Suffragio femminile. La Svizzera un caso particolare

Il ritardo elvetico in materia di partecipazione politica delle donne

16 febbraio 2021  |  Barbara Ludwig

Una "democrazia a metà" (foto Sozialarchiv Zurigo)

Lo storico Josef Lang spiega perché il suffragio femminile è stato a lungo osteggiato dagli uomini cattolici e protestanti. Secondo l'ex politico dei Verdi, l’esercito avrebbe influenzato e condizionato la mentalità dei votanti maschi.

Lenti come lumache

Nel 1928 ebbe luogo a Berna la prima Esposizione nazionale svizzera del lavoro femminile (Saffa). All’epoca le donne in Austria e in Germania prendevano parte alle elezioni politiche già da dieci anni. Nel quadro della Saffa le suffragette svizzere protestarono contro il ritardo della Svizzera: in una manifestazione, trascinarono per le vie di Berna una enorme lumaca.
Lo storico Josef Lang, intervenuto nel corso di una conferenza Zoom sul tema “Democrazia e suffragio femminile”, organizzata dalla Biblioteca di Zugo in collaborazione con la casa editrice zurighese “Hier und Jetzt”, ha affermato che nel 1928 la Svizzera era più vicina al suffragio femminile di quanto non lo fu nel 1958, quando si svolse una seconda edizione "addomesticata" dell’esposizione femminile, e nel 1959, quando gli uomini svizzeri respinsero nettamente alle urne il diritto di voto e di eleggibilità delle donne.
“La Svizzera non è diventata un caso particolare negli anni Venti del secolo scorso", ha detto Lang, "bensì dopo la seconda guerra mondiale”.

La "lumaca Saffa", 1928 (foto Sozialarchiv Zurigo)

Minoranza favorevole

Lo storico ha ricordato uno studio della “Neue Zürcher Zeitung”, risalente al 1959, dal quale risultava che tra i cattolici (25%) e i protestanti (37%) gli uomini sostenitori del suffragio femminile costituivano una minoranza. Benché vi fosse una netta differenza confessionale, lo storico non vi attribuisce un peso decisivo. Più significativi, secondo Lang, sono gli aspetti che univano gli uomini tra di loro. “L’elemento più importante che cattolici e protestanti di sesso maschile avevano in comune era l’esercito e la percezione della seconda guerra mondiale”.
La regressione ebbe inizio già negli anni Trenta del secolo scorso, quando i conservatori cattolici lanciarono una massiccia campagna contro il doppio reddito coniugale, ha affermato Lang. Successivamente, nel corso della seconda guerra mondiale, "il contributo delle donne all’economia venne sistematicamente sottostimato", perché "si voleva impedire che le donne iniziassero ad avere un ruolo troppo importante nell’economia”.

"Le chiese e il suffragio femminile", Segni dei Tempi RSI La1

RSI

Mannevolk e Frauevolk

Secondo Lang, tale sviluppo si sarebbe rafforzato durante la guerra fredda: “Negli anni Cinquanta emerse in Svizzera l'idea di un Volkskörper (“corpo del popolo”) di chiara impronta maschile-militare”. In quel decennio si diffuse una “segregazione di genere” più marcata che negli anni ’20, un fenomeno che si manifestava anche nel linguaggio quotidiano, quando per esempio si parlava di Mannevolk (“popolo di uomini”) e Frauevolk (“popolo di donne”). "Fino al 1971", ha proseguito Lang, "quando una maggioranza di uomini concesse la partecipazione politica alle donne, gli elementi che univano gli uomini tra di loro impedirono ogni progresso".

Maschilismo cattolico

Nel corso della conferenza Zoom, Josef Lang ha sostenuto che nell'immediato dopoguerra i cattolici respinsero il suffragio femminile in quanto "nel cattolicesimo l'idea del Volkskörper (“corpo del popolo”) maschile-militare si sommò alla visione della chiesa come un corpo con un capo, il papa infallibile, e le membra". Per Lang non vi sono dubbi: uno dei principali oppositori del suffragio femminile fu Karl Wick, consigliere nazionale dal 1931 al 1963 e caporedattore del giornale conservatore “Vaterland”. Lang ha citato l’esponente cattolico: “Siamo contro il suffragio femminile perché nella Chiesa cattolica, modello della nostra società, soltanto gli uomini possono essere sacerdoti”.
Soltanto nella seconda metà degli anni Sessanta, ha affermato Lang, si è aperta la strada per un sì al suffragio femminile: è iniziata la lenta erosione del militarismo e, con il Concilio Vaticano II, anche del clericalismo. “Il Vaticano II ha rafforzato i laici e quindi anche le donne. E ha indebolito il clero”.

Negli anni Cinquanta emerse in Svizzera l'idea di un Volkskörper (“corpo del popolo”) di chiara impronta maschile-militare.

 — Josef Lang

Erosione del militarismo e del clericalismo

La crisi del Volkskörper (“corpo del popolo”) maschile-militare colpì in modo uguale tanto i protestanti quanto i cattolici. “Una nuova generazione di giovani uomini cominciò a prendere le distanze dall’esercito”. Per esprimere questo distacco, molti giovani si fecero crescere i capelli. Secondo Josef Lang, il fenomeno fece discutere più in Svizzera che altrove: “In nessun altro paese d’Europa si discusse in modo così acceso sui capelli lunghi come nella Svizzera di allora”. (kath.ch; trad. it. G. M. Schmitt; adat. P. Tognina)

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