Banca Nazionale disinvesta dalle energie fossili

Pane per tutti chiede alla BNS di cambiare politica d'investimenti

28 febbraio 2021  |  Lucas Vuilleumier

Il 30 aprile, lo specialista di giustizia climatica di Pane per tutti, Yvan Maillard, si presenterà all'assemblea generale della Banca nazionale svizzera per contestare la sua politica di investimenti nel settore dei combustibili fossili. Per far sentire la sua voce, l'ONG cristiana elvetica è diventata azionista della BNS.

Responsabilità della crisi climatica

Quando si parla di giustizia climatica, emerge oggi un dato piuttosto semplice: la maggior parte dei paesi che soffrono del riscaldamento globale sono quelli che vi hanno partecipato meno. Infatti, è nei paesi sviluppati che si investe di più in fonti energetiche non sostenibili e, soprattutto, si inquina con relativa impunità.
Nell'ambito della loro campagna quaresimale 2021, lo scorso 17 febbraio le organizzazioni umanitarie cattolica e protestante, Sacrificio Quaresimale e Pane per tutti, hanno lanciato una petizione dal titolo "La Banca Nazionale Svizzera rinunci agli investimenti nelle energie fossili non rinnovabili". La campagna è guidata da Yvan Maillard, il quale interverrà all'Assemblea generale della BNS per interpellare la BNS sul tema delle energie non rinnovabili.

Un manifesto dell'Alleanza per il clima

Appello alla conversione

Per poter partecipare all'assemblea della BNS, Pane per tutti, membro dell'Alleanza per il clima, ha acquistato un'azione della BNS del valore di circa 5000 franchi. Davanti al Consiglio della Banca e a tutti gli azionisti, principalmente cantoni e privati, Yvan Maillard intende sottolineare il fatto che alla fine del 2019 la BNS deteneva quasi sei miliardi di dollari in azioni di società che producono combustibili fossili. Lo specialista di Pane per tutti vuole ribadire che l'istituto bancario svizzero può fare meglio ed "essere proattivo nella ricerca di investimenti sostenibili". L'attuale strategia, secondo Miges Baumann, responsabile della politica di sviluppo di Pane per tutti, promuoverebbe "una traiettoria di riscaldamento globale da quattro a sei gradi", uno sviluppo che supererebbe di gran lunga il livello concordato nell'accordo sul clima di Parigi.

Yvan Maillard

Il carbone e la sostenibilità

Negli ultimi tempi, la BNS ha tuttavia fatto alcuni passi, in particolare ritirando, nel dicembre 2020, i suoi investimenti dalle miniere di carbone. Secondo Yvan Maillard si tratterebbe però di un passo insufficiente. "La BNS si è ritirata da società che stavano per fallire o il cui valore delle azioni era estremamente basso, e inoltre questo ha coinvolto solo cinque società su tutte quelle che compongono il suo portafoglio azionario". Secondo Antoine Amiguet, avvocato e vicepresidente dell'associazione Sustainable Finance Geneva, quelli nei combustibili fossili sono solo una piccola parte degli investimenti che la BNS potrebbe rivedere. "La BNS sarà senza dubbio chiamata a seguire regole di sostenibilità ancora più severe in futuro. Ogni azienda in cui la BNS investe dovrebbe anche rispettare i diritti umani e attenersi a principi di buona governance".

La posizione della Banca

La BNS, recentemente contattata, ha fatto sapere di operare con crescente cautela e serietà nell'esame dei suoi investimenti futuri, come di quelli attuali. "La BNS si astiene dall'acquistare azioni di società che violano massicciamente i diritti umani fondamentali, causano sistematicamente gravi danni ambientali o sono coinvolte nella fabbricazione di armi condannate a livello internazionale", spiega Alain Kouo, responsabile della comunicazione a Berna. Tuttavia, secondo Yvan Maillard, una parte del portafoglio azionario rimane segreto, e le recenti dichiarazioni di Thomas Jordan (presidente del consiglio di amministrazione della BNS, ndr.) su "Le Temps" del 5 febbraio lo preoccupano. "Secondo Jordan, la BNS mantiene degli investimenti in società legate ai combustibili fossili, poiché queste avrebbero promesso di fare la transizione verso la sostenibilità. Ma secondo Maillard ci vorrebbero decenni prima che le compagnie petrolifere possano davvero fare la transizione. Il 99% del loro fatturato è generato dai combustibili fossili e l'1% è concentrato sulle energie del futuro".

"Il funerale del ghiacciaio", Segni dei Tempi RSI La1

RSI

Transizione economica

Ma una transizione ecologica non comporta dei rischi economici? Secondo Antoine Amiguet, "quando si cambia la composizione di un portafoglio, bisogna ovviamente fare molta attenzione. Cambiamenti troppo bruschi possono avere un impatto negativo sulle sue prestazioni. Ma questo può essere fatto per gradi". La BNS, spesso accusata di essere in ritardo per quanto concerne la sua consapevolezza etica, è cauta, ma visibilmente impegnata: "Si tratta soprattutto di valutare le conseguenze del cambiamento climatico per l'economia, la stabilità finanziaria e la gestione delle nostre riserve monetarie, in modo da poter adempiere sempre al nostro mandato legale. Questo è il motivo per cui stiamo lavorando a stretto contatto con altre banche centrali, in particolare all'interno della Rete di banche centrali e dei supervisori, allo scopo di rendere più "verde" il sistema finanziario". Secondo Antoine Amiguet, la pressione del pubblico e dei politici, che sono "sempre più preparati e informati sulle questioni relative alla finanza sostenibile", porterà a dei cambiamenti. "È probabile che la BNS, a lungo termine, adatterà completamente le sue pratiche", si rallegra l'avvocato.
Mentre prepara il suo discorso del 30 aprile, durante il quale spera di poter presentare almeno 3000 firme, Yvan Maillard commenta: "La BNS è certamente in grado di sorprenderci positivamente, ma penso anche alle mozioni parlamentari dei Verdi e dei Socialisti, che non hanno avuto successo. (da ProtestInfo; trad. it. P. Tognina)

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