Alla ricerca della spiritualità

Lytta Basset, teologa evangelica svizzera, riflette da anni sul legame esistente tra la tradizione cristiana, la psicologia e la filosofia

13 maggio 2019

Teologa protestante, pastora a Ginevra, docente a Neuchâtel, Lytta Basset è attenta alla ricerca di una spiritualità più autentica e profonda. Molto nota al pubblico francese, alcuni suoi libri sono tradotti anche in italiano: Il senso di colpa. Paralisi del cuore (Qiqajon, 2007); Io non giudico nessuno (Claudiana, 2004); Il desiderio di voltare pagina: Perdonare è cominciare ad accettare se stessi (San Paolo 2008).

Come si caratterizza l'odierna ricerca di spiritualità, in un tempo in cui le chiese si svuotano?
Quello che io sento, ascoltando le persone che stanno intorno a me, è il bisogno di luoghi dove poter sperimentare rapporti autentici, interrogarsi sulla propria identità, vivere in modo coerente con le proprie convinzioni. Molte persone sono alla ricerca di una spiritualità che permetta un totale coinvolgimento della persona. La ricerca di spiritualità, oggi, è caratterizzata da tutte queste attese. C'è sete di una maggiore libertà nella ricerca di senso - perché in definitiva è di questo che si tratta, di una ricerca di senso. Che senso ha la mia esistenza? Perché sono venuto al mondo? Che scopo dare alla mia vita? Ho un compito da svolgere o una vocazione a cui rispondere? Perché devo passare attraverso questa o quella sofferenza? Che cosa ci sarà nel mio futuro? C'è qualcosa dopo la morte? Come affrontare la vecchiaia? Come andare incontro alla morte? E queste sono domande che sono legate alla ricerca spirituale odierna.

Lytta Basset

Quanto è diffusa, secondo lei, la ricerca di una spiritualità ritenuta più autentica e qual è l'oggetto di questa ricerca?
Credo che oggi ci sia, tra molte persone - anche tra chi è attivo nella propria chiesa - una forte sete di spiritualità, molto più diffusa di un tempo. C'è il desiderio di trovare un soffio vitale nella propria esistenza. Spiritualità deriva dal latino "spiritus" e dal greco "pneuma", che significa "vento", e ciò fa capire che la ricerca del divino corrisponde alla ricerca di un soffio vitale, capace di metterci in movimento, di dare aria e ossigeno alle nostre relazioni, di allargare il nostro sguardo, di apportare elementi di novità nella nostra vita, nel modo di comportarci gli uni con gli altri. Questa è, secondo me, la grande sete che caratterizza la nostra epoca.

Jean-Paul Sartre scrisse che "l'inferno sono gli altri". Parafrasando lo scrittore e filosofo francese, potremmo dire che Lytta Basset afferma invece che "l'inferno è l'assenza degli altri". Dunque, la ricerca di spiritualità coincide con la ricerca di rapporti interpersonali più autentici e veri, più forti. Ma ci sono altri elementi che caratterizzano l'odierna ricerca di spiritualità?
La maggior parte delle persone che sono in ricerca dicono di voler trovare un senso, qualcosa che sia più grande di loro, una presenza con la "p" maiuscola. A volte facciamo fatica a parlare di questo perché non abbiamo il vocabolario adatto. Se ad esempio usiamo un linguaggio troppo specifico, troppo legato alla tradizione cristiana, finiamo per utilizzare dei termini che nessuno più conosce.

La ricerca del divino corrisponde alla ricerca di un soffio vitale

Se invece parliamo della ricerca del "vivente", riusciamo a farci capire - e tra l'altro usiamo un termine che nella Bibbia è molto frequente per indicare Dio! Oppure possiamo parlare della "presenza" - e anche questo è un termine che la Bibbia ebraica utilizza molto spesso per parlare di Dio! Tutte le persone che sono in cammino sono aperte verso ciò che è più grande di loro, che può dare un senso alla loro vita, che indica lo scopo per cui esistono, la vocazione che è loro rivolta. Per cui a me piace molto l'espressione "ciò che è più grande di me".
Il fatto di sentirmi accolto, senza condizione, è più dell'essere amato. L'amore, a volte, può essere, purtroppo, un sentimento che ingabbia. Molte persone, oggi, hanno invece una profonda sete di essere accolte, così come sono, valorizzate, desiderate, senza condizioni. È questo ciò che da senso alla nostra vita. Purtroppo molti non hanno potuto fare questa esperienza e non all'età in cui questo sarebbe stato necessario. Dunque può essere un processo molto lungo quello che ci porta a sperimentare di essere accolti, nel nostro essere profondo, valorizzati e desiderati, preceduti e accompagnati, da quella che qualcuno ha definito "la divina dolcezza". Quando sperimentiamo quell'essere accolti, allora la nostra vita ne è illuminata. La nostra esistenza trova la propria direzione e la risposta alla domanda relativa al perché siamo su questa Terra. Sono momenti meravigliosi, benedetti: basta averli vissuti una o due volte per sapere di essere stati desiderati da quella "divina dolcezza". Allora capiamo di essere circondati da quella "presenza" che spesso non riusciamo a percepire, ma che c'è, ci precede, è vicina e ci accompagna. Come diceva Gesù: "Ogni giorno, fino alla fine del mondo".

Lytta Basset, "Oser la bienveillance"

Non si può fare a meno di notare che ciò di cui lei ci sta parlando è una ricerca molto personale, oserei dire individuale. Vuol dire che oggi la ricerca di spiritualità esclude l'elemento comunitario? Come si fa a raggiungere quella dimensione in cui è possibile sperimentare di essere accolti?
Questo presuppone un cammino molto personale. Qui ci troviamo, credo, nel cuore stesso dell'evangelo. Il cammino che ci viene proposto è un cammino individuale. Quando Gesù incontrava qualcuno, diceva: "Tu, seguimi". "Tu", non il tuo vicino, la tua vicina, o la tua famiglia, ma "tu". Gesù dice anche: "Tu, chi dici che io sia?". O ancora: "Che cosa vuoi tu che io ti faccia?". Gli esempi sono numerosi, nei Vangeli. L'appello alla libertà, l'offerta di liberazione, il cammino di liberazione, è sempre indirizzato a un individuo particolare. Questo non significa minimizzare la dimensione comunitaria del percorso spirituale, bensì sottolinea il fatto che il percorso comunitario non può sostituire il percorso individuale, personale.

Se le chiedessi di indicarmi la direzione da seguire per una ricerca di spiritualità, che cosa mi risponderebbe?
Il cammino non è tracciato in anticipo. Gesù diceva, parlando di se stesso: "Io sono il cammino, la verità e la vita". Così facendo, indicava la sua volontà di aprire la strada a ogni essere umano come lui. Io devo poter camminare, verso la vita, verso ciò che davvero mi permetterà di vivere, verso una vita autentica. E questo potrà accadere soltanto nella verità, nell'autenticità. Cammino, verità, vita. È un percorso che devo fare io stesso e che nessuno può fare al mio posto.

Quando sperimentiamo quell'essere accolti, allora la nostra vita ne è illuminata

La ricerca contemporanea di spiritualità è una moda, legata alla nostra epoca, o è un movimento che in qualche modo può reclamare radici nella tradizione cristiana e biblica?
Ho studiato a fondo quante volte e in quali circostanze viene usata, nella Bibbia, l'espressione "cercare Dio". Ciò che mi ha colpito è stato il fatto di scoprire che quasi sempre la "ricerca di Dio" è accompagnata dalla ricerca della giustizia. È impressionante come la ricerca di Dio sia inscindibilmente legata - nella Bibbia - alla ricerca di giustizia, e della giustizia nei rapporti tra gli esseri umani. Dunque, un modo per accertare se la ricerca che stiamo effettuando, di ciò che è più grande di noi, del Vivente, sia o meno autentica e feconda, consiste nel chiederci se essa sia anche una ricerca appassionata e ardente della giustizia nelle relazioni con gli altri, a cominciare dalle persone che sono più vicine a me e con le quali ho a che fare tutti i giorni, nella società, là dove lavoro, ovunque incontro degli esseri umani. Se la mia ricerca è una lotta affinché le relazioni siano più giuste, più solidali, e il diritto sia rispettato nei rapporti tra gli esseri umani, allora la mia ricerca - secondo i testi biblici - è davvero una ricerca del Vivente.

Interessante il collegamento tra spiritualità e giustizia. Ma mi verrebbe da dire che stiamo dimenticando la verità, e la libertà. Non le pare?
Per me è molto importante la frase di Gesù a proposito della ricerca del Regno: "Cercate innanzitutto il Regno di Dio" - e dunque, cercate il divino - "e la sua giustizia". Gesù non dice "e la sua verità". Le grandi nozioni, come "la verità" e "la libertà", rischiano di essere astratte a causa anche dell'influsso della filosofia greca. Non dimentichiamo poi che per l'ebraismo la nozione di "libertà" non esiste. Esiste la liberazione, esiste il Dio liberatore che fa uscire il popolo dalla schiavitù d'Egitto, ma non esiste la nozione di "libertà". C'è un processo di liberazione, ma non il termine astratto di "libertà". Per quanto riguarda la "verità", essa è al centro delle relazioni umane, perché non c'è amore senza verità, senza autenticità. Ciò che i profeti non si stancano di ripetere, e che anche Gesù ribadisce, è lo stretto legame tra il divino, il Vivente, e la pratica della giustizia. Le relazioni umane non sono autentiche se non c'è questa costante ricerca della giustizia e del rispetto del diritto dell'altro, e innanzitutto del suo diritto d'espressione.

Lytta Basset, "Ces morts qui nous parlent"

Lytta Basset, ma qual è il frutto della ricerca di spiritualità? È possibile descriverlo?
Il frutto è la ricerca stessa, perché è la ricerca di una relazione, di un legame. È un po' quello che accade tra due esseri umani. Se sono alla ricerca dell'altro, in una relazione d'amicizia, rimango in un costante atteggiamento di apertura, in un processo dinamico, perennemente in movimento. La stessa cosa accade per quanto riguarda la ricerca del divino. Più si cerca quella relazione, e più cresce la voglia di cercarla. E da questo nasce la gioia. Non per nulla i testi biblici parlano della gioia legata alla ricerca.

Lei ritiene che il messaggio evangelico sia un messaggio universale, o è riservato solo ai cristiani?
Credo che il messaggio biblico - e in particolare il messaggio evangelico - sia, fondamentalmente, un messaggio universale. Purtroppo, in passato, ma in parte anche oggi, si nota una tendenza a volerlo monopolizzare, come se fosse di nostra proprietà, riservato ai soli cristiani. Se avrò tempo, mi dedicherò un giorno a catalogare tutti i passaggi biblici che esprimono questo carattere universale. Quante volte Gesù parla della realtà divina e della dimensione divina, del Regno dei cieli, di ciò che è più grande di noi, senza nemmeno chiamarlo per nome, come qualcosa che è alla nostra portata. Penso ad esempio all'incontro tra Gesù e la Samaritana, in cui Gesù dice alla donna: "L'ora viene, anzi è già venuta, in cui Dio non sarà più adorato sul monte Garizim - che è il luogo di culto dei Samaritani - , né a Gerusalemme - e cioè il luogo santo degli Ebrei, ma sarà adorato, o cercato, nel soffio dello spirito e nella verità. È straordinario! Non c'è nulla di più universale di questo!

Se sono alla ricerca dell'altro, rimango in un costante atteggiamento di apertura

Tutti quelli e quelle che aspirano a questa dimensione "più grande di noi", all'origine di ogni vita, si riconosceranno "in un soffio e nella verità". È lì che lo troveremo, è lì che ci condurrà quella ricerca. Il soffio dello spirito non sarà limitato al credo cristiano e alla dottrina della Trinità, il soffio dello spirito - come disse Gesù - "è come il vento, non sai da dove viene e dove va". Non c'è nulla di più universale del soffio divino.
Nel soffio dello spirito e nella verità, cioè nell'autenticità. Dunque, in relazioni tra gli esseri umani caratterizzate dall'autenticità. Relazioni in cui ciò che viene detto è vero e ciò che ascolto è vero. Gesù ha parlato dell'avvento di un tempo in cui tutto questo accadrà, e io credo che quel tempo stia per venire. Moltissime persone, oggi, hanno una grande sete di autenticità. e sono desiderose di esporsi a questo soffio che ci rinnova interiormente e che rinnova le relazioni tra gli esseri umani. (a cura di Paolo Tognina)

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