Difendiamo insieme l'ambiente

La diplomazia internazionale in Polonia per raggiungere gli obiettivi fissati dagli accordi di Parigi

25 novembre 2018

(Paolo Tognina) Nella città polacca di Katowice, tra il 3 ed il 14 dicembre, si svolgerà la Conferenza delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico. La COP24 è la penultima fermata prima del 2020, anno in cui entrerà in vigore l’Accordo di Parigi. Il principale obiettivo di questa conferenza è quello di stilare un bilancio delle misure che i paesi stanno approntando per rispettare i parametri fissati a Parigi.
Che cosa sta facendo la Svizzera per difendere l'ambiente? E come si stanno muovendo le chiese in vista della COP24? Ne parliamo con Kurt Zaugg (nella foto), direttore dell'Ufficio ecumenico Chiesa e Ambiente.

Kurt Zaugg

Kurt Zaugg, si può dire che stiamo entrando in una crisi ecologica?
Sì, stiamo entrando in una grossa crisi ecologica. Già 20-30 anni fa avevamo lanciato l'allarme, che non è stato ascoltato. Ora la crisi si manifesta, ad esempio nelle ondate di calura che ci investono, o nei fenomeni di precipitazioni molto abbondanti che anno dopo anno diventano più estremi. Anche se cominceremo a reagire, la situazione probabilmente continuerà a peggiorare. Il problema è che per molto tempo non abbiamo fatto nulla perché non abbiamo voluto credere che ci trovassimo di fronte a una crisi imminente. E oggi, malgrado l'evidenza, facciamo ancora fatica a reagire, o non reagiamo affatto.

Quali sono i motivi della crisi?
I motivi sono molteplici. Una delle cause principali è costituita dal ricorso massiccio all'energia proveniente da risorse fossili. È un fenomeno che caratterizza gli ultimi cento anni della nostra storia. In Svizzera, ad esempio, dipendiamo al 70% da energia prodotta da fonti fossili. Il più recente studio della commissione internazionale dell'ambiente dice chiaramente che dovremmo ridurre a zero, nel mondo, entro il 2050, il consumo di energie fossili. Questo significa che dobbiamo passare all'energia elettrica e di origine biologica. Solo così potremo ridurre l'impatto della crisi ecologica e contenere i danni.

Come reagiscono le chiese di fronte a questa situazione?
Le chiese si sono accorte che ciò che è in gioco sono le basi stesse della vita. La fede delle chiese nel Dio creatore le spinge a impegnarsi a favore della salvaguardia dell'ambiente. Il tema della difesa del creato è molto presente nel lavoro degli organismi ecclesiastici svizzeri, come Pane per tutti, Sacrificio quaresimale e il nostro Ufficio ecumenico Chiesa e ambiente. Le campagne promosse da questi organismi sono prese sul serio da una larga parte della popolazione e ricordano al Consiglio federale la necessità di intervenire in questo settore.

Che cosa fanno concretamente le chiese?
Molte parrocchie hanno sostituito gli impianti di riscaldamento, o hanno isolato gli edifici per ridurre il consumo di energia. Alcune hanno ridotto il proprio impatto ecologico e hanno ottenuto il certificato "Gallo verde" limitando il consumo di energia, la produzione di rifiuti, il volume di emissioni. Parallelamente, le chiese intervengono in campo politico - ad esempio con la lettera inviata recentemente alla ministra dell'ambiente, Doris Leuthard - per sollecitare misure efficaci per la protezione dell'ambiente. E infine organizzano corsi di formazione e di sensibilizzazione. Tutto questo per dare concretezza a ciò che la domenica mattina viene predicato dal pulpito, e cioè che Dio ci ha affidato il creato affinché ne avessimo cura.

Cosa dovrebbe fare la Svizzera per fronteggiare la crisi ecologica di cui stiamo parlando?
Ritengo che anche la Svizzera debba ridurre in modo significativo il suo alto consumo di energie fossili. In molti cantoni, nel quadro della "strategia energetica 2015", si stanno modificando le leggi sull'energia. Tra le misure più contestate ci sono le norme che prevedono, per le nuove costruzioni, il divieto di installare riscaldamenti a olio. Ma sono proprio queste le misure che dobbiamo applicare oggi se vogliamo davvero ridurre, entro il 2050, le nostre emissioni. Installare oggi un simile riscaldamento significa proseguire per altri trent'anni sulla strada dell'uso di energie fossili. Dunque, dobbiamo agire già oggi per raggiungere l'obiettivo. Ma temo che molti non abbiano ancora realizzato che cosa sia effettivamente in gioco.

Quali misure possiamo adottare, come singoli cittadini e cittadine, per contribuire al miglioramento della situazione?
I cittadini e le cittadine svizzeri sono relativamente sensibili per quanto concerne le problematiche ambientali. Ma quando si tratta di intraprendere misure concrete, sorgono delle resistenze. Sappiamo tutti che cosa si dovrebbe fare: si tratta di consumare in modo responsabile, preferire prodotti locali, mangiare molte verdure e meno carne, rinunciare preferibilmente ai viaggi in aereo, ridurre l'uso dei veicoli privati. Le misure sono chiare. Si tratta di metterle in pratica.

Kurt Zaugg, in conclusione, che cosa si aspetta dalla COP24?
In occasione della Conferenza di Parigi sul clima, i capi di stato si sono impegnati a impedire che l'aumento del riscaldamento globale superi i due gradi centigradi. Oggi è chiaro che le misure previste non saranno sufficienti per raggiungere questi obiettivi. Dalla prossima Conferenza mi aspetto perciò che emergano in modo più chiaro misure concrete d'intervento e che diversi paesi - e tra essi anche la Svizzera - fissino obiettivi più rigidi riguardo alla riduzione delle emissioni.

Temi correlati

ambiente intervista

Articoli correlati