro superficie

Il destino non sembra diverso per il “titano” dei ghiacciai: l’Aletsch, patrimonio mondiale dell’UNESCO, per il quale, anche quest’anno, alla vigilia della Festa nazionale del 1. agosto, le piccole comunità montane di Fiesch e Fieschertal hanno invocato l’intercessione di Dio affinché il ghiacciaio non si ritirasse ulteriormente.

Preghiere che cambiano con il clima
Da 8 anni le due località nel nord-est del Canton Vallese, situate a pochi chilometri dal maestoso Aletsch - il più grande ghiacciaio delle Alpi con i suoi 22,6 km di lunghezza e con una superficie di 81,7 km2 (ultime rilevazioni di myswissalps.ch) - invece di pregare per essere risparmiati dalla minaccia del vicino ghiacciaio, pregano per scongiurare la minaccia che rappresenta la crisi climatica.

La gente pregava affinché il ghiacciaio si ritirasse

Poco più di 350 anni fa la lingua del ghiacciaio si era talmente avvicinata ai villaggi, che la sua popolazione si mise a pregare perché l’Aletsch arretrasse. Nel 2011 Papa Benedetto XVI aveva accolto la richiesta avanzata nel 2009 dalla parrocchia cattolica di Fiesch e Fieschertal che desiderava modificare il testo della storica preghiera, tradizione consolidata dal 1862. Oggi il testo invoca la più estesa lingua di ghiaccio dell’arco alpino a crescere di dimensioni. La nuova formula è stata applicata per la prima volta il 31 luglio 2011, durante l’annuale processione che da Fiesch va verso Marjele.

L’agonia dei ghiacciai
Nelle giornate estive particolarmente calde l’Aletsch perde quotidianamente fino a 20 cm di altezza. Nell’arco di un anno se ne vanno per i rivoli e torrenti ben 12 metri di spessore di ghiaccio.

A causa delle eccezionali temperature tra fine giugno e fine luglio di quest’anno, i ghiacciai alpini hanno perso circa 800 milioni di tonnellate di neve e ghiaccio (fonte: swissinfo.ch). Di questo passo, la metà dei ghiacciai è destinata a scomparire nei prossimi 30 anni. E se non si farà nulla per ridurre le emissioni di gas a effetto serra, tutti i ghiacciai in Svizzera e in Europa rischiano di sciogliersi quasi completamente entro la fine del secolo, avvertono i ricercatori del Politecnico federale di Zurigo e dell'Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio.

Pensare alle generazioni future
“Certo, l’agonia del ghiacciaio fa male al cuore” ha dichiarato alla Aargauerzeitung Martin Nellen, guida alpina che da 40 anni organizza escursioni sull’Aletsch. “Siamo di fronte ad un incredibile fenomeno della natura”. Non stupisce, pertanto, che la popolazione locale da più di tre secoli lo includa nelle proprie preghiere. “Il ghiacciaio dell’Aletsch per la gente qui non è soltanto un gigantesco blocco di ghiaccio”, aggiunge Nellen, per cui la modifica della preghiera di Fiesch era più una trovata promozionale, “un misto tra devozione e scaltrezza”.

Laghetto di Marjele

È una bella storia, dice Nellen, ma affidarsi soltanto alla divina provvidenza non è sufficiente. Il geologo Laudo Albrecht, suo amico di lungo corso, condivide l’analisi: “La preghiera per il ghiacciaio appartiene al Vallese cattolico, e va bene così. Ma la gente qui farebbe comunque bene a capire come impegnarsi affinché anche i propri nipoti possano un giorno godere dell’Aletsch”.

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