Bielorussia. Cristiani contro la guerra di Putin

Il ruolo dei cristiani nella lotta per i diritti umani, la giustizia e la pace

05 maggio 2022

Natallia Vasilevich, attivista e teologa ortodossa, presidente di "Visione cristiana" (foto: Ivars Kupcis/WCC)

(wcc/ve) Preferisce parlare del ruolo delle cristiane e dei cristiani, perché in Bielorussia, al momento, è raro che le chiese prendano posizione a favore dei diritti umani, mentre sono i comuni fedeli a levare una voce profetica, gettando semi di speranza. Ne è convinta Natallia Vasilevich, teologa ortodossa, difensora dei diritti umani e presidente del gruppo ecumenico bielorusso “Visione cristiana”, che riunisce teologi, clero e laici di diverse confessioni (ortodossi, cattolici romani, greco-cattolici, anglicani, evangelici) per promuovere il rispetto della dignità umana e dei diritti umani, lo stato di diritto, la giustizia, la pace e la testimonianza cristiana nella vita sociale e politica.
“Visione cristiana”, lo scorso 24 febbraio non solo ha condannato l’invasione militare russa in Ucraina, ma ha anche puntato il dito contro il proprio presidente, che ha aperto le porte all’esercito russo: “Siamo oltraggiati delle azioni incostituzionali del regime di Lukashenko che offre il territorio della Repubblica di Bielorussia ad un esercito straniero il quale sta aggredendo un altro paese - si legge nella dichiarazione pubblicata sul sito del gruppo ecumenico bielorusso -. Chiediamo il ritiro immediato delle truppe russe dal territorio della Bielorussia e siamo contrari alla partecipazione dei militari bielorussi all’aggressione. Nel nome di Gesù Cristo, benediciamo ogni militare bielorusso e russo che si rifiuterà di partecipare nell’aggressione militare”.

Essere cristiani sotto Lukashenko

"In linea generale - dice la teologa-attivista - i credenti sono più motivati. Non temono di assumersi delle responsabilità, compresa l'adesione al movimento democratico [...], con tutto ciò che questo può implicare”. Chi dissente dalla linea del presidente bielorusso Lukashenko corre grossi rischi: "Poche parole sono sufficienti per mandarti in prigione", spiega Vasilevich, aggiungendo che i cristiani coinvolti nel movimento per i diritti umani in Bielorussia "portano un pesante fardello e sono pronti a sacrificarsi". Postare una foto su Facebook, deporre fiori in una stazione ferroviaria, mettere un adesivo sulla propria auto o riunirsi per pregare, sono manifestazioni di voci cristiane a difesa dei diritti umani. "L’impronta cristiana di questi segnali non sempre viene percepita, ma penso che sia molto importante farli conoscere e dare loro la giusta visibilità, perché dobbiamo incoraggiare chi li manda".

Arrestati perché favorevoli alla pace

No alla guerra (foto: Chali Pittman/WORT News)

La teologa cita l'esempio di Mikhail Marugo, un prete ortodosso di Minsk, arrestato e imprigionato per 13 giorni per aver messo dei fiori in una stazione ferroviaria all'inizio della guerra russa contro l’Ucraina. Altri sacerdoti sono finiti dietro le sbarre per avere messo la bandiera ucraina sulla propria foto del profilo Facebook, come Aliaksandr Baran, un prete cattolico. Vasil Yahorau, un prete greco-cattolico, è stato arrestato per aver esposto un adesivo "Ucraina, perdonaci" sulla sua auto.
"In questa valle di lacrime che è lo spazio pubblico, è molto difficile rendere una testimonianza addirittura all’interno delle chiese”, spiega Vasilevich, che cita un recente episodio: “Donne ortodosse si erano riunite nella cattedrale di Minsk per pregare insieme, davanti all'icona della Madre di Dio. Mentre entravano nella chiesa sono state filmate, e all’uscita, dopo la preghiera, quattro di loro sono state arrestate. Portate in commissariato, hanno dovuto spiegare perché si sono opposte alla guerra nelle loro preghiere alla Madre di Dio”.

Il Vangelo che motiva

Natallia Vasilevich (foto: Ivars Kupic/WCC)

Le chiese preferiscono non esporsi, spesso le autorità religiose cercano di mettere a tacere i sacerdoti e i fedeli dissidenti, alcuni leader religiosi - prosegue la teologa - sostengono addirittura il governo repressivo. Ma il messaggio che viene dalla base è eloquente: "Sono uomini e donne che non hanno paura e che si sforzano di essere portatori di giustizia e pace nella società bielorussa - dice Vasilevich - la loro motivazione si basa sul Vangelo. Sono proprio queste voci a fare la differenza: non solo nella società, ma anche nelle chiese, perché le spronano a rinnovare il loro impegno, la loro missione, la loro responsabilità di difendere la giustizia e la pace in mezzo a una crisi politica, ma anche nel mondo intero". Piccoli segnali di una speranza che, secondo Vasilevich, "comincia a crescere e a dare frutti”.

Aiuta il prossimo tuo

Natallia Vasilevich crede che dovremmo rispettare i semi della pace e della giustizia, non solo i loro frutti. "Spero che questo ci aiuterà anche con la crisi ucraina, che ci riguarda particolarmente, perché abbiamo la nostra parte di responsabilità nell'invasione. La società bielorussa condivide questa responsabilità, perché molta dell'attività militare parte dal nostro territorio". 
L'avvocata fa appello alla solidarietà con “i fratelli e sorelle che soffrono in Ucraina”: “Dobbiamo aiutarli, anche per compensare i danni causati dal governo bielorusso; un governo di cui mettiamo in dubbio la legittimità, ma che controlla ancora il paese". In Bielorussia sono in molti ad impegnarsi a favore dell’Ucraina. “La solidarietà porta nuova linfa al movimento democratico bielorusso e a quello per la giustizia e la pace”, conclude la presidente di “Visione cristiana”.

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