Tienanmen e le religioni

In Cina è proibito parlare della strage compiuta 30 anni fa sulla Piazza Tienanmen. Il massacro ebbe conseguenze sullo statuto delle religioni

04 giugno 2019

(Gaëlle Courtens) Sono passati 30 anni da quando l’esercito cinese stritolò sotto i cingoli dei carri armati il sogno di centinaia di migliaia di giovani di una Cina più libera e democratica. Benché spesso salutato in Occidente come “moderato”, il leader del PCC di allora, Deng Xiaoping (1904-1997), ordinò la repressione militare della protesta in piazza Tienanmen.

Ciò che accadde nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1989 è tabù

Morirono migliaia di persone e ancora oggi il governo impone l’oblio su quello che ufficialmente è definito “incidente del 4 giugno”. Anzi, quello che successe nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1989 in Cina è tabù, così come il numero esatto delle vittime. Ogni anno, con l’approssimarsi del 4 giugno, si mette in moto la più grande macchina di censura al mondo: una rete di algoritmi automatizzati e funzionari solerti purificano il web da ogni riferimento al massacro.

Wroclaw (Polonia), monumento a Piazza Tienanmen

Wroclaw (Polonia), monumento a Piazza Tienanmen

Pechino rompe il tabù
L'altroieri, 2 giugno, in un raro riconoscimento pubblico degli eventi, il governo cinese ha rotto il silenzio, ma solo per difendere la repressione delle proteste di piazza Tiananmen del 1989. Durante un forum regionale sulla sicurezza, il ministro della Difesa, generale Wei Fenghe, ha dichiarato che fermare la “turbolenza” è stata la politica “corretta” per Pechino. Pertanto, le dichiarazioni rilasciate dal generale Fenghe al “18. Asia Security Summit” di Singapore (31 maggio - 2 giugno), secondo Asia News rappresentano un evento eccezionale.

Wei Fenghe

Tienanmen e le religioni
Un elemento poco dibattuto nel panorama delle commemorazioni della strage - ovviamente fuori dai confini del paese -, è quello religioso. Eppure, secondo l’analisi di Massimo Introvigne, storico e sociologo delle religioni e direttore del sito di informazione online “Bitter Winter” dedicato alla libertà religiosa in Cina, quanto accadde allora ha determinato il destino delle religioni in Cina.

Le fedi nel mirino
I manifestanti, scesi in piazza a partire dal 15 aprile 1989, misero in allarme il PCC, specialmente perché in Europa movimenti analoghi stavano minando l’Unione Sovietica e altri regimi del blocco comunista. Nell'analisi dei dirigenti del PCC, la religione era considerata come uno dei motivi alla base delle proteste di massa contro i regimi comunisti di numerosi paesi est-europei. Basti pensare all’importanza che ebbero le chiese della DDR negli anni precedenti la caduta del muro di Berlino.

Cristiani in Cina

Secondo Introvigne, la strage di Tienanmen coincise con l’inasprimento della repressione delle religioni in Cina.

Risveglio e repressione
Tra chi manifestava 30 anni fa c'erano molti studenti appartenenti a Chiese domestiche protestanti. E oggi è generalmente riconosciuto che Tienanmen sia stato un potente fattore di risveglio del movimento delle Chiese domestiche. Come reazione alla brutale repressione di Piazza Tienanmen, molte persone, deluse dall’ideologia atea del PCC, si rivolsero al cristianesimo, soprattutto nella versione proposta dalle Chiese domestiche. Introvigne parla di “risveglio post-Tienanmen” che avrebbe prodotto condizioni favorevoli per l’emergere di nuovi movimenti religiosi.

Cristiani con la Bibbia

D’altro canto, la rivolta popolare alimentò una paura paranoica della religione tra la nuova generazione di leader del PCC. Onde evitare in Cina il medesimo destino dei paesi del blocco sovietico, si convinsero che il controllo e la repressione della religione fossero indispensabili. L’esito di queste paure fu la repressione della minoranza musulmana degli uiguri nello Xinjiang, l’aumento della pressione sui buddhisti tibetani e una campagna denigratoria internazionale ai danni del Dalai Lama, nonché controlli più rigidi sulle Chiese domestiche e sui fedeli del Falun Gong.

Il potere della religione
“Non importa se questa interpretazione di Tienanmen sia stata corretta: molto più importante è invece considerare il fatto che il PCC lo abbia creduto con fervore, agendo come se lo fosse - spiega Introvigne -. I leader del partito comunista, quali per esempio l’attuale presidente cinese Xi Jinping, si sono formati in aule dove questa lettura degli eventi del 1989 è stata inculcata come un dogma. Gli stessi carnefici che hanno ucciso 10 mila manifestanti in Piazza Tienanmen nel 1989, hanno poi proseguito nell’arrestare, torturare e uccidere milioni di credenti nei decenni successivi, convinti che le loro vite fossero sacrificabili per perseguire l’obiettivo maggiore: salvare il potere del comunismo cinese dal potere ‘diabolico’ della religione che aveva mostrato la propria minacciosa faccia in Piazza Tienanmen e distrutto il comunismo nell’URSS e altrove”.

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