Consiglio ecumenico: sì al dialogo con Kirill

Il Comitato centrale ha rigettato la mozione dei protestanti svizzeri

23 giugno 2022

Il Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle chiese riunito a Ginevra, di nuovo in presenza dopo 4 anni (foto: WCC)

(gc/ve) Il Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC) riunito a Ginevra dal 15 al 18 giugno e composto da 120 delegati provenienti da tutto il mondo, ha tenuto la sua ultima sessione prima dell'Assemblea generale dell’organismo ecumenico mondiale in agenda a settembre a Karlsruhe (Germania).
Tra gli ordini del giorno figurava la presa in esame di un’eventuale sospensione della Chiesa ortodossa russa, membro del CEC dal 1961. Il Sinodo della Chiesa evangelica riformata in Svizzera (CERiS), nel corso della sua sessione svoltasi a Sion (VS) dal 12 al 14 giugno, visto il sostegno del Patriarca di Mosca Kirill alla brutale guerra di aggressione di Vladimir Putin, aveva votato a favore di una mozione da sottoporre al Comitato centrale relativa alla sospensione della Chiesa ortodossa russa dall’organismo mondiale. A portare le istanze delle chiese riformate svizzere al Comitato centrale è stato il pastore Serge Fornerod, delegato a Ginevra della CERiS. 

No alla sospensione, sì al dialogo

Il Comitato centrale del CEC all’unanimità ha deciso di rigettare l'idea di avviare un processo di sospensione della Chiesa ortodossa russa. Ma nella sua dichiarazione finale sull’Ucraina ha chiaramente condannato l'abuso del linguaggio religioso per giustificare la guerra in Ucraina. Ha esortato la Chiesa ortodossa russa e le chiese ucraine a utilizzare il CEC come una piattaforma di dialogo. Secondo il CEC, quello di costruire ponti, lavorare per e nella fiducia, è sempre stato un suo tratto distintivo. Il Comitato centrale ha inoltre preso atto della richiesta di adesione della Chiesa ortodossa ucraina al CEC e ha invitato i rappresentanti delle chiese ucraine a partecipare all'assemblea di Karlsruhe. Contestualmente ha chiesto di avviare un esame teologico sui "nazionalismi cristiani", mentre il segretario generale del CEC ha in programma un prossimo viaggio sia a Mosca che a Kiev.
Sia la decisione relativa alla non sospensione della Chiesa ortodossa russa, così come la dichiarazione sull'Ucraina, sono state prese con i delegati della Chiesa ortodossa russa del Comitato centrale. È quanto si apprende da un comunicato stampa diffuso dalla CERiS. 

Il Comitato centrale del CEC in plenaria (foto: WCC)

Il dibattito con i delegati russi

Di ritorno da Ginevra il pastore Fornerod, a proposito del dibattito del Comitato centrale del CEC sulla sospensione della Chiesa ortodossa russa, ha dichiarato: “L’atmosfera in cui si è svolta era tesa, concentrata, ma rispettosa delle varie posizioni. I colleghi russi hanno fatto delle domande, cosa che ci indica comunque una volontà di dialogo, nonostante la situazione difficile”, si legge nel comunicato stampa della CERiS, che così prosegue: “Una giovane delegata russa ha voluto ricordare quanto la giovane generazione di teologi ortodossi russi abbia beneficiato negli ultimi decenni dei programmi di formazione del CEC. Una possibilità che andrebbe persa se si chiudesse la porta alla Chiesa ortodossa russa. Piuttosto, ha detto la giovane, dovremmo valutare insieme la dimensione teologica dei sermoni del Patriarca”, ha riferito Fornerod.

Bene l’invito alle chiese ucraine

La presidente della CERiS, Rita Famos, per parte sua ha commentato: "Il fatto che una delegazione ucraina sia stata invitata a Karlsruhe è un chiaro segnale. La dichiarazione del Comitato Centrale, approvata anche dai delegati russi, afferma da un lato la condanna della legittimazione della guerra e dall'altro la volontà di portare le parti al tavolo delle trattative”.

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