L’abito non fa il pastore... o forse invece sì

Virginie Faux, in Alsazia, ha lanciato un brand di vestiti e accessori pastorali

11 gennaio 2022  |  Paolo Tognina

(foto: F. Pastoral)

Il brand si chiama "F. Pastoral", è stato creato in Alsazia dalla costumista Virginie Faux, e il suo obiettivo è quello di portare una ventata di aria fresca nell'abbigliamento pastorale evangelico, rimasto immutato per secoli.

(foto: F. Pastoral)

Da oltre un anno, al pianterreno della casa pastorale di Breuschwickersheim, in Alsazia, Virginie Faux mette la sua creatività e le sue conoscenze di costumista al servizio della realizzazione di abiti pastorali. Un’avventura che ha avuto inizio a margine della crisi sanitaria: durante il primo lockdown, quando il personale di cura mancava di tutto, si adoperò per trasformare tovaglie di plastica in sovracamici. “Lo facevo tutto il giorno. Allora, per rilassarmi, ho fatto qualche prova, modificando anche degli abiti pastorali”, ricorda.

(foto: F. Pastoral)

Dopo avere pubblicato quelle creazioni sulle reti sociali, ha ricevuto molte richieste per la realizzazione di nuovi abiti. E così ha avuto inizio l'attuale attività. “Mi sono accorta che molte giovani pastore non erano entusiaste all’idea di indossare l’abito tradizionale”, spiega Virginie Faux. “L’abito pastorale è piuttosto scomodo, è un abito accademico che fa riferimento alla storia del ruolo pastorale, strettamente legato a quello del teologo”, precisa Philippe François, pastore a Breuschwickersheim. “È una veste che segna una certa distanza dai parrocchiani. Rimanda a un’immagine che secondo me non è più attuale”.

(foto: F. Pastoral)

A ciò si aggiunge un aspetto estetico. La veste pastorale o accademica è stata concepita per gli uomini e di conseguenza non valorizza le donne. Quest’ultime sono nettamente in maggioranza tra la clientela di F. Pastoral. “Ordinare una veste personalizzata è un modo per appropriarsi dell’abito e della funzione”, spiega Virginie Faux. Tra i suoi clienti, la costumista annovera anche uomini che non si sentono a loro agio con la veste accademica. “In genere desiderano un abito meno ampio e maniche più aderenti”, spiega la costumista, che attinge parte della sua ispirazione dalla cultura manga e dai videogiochi. Una volta concordato il modello con il futuro proprietario, iniziano i lavori di sartoria. Per la creazione di un abito bisogna calcolare dalle trenta alle cinquanta ore di lavoro.

(foto: F. Pastoral)

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