Kirill sempre più solo

Ex-spia del KGB e già contrabbandiere di sigarette, chi è il patriarca di Mosca e di tutte le Russie?

16 marzo 2022

foto: wikimedia commons

Tra un passato da agente segreto del KGB a Ginevra, il contrabbando di sigarette con l’Iraq e il suo chalet svizzero, chi è veramente Kirill, il leader spirituale della Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di Mosca che sostiene la guerra di Putin contro l’Ucraina?
Cosa si sa di questo personaggio, tanto influente quanto misterioso, i cui propositi bellicistici stanno causando un terremoto tra i suoi stessi ranghi?

Anne-Sylvie Sprenger, giornalista di protestinfo.ch, ne ha parlato con il francese Antoine Nivière, docente all’Università della Lorena, esperto di storia culturale e religiosa russa.

Come valuta l'atteggiamento del patriarca Kirill da quando l’esercito di Putin ha invaso l’Ucraina?

Si tratta di un atteggiamento in linea con la lunga tradizione del Patriarcato di Mosca, che ha sempre intrattenuto stretti legami con le autorità, prima con l'Unione Sovietica e ora con il regime del presidente Putin. Nonostante le affermazioni relative ad una “nuova Russia”, il Patriarca Kirill non si è mai staccato dall’eredità che hanno lasciato l’URSS e i suoi servizi segreti, da cui lui stesso proviene.

Cioè, il capo della Chiesa ortodossa russa ha dei trascorsi nel KGB, proprio come Putin?

Esatto. Quando, all'inizio degli anni '90, gli archivi del KGB furono messi brevemente a disposizione di una commissione parlamentare d'inchiesta della Duma, l'allora arcivescovo Kirill (Gudayev) vi apparve con il nome in codice "Mikhailov", quale agente reclutato dal KGB nel clero del Patriarcato di Mosca, e questo in ragione degli impegni che come rappresentante del Patriarcato aveva presso il Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC) a Ginevra. All’epoca se ne parlò nella stampa russa.

Con il nome in codice "Mikhailov", Kirill fu agente del KGB a Ginevra quando lavorò per il Consiglio ecumenico delle chiese

Quindi saremmo ancora in una sorta di unione sacra tra lo Stato e la chiesa?

Si tratta di una doppia unione. In primo luogo c'è la tradizione di sottomissione della gerarchia della Chiesa ortodossa al potere politico che risale al Medioevo, ma che è stata rafforzata in epoca sovietica dal controllo assoluto e dall'uso della Chiesa a beneficio degli interessi politici dell'URSS, in particolare sulla scena internazionale dalla seconda guerra mondiale in poi. Ma c’è anche un’altra tradizione, quasi millenaria, che riguarda il nazionalismo incentrato sull’ortodossia. Putin ha giocato molto su questo. Dopo la scomparsa dell'ideologia marxista dell'era sovietica, era necessario riempire questo vuoto, e la religione è stata rapidamente percepita come un forte elemento di identificazione nazionale che ha permesso di marcarsi dall'Occidente.

L’omelia del Patriarca Kirill tenuta lo scorso 6 marzo e in cui evocava la nozione di guerra santa, va dunque intesa in questo senso?

Assolutamente. Come Putin, il patriarca Kirill ha adottato la teoria dello scontro di civiltà. Da diversi anni, sta propagandando quello che lui chiama il "mondo russo", Ruskij mir, cioè un mondo ortodosso e nazionalista, sottolineando i valori tradizionali e opponendosi all'Occidente, visto come perverso, decadente e moralmente degenerato. Da qui, in particolare, la sua grande diatriba sui gay pride, che sarebbero parte di un piano occidentale per distruggere la società russa. Per lui, la responsabilità di questo conflitto è dell'Occidente, che vuole imporre questo tipo di comportamento.

Come Putin, il patriarca Kirill ha adottato la teoria dello scontro di civiltà.

 — Antoine Nivière

Non ha sempre portato avanti questa linea?

No, è diventato gradualmente più radicale, un po' come il presidente Putin. Inizialmente era un teologo piuttosto liberale. Era un discepolo del metropolita Nicodemo di Leningrado, il metropolita dell'ecumenismo, che morì tra le braccia di papa Giovanni Paolo I in Vaticano. Nel 1989 Kirill diventa il presidente del Dipartimento degli Affari Esteri del Patriarcato di Mosca. Una posizione delicata che gli imponeva di difendere gli interessi dello Stato. Da quando è diventato patriarca nel 2009, è diventato ancora più rigidamente conservatore.

Come si spiega questa radicalizzazione?

Per la sua vicinanza al potere. Man mano che le relazioni tra la Russia e l'Occidente diventavano più tese, egli sviluppò sempre più questa teoria dello scontro di civiltà. Comunque, come patriarca egli è a capo di tutta la Chiesa ortodossa russa e quindi non può prescindere dalla sua base. E la maggior parte del clero russo è ancora molto tradizionalista e conservatore. E lo stesso vale per la stragrande maggioranza dei fedeli: basti pensare alle signore di una certa età appartenenti ad una vecchia generazione assai sospettose dell'ecumenismo e dell'Occidente.

Cosa può dirci della personalità di questo patriarca?

È una persona molto autoritaria e assetata di potere. A differenza del papa nel cattolicesimo romano, nella teologia ortodossa il patriarca rimane uguale agli altri vescovi. Eppure questo patriarca pensa e si comporta come se fosse al di sopra degli altri. Il suo nome dovrebbe figurare sulla lista degli oligarchi sanzionati dall'Unione europea.

Kirill dovrebbe figurare sulla lista degli oligarchi sanzionati dall'Unione europea

 — Antoine Nivière

Come mai?

Ha fatto fortuna negli anni 2000, quando era a capo degli Affari esteri del Patriarcato di Mosca e l'Iraq era sotto embargo statunitense. All’epoca la Russia appoggiava l'Iraq, inviando medicine e altri beni di prima necessità. Il commercio delle sigarette era stato affidato alla Chiesa russa, che ne prendeva la decima. Il patriarca Kirill ha così rafforzato il suo patrimonio personale. Possiede uno chalet in Svizzera, apparentemente nel cantone di Zurigo: è uno sciatore incallito sin dall'infanzia. Insieme a suo fratello, che è stato a lungo il rappresentante del Patriarcato di Mosca al CEC, hanno tessuto profondi legami con la Svizzera. Dovrebbero esserci anche dei conti bancari lì...

Con Putin, che legami ha?

Negli anni 2000 e fino ai primi anni 2010, c'era una sorta di buona intesa tra i due. Amavano mettersi in mostra insieme, specialmente al monastero di Valaam su un'isola del lago Ladoga vicino a San Pietroburgo, la città dove erano nati entrambi. Putin vi fece costruire una delle sue tante dacie, e un'altra dacia lussuosa fu costruita accanto per il patriarca.

E ora?

I rapporti si sono raffreddati. Questo è dovuto al fallimento di Kirill nel mantenere tutti gli ortodossi ucraini sotto l’ala del Patriarcato di Mosca, nonostante le promesse fatte a Putin. Ultimamente, un po’ come il presidente russo, anche Kirill si è ritirato dalla scena pubblica. Da due anni vive nella sua dacia di lusso alla periferia di Mosca, con il pretesto che ha paura del Covid. Esce solo molto raramente, per grandi feste o riunioni al Cremlino. E quindi, inevitabilmente, è disconnesso dalla realtà. (da: protestinfo.ch; trad. e adat.: G. Courtens)

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