Berset e il Consiglio svizzero delle religioni

Chiesto un incontro per riaprire chiese, moschee e sinagoghe

02 maggio 2020

(Georges Scherrer) "Durante la crisi del coronavirus il senso di solidarietà e la volontà dei membri del Consiglio svizzero delle religioni di agire insieme sono cresciuti", ha affermato Harald Rein, vescovo della Chiesa cattolica cristiana della Svizzera e attuale presidente del Consiglio.
Una delegazione del Consiglio desidera ora un incontro con il consigliere federale Alain Berset per discutere della possibilità di celebrare nuovamente funzioni religiose pubbliche. Stando a Rein, interpellato dall'agenzia kath.ch, un’interrogazione in questo senso è stata presentata al Consiglio federale, ma non ha ancora ottenuto risposta.

Harald Rein

In questo genere di incontri il Consiglio è rappresentato da almeno tre persone - una per le comunità cristiane, una per la comunità ebraica e una per quella musulmana. Tutto il resto verrà deciso in occasione della prossima seduta del Consiglio prevista lunedì 4 maggio.

Collaborazione con il governo
Il vescovo Rein ha precisato all'agenzia kath.ch che nelle scorse settimane il Consiglio delle religioni è stato interpellato dallo stato maggiore del servizio sanitario dell’esercito, il quale ha chiesto assistenza per compilare un elenco di edifici ecclesiastici - come case parrocchiali e centri comunitari - da adibire eventualmente ad alloggi per membri dell’esercito impiegati con compiti sanitari negli ospedali civili.
"L’esercito ha redatto un catalogo di criteri e insieme con rappresentanti delle forze armate è stato allestito l’elenco richiesto", ha precisato Rein. In caso di emergenza l’esercito avrebbe potuto rapidamente ricorrere a questi edifici. “Tutte le chiese e le religioni hanno partecipato”, ha concluso Rein.

Sul treno delle religioni (Segni dei Tempi RSI)

Più forti insieme
Per quanto concerne la discussione sulla riapertura di chiese, sinagoghe e moschee, Rein ha affermato che tutte le comunità vogliono tornare il più presto possibile a celebrare le loro funzioni religiose, con un numero limitato di partecipanti e tenendo conto delle indispensabili regole di protezione. "All'interno del Consiglio siamo d’accordo che non faremo pressioni sul Consiglio federale, perché non siamo soltanto lobbisti, ma abbiamo anche e soprattutto delle responsabilità nei confronti delle persone”. Se sussiste il rischio di contrarre il contagio o di ammalarsi, ha proseguito Rein, "è  preferibile rinviare le funzioni religiose ancora di due settimane".
Le chiese riconosciute e le associazioni musulmane ed ebraiche ribadiscono che “nessuno vuole mettere fretta eccessiva o esercitare pressioni”. Per questo motivo, ha concluso Rein, "vogliamo presentarci insieme davanti al Consiglio federale". (kath.ch; trad. it. G. M. Schmitt; adat. P. Tognina)

Articoli correlati