Risse tra cattolici e riformati in Svizzera intorno al calendario gregoriano
Nel 1796 o 1797, a Ilanz, i seguaci del nuovo calendario entrarono nella chiesa del villaggio nell’Oberland grigionese, scaraventarono i banchi sul sagrato e li fecero a pezzi. Fu quello il momento culminante di un dissidio che per due secoli aveva diviso il comune grigionese. Un episodio che riproduce, su scala minore, le dispute sull’intero territorio della Confederazione che sorsero a partire dal 1582, da quando papa Gregorio XIII ordinò la riforma del calendario.
Il calendario giuliano, introdotto da Cesare nel 46 avanti Cristo, fu una conquista. Tuttavia aveva un grande difetto: l’anno giuliano durava 11 minuti e 14 secondi di più dell’anno solare; minuti e secondi che con il passare dei secoli diventarono giorni, stravolgendo il calendario delle festività religiose. Con la sua riforma, papa Gregorio (1502-1585) volle riassestare il calendario e ordinò di stralciare i dieci giorni di troppo dal calendario. Il «calendario gregoriano» venne introdotto senza particolari problemi negli imperi spagnolo e portoghese, così come nei paesi cattolici d’Europa, che passarono dal 4 al 15 ottobre 1582. Invece, nel Reich tedesco e nella Confederazione, entro i cui confini convivevano cattolici e riformati, si sviluppò una violenta disputa.
I cantoni cattolici - eccezion fatta per Nidvaldo - volevano adottare il calendario gregoriano. Quelli riformati invece, soprattutto Zurigo e Berna, non erano disposti a sottostare alla volontà del papa.
Il 12 gennaio 1584, i cantoni cattolici introdussero il calendario papale. Nei paesi soggetti si giunse, dopo faticose trattative, a un compromesso: le festività venivano celebrate dai cattolici secondo il nuovo calendario, dai riformati secondo quello vecchio. Tuttavia, tutti dovevano rispettare - riposando -, i giorni di festa, sia quelli dei cattolici sia quelli dei riformati. Una situazione che creò un’enorme confusione nella Confederazione.
Nel villaggio riformato di Ilanz la disputa si sviluppò tra i patrizi, i membri della nobiltà locale, contrari all’introduzione del calendario papale, e il resto della popolazione della Surselva. La lotta fu lunga e accesa e il calendario fu la causa di risse «micidiali».
Gli eventi precipitarono quando «i nuovi credenti» ebbero la meglio in una votazione comunale sulla questione del calendario. Un risultato a cui le famiglie patrizie si opposero; da allora si recarono a pregare nella vicina chiesa di San Martino, dove il pastore dei comuni confinanti Luvis e Flond celebrava la messa nei giorni di festa del vecchio calendario. Per vendicarsi, di notte i fautori del cambiamento barricavano la via d’accesso al luogo di culto con dei tronchi.
I «probi abitanti di Luvis», annotava uno storico locale, difendevano dal canto loro il vecchio calendario con «il bastone in mano». Soltanto nel 1799, dopo l’intervento delle truppe francesi, gli animi si placarono definitivamente.
Si dovette aspettare ancora un decennio per piegare gli irriducibili difensori del vecchio calendario nei Grigioni. I comuni di Schiers, Grüsch e Avers non cedettero nemmeno quando, nel 1811, il Gran consiglio grigionese decise di dichiarare «unicamente valido» il calendario gregoriano.
Solo sotto la minaccia di multe e dell’intervento di un battaglione di soldati, il governo riuscì a far scendere a miti consigli i tre comuni. Fu Avers a cedere per ultimo. Il 7 gennaio 1812 adottò il calendario gregoriano, fregiandosi così del poco lusinghiero titolo di ultimo della classe in Europa centro-occidentale.
Alcuni segni del calendario giuliano sono ancora presenti in Svizzera. Per esempio, i Sylvesterkläuse di Urnäsch, in Appenzello Esterno, percorrono le vie dei villaggi una prima volta a Capodanno, una seconda volta il 13 gennaio, giorno della fine dell’anno secondo il calendario giuliano. (da swissinfo, adat. Luisa Nitti)