La Cina condanna il pastore evangelico Wang Yi

Leader protestante condannato a nove anni di carcere

06 gennaio 2020

Il pastore protestante cinese Wang Yi

(ve/pt) Il pastore protestante Wang Yi sapeva che probabilmente sarebbe stato arrestato. Prima che la polizia facesse irruzione nella sua chiesa, nella città di Chengdu, nel dicembre 2018, aveva preparato una dichiarazione di sei pagine nella quale respingeva le accuse del Partito Comunista Cinese per il suo lavoro in una delle più conosciute chiese sotterranee.
Pochi giorni fa il pastore è stato condannato a nove anni di prigione per "incitamento alla sovversione del potere statale" e "attività commerciali illegali". Fondatore della Early Rain Covenant Church di Chengdu, il 46enne Wang Yi sarà inoltre "spogliato dei diritti politici” per tre anni e dovrà pagare oltre 7000 dollari.

Proteste americane
Wang è un noto leader cristiano ed è stato invitato alla Casa Bianca nel 2006 da George W. Bush per discutere della libertà religiosa in Cina.
Gli Stati Uniti hanno protestato per la condanna pronunciata contro di lui. Il segretario di Stato Mike Pompeo ha criticato il verdetto: "Sono allarmato dal fatto che il pastore Wang Yi, leader della Early Rain Covenant Church di Chengdu, sia stato processato in segreto e condannato a nove anni di carcere con accuse inventate", ha detto. "Pechino deve liberarlo e porre fine alla repressione di cristiani e membri di tutti gli altri gruppi religiosi".
Un altro leader della Early Rain Covenant Church, Qin Defu è stato condannato, lo scorso novembre, a quattro anni di prigione per "operazioni commerciali illegali". Una cinquantina di fedeli sono stati incarcerati, alcuni sono stati maltrattati dalla polizia o messi agli arresti domiciliari, secondo una pagina Facebook gestita da sostenitori della chiesa.

Il pastore protestante Wang Yi

Concorrenza cristiana
"Le condanne detentive e i procedimenti segreti dimostrano che il Partito Comunista Cinese si sente minacciato dalla rapida diffusione del cristianesimo nel Paese, specialmente da chiese che operano al di fuori delle regole del governo", afferma Fenggang Yang, professore di sociologia e direttore del Center on Religion and Chinese Society presso la Purdue University, nello stato dell'Indiana. Secondo il sociologo nella Cina continentale ci sarebbero oggi circa 116 milioni di cristiani protestanti [i membri del Partito Comunista sono circa 90 milioni, ndr.]. "È quasi certo che entro il 2030 ci saranno più cristiani in Cina di qualsiasi altro paese al mondo", afferma Yang. I cristiani in Cina sono prevalentemente protestanti, aggiunge.

Separazione tra stato e chiesa
Le chiese sotterranee "si stanno diffondendo come un incendio" nelle aree rurali della Cina, afferma dal canto suo Willy Lam, professore aggiunto presso il Centro per gli studi sulla Cina dell'Università cinese di Hong Kong. "[Il governo cinese] ha paura che più persone, comprese le persone meno istruite, si rivolgano alla chiesa per i loro bisogni spirituali e non al nazionalismo e al patriottismo ufficiali".
Le chiese sotterranee, che non si sono registrate con il governo e talvolta sono chiamate "chiese domestiche" perché le riunioni sono spesso tenute nelle case dei fedeli, hanno segnalato una maggiore repressione dopo l'introduzione di nuovi regolamenti nel 2018 che hanno vietato gli insegnamenti religiosi "non autorizzati" e imposto ai gruppi religiosi di segnalare qualsiasi attività online.
Secondo Amnesty International il pastore Wang non avrebbe rispettato le direttive del governo che regolano l'iscrizione all'Ufficio cinese per gli affari religiosi. "[Wang] predica la separazione tra chiesa e stato, e ritiene che l'apparato statale del partito non dovrebbe intervenire negli affari della chiesa", afferma Lam.

Il governo cinese teme che un numero crescente di persone si rivolga alla chiesa abbandonando il nazionalismo e il patriottismo

Il pastore Wang Yi e la moglie Jiang Rong

Scarsa libertà religiosa
La Cina è ufficialmente atea, ma la sua costituzione garantisce ai cittadini "libertà di credo religioso" per "normali attività religiose". Il governo cinese riconosce ufficialmente cinque religioni: buddismo, taoismo, islam, cattolicesimo e protestantesimo. Più di una dozzina di gruppi religiosi e spirituali, incluso il Falun Gong, sono bollati come "culti malvagi" e banditi. "Anche nelle chiese ufficiali, telecamere a circuito chiuso e altre apparecchiature di sorveglianza sono installate in ogni luogo di culto in modo che lo stato sappia di cosa parlano il pastore o il prete nei loro sermoni", afferma Lam.

La repressione di Xi
"Il governo vuole costringere tutte le chiese a registrarsi per poterle meglio controllare", afferma Patrick Poon, ricercatore di Amnesty International. La repressione religiosa è peggiorata da quando Xi Jinping, il quale ha combattuto ogni forma di dissenso e incarcerato attivisti per i diritti umani, avvocati e giornalisti, è diventato presidente nel 2013.
Le autorità cinesi hanno rimosso croci e slogan cristiani dalle chiese, sequestrato le loro proprietà, ordinato la chiusura di alcune di esse, afferma Amnesty International.
Centinaia di chiese domestiche protestanti sono state chiuse negli ultimi anni, secondo la Commissione statunitense sulla libertà religiosa internazionale. Alla fine del 2018, una delle più grandi chiese protestanti non ufficiali in Cina, la chiesa di Sion a Pechino, è stata chiusa.

Buddisti e musulmani
Non sono solo i cristiani ad affrontare le persecuzioni in Cina, dove si stima che il 18% della popolazione sia buddista e il 2% della popolazione sia musulmana. Nel lontano Xinjiang nordoccidentale, oltre un milione di uiguri a maggioranza musulmana e altre minoranze etniche sono stati arrestati e sottoposti a "rieducazione", inoltre sarebbero state distrutte molte moschee. Anche in Tibet la repressione è peggiorata. Ad alcuni cittadini della regione, dove è stata implementata un'ampia tecnologia di sorveglianza e gruppi di poliziotti cinesi pesantemente armati tengono d'occhio la capitale Lhasa, è stato ordinato di sostituire gli altari a figure religiose come il Dalai Lama in esilio con santuari a Xi. (da Time Magazine; trad. it. e adat. P. Tognina)

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