Il contributo della teologia alla vita politica

Una riflessione sul peso della sete di potere degli esseri umani

23 febbraio 2022  |  Antoine Nouis

(Foto: Colin Lloyd - unsplash)

La Bibbia parla di un Dio che si interessa alla vita degli esseri umani. Se in Gesù Cristo egli è venuto ad abitare in mezzo a noi, la nostra vita è importante ai suoi occhi - e lo è anche nelle sue implicazioni politiche. Come affermato dal teologo protestante francese André Dumas: “Costringere Dio a limitarsi all’ambito personale significa amputarlo della sua universalità, ridurlo al rango di un cappellano, di un assistente spirituale privato, lui che è Signore e servitore di tutta la terra”. Quando si interroga la Bibbia al riguardo si trovano due risposte contrapposte: la politica è utile e persino necessaria, mentre il potere così come viene esercitato dai politici è spesso diabolico.

Ambivalenza del politico

La presenza di uno Stato è necessaria. Un saggio disse: “Pregate per lo Stato, perché senza di esso gli esseri umani si divorerebbero gli uni gli altri”. Quando non c’è uno Stato vige la legge della giungla e delle mafie e la ragione è del più forte, ma ciò è il contrario della giustizia. È in questa prospettiva che possiamo intendere il passaggio in cui l'apostolo Paolo esorta a sottomettersi all’autorità, che egli definisce così: “È infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male” (Romani 13, 4).

Costringere Dio a limitarsi all’ambito personale significa amputarlo della sua universalità.

 — André Dumas

Se il potere è necessario, esso è anche diabolico secondo l’adagio di Charles-Louis de Montesquieu: “Ogni uomo che ha un certo potere è portato ad abusarne”, che equivale a dire che l’uomo di potere tende a essere prigioniero della propria sete di potere. Il filosofo ne consegue la necessità di contropoteri affinché il potere arresti il potere. Di fronte a questa impossibile necessità del politico quale può essere il ruolo delle chiese? Secondo l’esperto protestante di etica Éric Fuchs si manifesta in tre modalità.

Funzione profetica: la Chiesa come contropotere. Il filosofo Régis Debray ha avuto una funzione politica come consigliere del presidente François Mitterrand. In un colloquio sull’incontro delle religioni e della cultura ha detto: “Abbiamo troppi amministratori e non abbastanza profeti. Non bisogna dire male degli amministratori. Fanno il loro lavoro. Mandano avanti la bottega. Ma il politico è in un vicolo cieco perché non può dire la verità, incastrato com’è tra i vincoli economici e i compromessi necessari per farsi rieleggere”.
Il filosofo si rivolge alle chiese e domanda loro di usare la propria libertà di parola: “Gli ambasciatori del Vangelo possono abbandonare i poveri alla loro povertà, gli oppressi all’oppressione e Dio ai Cesari che si servono del suo nome per uccidere o per invadere?”

Libere dai vincoli della gestione, le chiese devono far risuonare la loro parola profetica.

 — Régis Debray

Se il ruolo dello Stato è di amministrare, quello della chiesa è di ricordare che ci sono valori più importanti della gestione. Esempio emblematico è quello dei migranti. Nel momento in cui lo Stato ha una politica troppo manageriale della questione, la chiesa svolge il suo ruolo interpellandolo sulla dignità incondizionata di ogni essere umano, foss’anche uno straniero clandestino.

Funzione sapienziale: la Chiesa come accompagnamento. Il filosofo ortodosso Vladimir Soloviev diceva che il ruolo dello Stato non è di trasformare la società in paradiso, ma di evitare che diventi un inferno. Lo scopo della politica non è di portare il bene - la storia ha dimostrato che ogni volta che si è voluto imporre il bene si è fatto il male -, ma di mettere barriere al potere del male e di portare un po’ di giustizia.
Il rischio dell’atteggiamento profetico è quello di non sporcarsi le mani, e nel contempo di non intervenire concretamente. Il rischio dell'atteggiamento sapienziale è quello di spuntare le spine del Vangelo fino a ridurlo a un umanesimo addomesticato. Per questo possiamo aggiungere una terza modalità, che è la modalità sacerdotale.

La chiesa è a fianco dello Stato nella sua lotta per una maggiore giustizia.

 — Vladimir Soloviev

Funzione sacerdotale: la preghiera per le autorità. In questo registro la chiesa non interviene direttamente nella politica, ma prega per coloro che esercitano responsabilità nello Stato e forma uomini e donne che saranno cittadini che si assumeranno le proprie responsabilità nella città.
La preghiera per le autorità è un antidoto contro l’odio in politica e la denigrazione sistematica che è in voga ai nostri giorni. Michel Rocard ha affermato, in una intervista a Le Monde: “L’opinione è divenuta consumistica e, con l’aiuto di una certa stampa, i responsabili politici - si trattasse anche del presidente o del primo ministro -, possono essere insultati a piacimento. E questo è insopportabile per chi sta loro vicino […]. Oggi veniamo insultati, ci vogliono poveri e ci dileggiano. I nostri re avevano il loro buffone, ma il buffone non entrava nella cattedrale. Oggi i buffoni occupano la cattedrale e gli uomini politici devono domandare loro perdono”.
Secondo il filosofo Vladimir Jankélévitch la democrazia è l’arte di gestire i disaccordi in modo civile. Dobbiamo pregare affinché ci sia un po’ più di civiltà nei dibattiti democratici, poiché il contrario della civiltà è l’odio; e l’odio spiana la strada alla tirannia. (da Réforme; trad. it. G. M. Schmitt; adat. P. Tognina)

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