Suicidi sulle rotaie argomento tabù

Ogni anno sono in media 115 le persone che si gettano sotto il treno in Svizzera

05 marzo 2021  |  Raphael Rauch

Un fischio stridulo, una brusca frenata, silenzio - e poi l’annuncio: “Abbiamo appena investito qualcosa”. I suicidi sui binari delle FFS sono un argomento tabù. L’assistente spirituale cattolico Thomas Markus Meier, di Frauenfeld, rompe il silenzio.

Una persona si è gettata davanti a un treno sul quale lei viaggiava da passeggero. Che tratta stava percorrendo?

Andavo da casa mia a Obergösgen (SO) al mio luogo di lavoro dopo Frauenfeld. Era il 31 dicembre. Volevo prendere parte al culto ecumenico di Capodanno. Quando devo recarmi a un culto parto sempre, se possibile, con un certo anticipo.

Quando si è accorto che qualcosa non andava?

Dapprima ho sentito un fischio stridulo. Poi il treno ha frenato bruscamente. Quindi silenzio, fino all’annuncio: “Abbiamo investito qualcosa. Non sappiamo ancora che cosa”. Anch’io, come altri passeggeri, ho tirato fuori il mio smartphone e ho condiviso l’annuncio. Perché quel “qualcosa” mi era rimasto impresso. Si trattava soltanto di un oggetto, o forse di un animale? Oppure si trattava di una persona?

E poi?

Poco dopo hanno annunciato che erano state chiamate ambulanza e polizia e che saremmo dovuti restare fermi a lungo. L’unico accompagnatore del treno si è spostato allora di vagone in vagone per informarci che in casi del genere era impossibile sapere quanto tempo ci sarebbe voluto. Un passeggero gli ha chiesto di ripeterlo - per inviarlo come messaggio vocale al suo capo. Il conduttore era alquanto contrariato. Una persona aveva perso la vita - il suo capo l’avrebbe auspicabilmente capito. Altrimenti poteva dargli il numero e lo avrebbe chiamato lui stesso.

Quando avete potuto lasciare il treno?

Ci hanno fatto scendere dopo un’ora buona. Siamo dovuti scendere dal vagone sulla massicciata per poi salire su un treno di evacuazione che ci ha riportato alla stazione più vicina, cioè nella direzione dalla quale eravamo venuti. Il conduttore ha detto: “A volte bisogna andare ‘hinderzi’ (indietro) per andare avanti”. La stazione era abbastanza vicina. Lì il primo rapido disponibile si era fermato fuori orario per prenderci a bordo.

Come assistente spirituale lei ha spesso a che fare con la morte. Che cosa le è passato per la testa mentre era su quel treno?

Parecchie cose. Ho avuto subito il sospetto che fosse stata travolta una persona, ma sulle prime ho cercato di non pensare troppo alla situazione in sé e di limitarmi a pregare per quella persona a me sconosciuta. Di restare in silenzio. E ho anche notato da parte mia una reazione diversa dal solito. Più rispettosa. Come pendolare ho imparato ad accettare che il viaggio in treno può essere una scuola di pazienza. Il mio pensiero va alla vittima, al presunto suicida. E a tutti coloro che soffriranno come conseguenza di quel gesto. Ai familiari, agli amici. Ma anche ai compagni di viaggio, che hanno forse perso un volo o la cui personale tabella di marcia è stata stravolta. A volte sul treno giro anche un breve video con qualche riflessione da condividere sul sito internet della nostra parrocchia. Ma questa volta non mi sono sentito di farlo. Mi sarebbe parso come una strumentalizzazione di quel momento di crisi e della vittima.

"E dopo che cosa rimane?", Segni dei Tempi RSI La1

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A volte bisogna andare ‘hinderzi’ (indietro) per andare avanti.

 — capotreno FFS

È stato il primo suicidio sulle rotaie con cui ha avuto a che fare?

Sì. È stata la prima volta che ho sentito: “Abbiamo appena investito qualcosa”. Tanto i passeggeri quanto il macchinista non ne erano responsabili. Tuttavia era stato il nostro treno a investire qualcuno.

Alfred Bodenheimer scrive nel suo romanzo poliziesco “Das Ende vom Lied”: “Per le ferrovie la morte di una persona sui binari, era sempre innanzitutto un problema organizzativo e in fin dei conti era tale anche per i passeggeri”. La tragedia etica viene trascurata perché si è assorbiti dalla propria agenda. Si dimentica che una persona era talmente disperata da vedere la morte come unica via d’uscita?

Nello stesso romanzo si legge anche che la virtù cardinale degli svizzeri è “nüd drgliiche tue’, far finta di niente. Quindi fingere che non sia accaduto nulla. Anche io mi sono posto questa domanda.

Reputa un bene che il suicidio sulle rotaie sia un argomento tabù?

È difficile dirlo. Per qualche tempo i media non hanno mai fatto menzione di certi suicidi a causa del rischio di emulazione. Ma d’altra parte riferirne per indurre alla riflessione è certamente sensato.

Un tempo la chiesa cattolica non seppelliva i suicidi nel cimitero. Era una sorta di punizione a posteriori.

 — Thomas Markus Meier

Un suicidio sulle rotaie è particolarmente egoistico perché si accetta che il macchinista abbia sensi di colpa, che sia traumatizzato e perché coinvolge centinaia di passeggeri?

Credo che chi si toglie la vita non si faccia tutti questi pensieri. Ma c’è in effetti qualcosa di molto egocentrico. Ma ho già dato sepoltura a persone che si erano suicidate dopo molta riflessione e pianificazione: si erano organizzate minuziosamente, di modo che nessuno fosse presente e soprattutto che nessun altro corresse pericoli.

Che cosa ha da offrire la chiesa alle persone con pensieri suicidi?

La cosa più importante mi sembra il dialogo, l’ascolto. È possibile ventiquattro ore su ventiquattro rivolgendosi al “Telefono Amico”, al numero 143. E importante è anche assistere i superstiti. O il modo di organizzare la sepoltura di una persona morta suicida. A volte ci sono anche attribuzioni di colpa. O una cattiva coscienza. Sono aspetti di cui bisogna tenere conto. E portati davanti a Dio. (da kath.ch; trad. it. G. M. Schmitt; adat. P. Tognina)

Prontuario delle FFS

Le Ferrovie Federali Svizzere FFS SBB CFF hanno pubblicato un prontuario ("Schienensuizide auf dem Netz SBB") che affronta il tema dei suicidi sui binari. La pubblicazione raccoglie dati statistici e varie analisi sul tema, così come informazioni sull'opera di prevenzione di tali gesti.

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