Dal Mediterraneo all'Europa

Dal Kirchentag di Dortmund lanciato un Appello per il soccorso in mare

21 giugno 2019

(Paolo Tognina) "Ciò che sta accadendo nel Mediterraneo, è una vergogna, proprio come per Palermo era una vergogna la presenza della mafia", ha dichiarato ieri a Dortmund il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. "Ci hanno sempre detto che salvare le vite dei naufraghi è un obbligo", ha proseguito, "ma oggi stiamo assistendo a una pericolosa svolta: salvare vite umane, ci stanno dicendo, non è più una priorità".

Leoluca Orlando

Difendere i diritti umani
Orlando, rieletto due anni fa sindaco del capoluogo siciliano, è intervenuto al Kirchentag - il grande festival internazionale del protestantesimio tedesco che si sta svolgendo a Dortmund - dove è stato accolto da oltre diecimila persone che lo hanno ascoltato nella Westfalenhalle.
"Se permettiamo ai governi di non più rispettare il diritto delle persone a essere protette e difese solo perché provengono da altri continenti", ha aggiunto, "lasciamo campo libero all'arbitrio, e un giorno questo potrebbe rivoltarsi contro di noi. Oggi se la prendono con gli africani", ha detto ancora Orlando, "domani potrebbe toccare di nuovo agli ebrei, agli zingari, a qualsiasi altra etnia, ai protestanti, ai cattolici, a ciascuno di noi".

La Carta di Palermo
Il capoluogo siciliano aveva già reagito alla cosiddetta "crisi dei profughi" redigendo la "Carta di Palermo", un manifesto intitolato semplicemente "Io sono una persona", nella quale si dichiara che "a Palermo non vogliamo avere paura degli stranieri e non vogliamo vedere nelle persone che vengono da noi un pericolo", ha specificato Leoluca Orlando. Non dimentichiamo, ha detto il sindaco, che chi semina paura e odio - e il riferimento agli attuali governanti italiani non è velato - "mieterà solo violenza".

Orlando ha quindi lodato la cultura tedesca dell'accoglienza, dicendo che si tratta "di un esempio per l'Europa, di cui tutti dovremmo essere fieri e orgogliosi". Il sindaco di Palermo intende promuovere una rete internazionale di sindaci e di esponenti della società civile con la quale denunciare e contrastare la politica che viola i diritti umani. "Noi vogliamo integrare, vogliamo costruire comunità", ha concluso, "i porti devono essere aperti: un porto chiuso non può esistere, così come non può stare in piedi una casa priva di un tetto".

Heinrich Bedford Strohm

Aprite i porti
All'incontro con Leoluca Orlando ha partecipato anche il vescovo luterano e presidente della Chiesa evangelica in Germania Heinrich Bedford Strohm. "Lasciate immediatamente scendere a terra i 43 profughi che da una settimana si trovano a bordo della SeaWatch3", ha detto il vescovo, raccogliendo scroscianti applausi. "In tutta la Germania decine di città e comuni si sono dichiarati pronti ad accogliere quella gente", ha proseguito, "dunque nessuno può venirci a dire che non c'è disponibilità ad accogliere quei profughi. L'Europa non può permettersi di perdere la sua anima rifiutando di aprire i porti a quelle persone".

Heinrich Bedford Strohm

Bedford-Strohm si è poi rivolto alle autorità tedesche e in particolare al ministro degli interni Horst Seehofer il quale ha recentemente espresso lodi per l'attività svolta dalle chiese. "La prendiamo sul serio, signor ministro" ha detto Bedford Strohm, "ma ora basta con le sempolici dichiarazioni, chiediamo atti concreti. L'Europa agisca, subito".

Basta criminalizzare le ong
Il presidente della Chiesa evangelica tedesca ha concluso il suo intervento auspicando "che non si debbe più riaprire, per ogni nave che recupera dei profughi, un estenuante braccio di ferro e che non debbano più essere i soccorritori a doversi giustificare, ma coloro i quali impediscono che si salvino delle vite in mare".

Mattea Weihe

Una voce dalla SeaWatch
All'incontro ha partecipato anche Mattea Weihe, dell'equipaggio della SeaWatch3, che ha ribadito la situazione difficile in cui si trovano le persone a bordo della nave che attende, bloccata, di fronte a Lampedusa. "La gente a bordo soffre il mal di mare, quelle persone sono sfinite, molti presentano segni evidenti di tortura. Le condizioni in Libia sono pessime, i profughi subiscono continue violenze", ha affermato. Alla domanda come ci si senta ad essere accusati di atti criminali, Weihe ha risposto: "Non lo so, io non mi sento affatto una criminale. Chieda piuttosto ai politici che ci accusano come si sentono loro, responsabili della morte di tante persone nel Mediterraneo".

Articoli correlati