Un nuovo inizio per il movimento ecumenico

Si apre oggi in Germania l’11. Assemblea del Consiglio ecumenico

31 agosto 2022  |  Gaëlle Courtens

foto: Albin Hillert/WCC

Sono elevate le attese poste ai delegati e alle delegate delle 352 chiese cristiane giunti a Karlsruhe (Germania) dai cinque continenti per deliberare sull’indirizzo di lavoro del più grande organismo ecumenico esistente: il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), nato ad Amsterdam nel 1948, sulle ceneri della Seconda guerra mondiale. Al centro dell’attenzione dei circa 4000 partecipanti sarà il tema della riconciliazione, con il motto: “L'amore di Cristo conduce il mondo alla riconciliazione e all'unità”. Ad aprire oggi pomeriggio i lavori dell'Assemblea sarà il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier
Nella conferenza stampa di apertura dell’evento, il quale si svolgerà dal 31 agosto all’8 settembre, e che a causa della pandemia si tiene con due anni di ritardo, il segretario generale ad interim, il romeno padre Ioan Sauca, non ha nascosto le sfide che il CEC si trova ad affrontare. “Qualcuno addirittura ha detto che l’Assemblea del 2022 sarà difficile almeno quanto quella del 1948 - tante sono oggi le guerre, le ostilità, le crisi e le divisioni, anche all’interno delle stesse chiese. Possiamo dire che quest’assemblea sarà un nuovo inizio”.

Il segretario generale ad interim del Consiglio ecumenico delle chiese, padre Ioan Sauca, alla pre-assemblea dei giovani

Nelle scorse settimane, in ambito ecclesiastico e non, si sono alzate voci che non hanno gradito la decisione a giugno del Comitato centrale del CEC di non sospendere la Chiesa ortodossa russa dall’organismo, nonostante il plateale sostegno da parte del suo Patriarca Kirill alla guerra di Vladimir Putin in Ucraina. C’è anche chi, di fronte allo scisma tre anni fa tra Chiesa ortodossa russa e Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, ha decretato la fine del cosiddetto “ecumenismo del consenso”. Ma il segretario generale nella conferenza stampa ha insistito: “Come cristiani non possiamo che lavorare a favore dell’unità visibile, ed è per questo che mettiamo il CEC a disposizione come una piattaforma di dialogo”. 
Lo stesso Sauca ad agosto si era recato in Ucraina, per incoraggiare le chiese del paese - che non sono ancora membro del CEC - a partecipare all’assemblea di Karlsruhe e far sentire la propria voce. “Fino all'ultimo non sapevamo se sarebbe stato possibile, ma ora è finalmente giunta una delegazione ucraina composta da 11 rappresentanti di chiese”, ha fatto sapere Sauca. “Il nostro auspicio - ha detto nel corso della conferenza stampa - è che le delegazioni russe e ucraine si siedano ad un tavolo, almeno per ascoltarsi. Sarebbe la prima volta che si incontrerebbero”. Intanto, ha rivelato Sauca, in questi giorni ha già visto russi ed ucraini condividere insieme un pasto. Ma Sauca ha anche ribadito che non è il CEC che può parlare al posto delle singole chiese locali, ma che tocca a loro prendere la parola. “Non sono un profeta - ha aggiunto - ma guardo ai prossimi giorni con molta speranza”. 

La potenzialità del dialogo

La vescova Petra Bosse-Huber della Chiesa evangelica in Germania (EKD), a capo del Comitato di organizzazione dell’Assemblea, ha voluto ricordare la fondazione del CEC nel 1948: “L’assemblea costitutiva discusse a lungo sull’opportunità, dopo la Seconda Guerra mondiale, di ammettere tra i membri la chiesa tedesca, che pure si era macchiata di connivenza con il regime nazionalsocialista. Decise a favore. Ebbene, posso dire che oggi non saremmo certo la chiesa che siamo, se in quell’occasione non fossimo stati accolti in seno al CEC”. È con questa prospettiva, secondo Bosse-Huber, che bisogna guardare a tutti i conflitti e alla potenzialità che rappresenta il dialogo: tenere la porta aperta, non chiuderla. “Il CEC non ha mai avuto così urgentemente bisogno di un’assemblea generale come adesso. Ci riuniamo, malgrado il dilagare di violenze, guerre, sfruttamento, e credo proprio che l’energia dello Spirito Santo è qui, con noi”, ha concluso.

Una settimana per continuare a "camminare insieme"

Il segretario generale Sauca ha ricordato la vocazione del CEC: "camminare insieme verso l'unità visibile, nonostante tutte le differenze". Mentre la vescova Heike Springhardt della Chiesa evangelica del Baden, che ospita l'evento, ha ricordato la specificità proprio di Karlsruhe, sul confine tra la Germania e la Francia, città che può raccontare tante storie di riconciliazione, storie di popolazioni vicine che si sono fatte la guerra per anni e che sono state in grado - nonstante tutto il dolore e la sofferenza - di costruire la pace: "la mia spernaza nasce da lì. Perché sappiamo che è possibile".

Cosa succede nei prossimi giorni?

A Karlsruhe si concludono oggi le pre-assemblee dei giovani, delle popolazioni indigene, delle persone con disabilità e quella relativa all'impegno di donne e degli uomini per la giustizia. Le giornate saranno scandite da preghiere mattutine e serali, cinque plenarie e riflessioni teologiche, studi biblici, conversazioni ecumeniche, meeting confessionali e regionali, oltre che momenti più “istituzionali” e tecnici come le commissioni, i report e le elezioni. Si terranno anche degli spazi in modalità "social forum”, ovvero i Brunnen (‘fontana’ in tedesco), dove si svolgeranno workshop, mostre, attività culturali e performance.
L’Assemblea, massimo organo di governo del CEC, di norma si riunisce ogni 8 anni (l’ultima volta fu a Busan, in Corea del Sud, nel 2013). Tra i suoi compiti figura la valutazione dell’operato del Consiglio esecutivo, l’elezione del Comitato centrale e dei suoi moderatori, l’indicazione della linea “politica” del CEC, l’elaborazione di dichiarazioni pubbliche, il varo delle linee-guida sulle finanze. Le decisioni vengono prese con il metodo del “consenso”. 

Il Comitato centrale del CEC riunito lo scorso giugno nel quartier generale a Ginevra

Il CEC ha la sua sede a Ginevra (CH) presso il "Centro ecumenico" de Le Grand Saconnex, e riunisce chiese, denominazioni e associazioni ecclesiali di più di 120 paesi e territori in tutto il mondo, rappresentando oltre 580 milioni di cristiani e cristiane. Ne sono membro chiese ortodosse, anglicane, battiste, luterane, metodiste, riformate, presbiteriane, vecchio-cattoliche, nonché chiese unite e indipendenti. Mentre le chiese fondatrici del CEC erano soprattutto europee e nordamericane, oggi la maggior parte delle chiese membro si trova in Africa, Asia, Caraibi, America Latina, Medio Oriente e Pacifico.

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