Comunità di fede respingono le modifiche alla Legge sull’asilo
(ve/gc) Non è compito dello Stato federale definire in cosa debba consistere la cura d’anime nei Centri federali d’asilo. Diverse chiese cristiane svizzere, nonché l’Unione svizzera dei Comitati di aiuto agli ebrei (VSJF), con una presa di posizione congiunta hanno criticato le modifiche proposte alla Legge sull'asilo (Asylum Act) relative ad aspetti che riguardano principalmente la gestione e la sicurezza di detti Centri federali.
La Chiesa evangelica riformata in Svizzera, la Conferenza dei vescovi svizzeri, la Chiesa cattolica cristiana della Svizzera, la Conferenza centrale cattolico-romana della Svizzera, e la VSJF, contestano in punto diritto la modifica di legge e precisano: la cappellania nei Centri federali d’asilo “è un servizio fornito dalle chiese e da altre comunità religiose, non un compito dell'amministrazione (art. 178 Cost.). Le questioni relative al diritto fondamentale della libertà religiosa (art. 15 Cost.) non possono, in linea di principio, essere regolate da un'autorità statale, né possono essere affidate da tale autorità a terzi da essa stabiliti”.
Inoltre, i firmatari della presa di posizione elaborata nel quadro della consultazione sulla revisione della Legge sull’asilo, ritengono necessaria una chiara separazione tra l’assistenza spirituale - che è di competenza delle singole comunità di fede -, e altri compiti, in capo allo Stato. La cura d’anime si basa sul rapporto di fiducia che si instaura tra chi la offre e chi la richiede, e non può in alcun caso essere appannaggio delle istituzioni statali, affermano i firmatari della presa di posizione.
“La cappellania può certamente contribuire a disinnescare i conflitti nei Centri federali d’asilo, ma non dovrebbe essere classificata come una funzione per ‘garantire la sicurezza e l'ordine nei centri federali’ (art. 25c comma 2 della Legge sull'asilo)”, precisano le chiese e l’organismo ebraico, pertanto, va garantita l’indipendenza dei cappellani e delle cappellane dalle istituzioni federali. Inoltre, queste organizzazioni si oppongono all'introduzione di una formale disparità di trattamento economico delle comunità religiose da parte della Confederazione. Piuttosto chiedono l’introduzione di un nuovo comma all’art. 25c. che andrebbe a sostituire quello proposto.
Questo articolo, invece di classificare in modo fuorviante la cappellania come facente funzione per garantire la sicurezza e l'ordine, restituirebbe il posto che ad essa spetta nel campo del diritto alla libertà di religione. La Segreteria di Stato della migrazione (SEM) dovrebbe sostenere le comunità religiose nella realizzazione di questo diritto. In questo modo si realizza l'obiettivo del legislatore di fornire a chi esercita l’assistenza spirituale la possibilità di un sostegno finanziario. Le chiese e la VSJF ritengono fondamentale che la pratica della cappellania si basi su chiari criteri di qualità e che le chiese e le comunità religiose siano esse stesse responsabili del mantenimento dei relativi standard. La remunerazione dovrebbe tenere conto delle situazioni finanziarie molto diverse delle varie comunità religiose. I firmatari della presa di posizione si sono detti disponibili a partecipare allo sviluppo di soluzioni adeguate.