Anglicani divisi ma non separati

Dopo una settimana di incontri, i primati della Comunione anglicana evitano lo scisma sulla questione del matrimonio omosessuale

19 gennaio 2016

(Trevor Grundy) Nel corso dell'assemblea è stata presa la decisione di privare dei suoi diritti, per tre anni, la principale Chiesa anglicana degli Stati Uniti, ritenuta troppo distante dalla linea generale della Comunione. La Comunione anglicana è la terza denominazione cristiana dopo il cattolicesimo romano e l'ortodossia.

Unità a denti stretti
Al termine di quattro giorni di accesi dibattiti i responsabili mondiali della Comunione anglicana hanno voluto dare un'immagine di unità malgrado la decisione presa durante questo incontro di escludere la Chiesa episcopale degli Stati Uniti dalle decisioni chiave del movimento. Questa misura è una risposta all'accettazione del matrimonio omosessuale da parte della provincia americana. Venerdì 15 gennaio, in conferenza stampa, l'arcivescovo di Canterbury Justin Welby, capo supremo del corpo anglicano, ha sottolineato che, nonostante alcune divergenze interne, la Chiesa ha scelto di restare unita. “La decisione di continuare a camminare insieme è stata unanime”, ha dichiarato Justin Welby, al termine dell'incontro che ha visto la partecipazione di responsabili di una Chiesa con 85 milioni di membri distribuiti in 165 paesi e 38 province.

Divergenze profonde sull'omosessualità
Justin Welby ha minimizzato la decisione trapelata un giorno prima di sospendere la Chiesa episcopale americana dai processi decisionali in materia di governance e di principi per un periodo di tre anni. Ha dichiarato che essa “è stata estrapolata dal contesto e molto fortemente interpretata” come una sanzione nei confronti della provincia americana. “Non abbiamo il potere di sanzionare chicchessia”, ha aggiunto. “Abbiamo semplicemente detto che se una provincia si allontana dalle consuetudini della Chiesa su una questione importante, ciò ha conseguenze sulla sua partecipazione completa alla Comunione anglicana”. Ha insistito sul fatto che “non è una sanzione, ma una conseguenza”.

Dibattito morale africano
Nel corso della conferenza stampa Justin Welby era accompagnato da diversi ministri di Chiese membro, tra cui il vescovo Josiah Idowu-Fearon, segretario generale della Comunione anglicana, il quale ha dichiarato che le Chiese occidentali non dovrebbero intromettersi nel dibattito morale africano. “L'Occidente dovrebbe lasciare gli africani con le loro differenti culture. Noi sappiamo come vivere insieme con le nostre differenze”, ha dichiarato, aggiungendo che le Chiese in Africa hanno “sempre dato spazio all'aiuto pastorale e all'interesse per coloro che hanno un orientamento sessuale diverso”. All'esterno della cattedrale di Canterbury, quartier generale della denominazione, numerosi africani intonavano canti di protesta e slogan che chiedevano la fine dell'omofobia e delle violenze verso i gay. Un nigeriano di nome Chijioke ha dichiarato che i responsabili religiosi del continente farebbero meglio a concentrare i propri sforzi su questioni come la povertà e il malgoverno, piuttosto che essere ossessionati da questioni di orientamento sessuale. “Ci fanno sentire una nullità. Non è quello che una  Chiesa dovrebbe fare. Dio ci ha creati tutti”, ha dichiarato all'agenzia Reuters sul sagrato della cattedrale.

Delusione dei sostenitori della causa omosessuale
In una dichiarazione video da Canterbury, Michael Curry, primate della Chiesa episcopale, ammette che non è “la decisione che si aspettavano”. “Molti ne saranno addolorati”, ha dichiarato. “Ma è importante ricordare che facciamo sempre parte della Comunione anglicana. Siamo la Chiesa episcopale, facciamo parte del movimento di Gesù e questo movimento va avanti”.
Sulle frequenze del quarto canale della radio della BBC l'arcivescovo di Buckingham, Alan Wilson, ha espresso il suo rammarico per l'emarginazione dei cristiani LGBT. Era uno dei 197 responsabili anglicani che hanno firmato una lettera inviata a Justin Welby la settimana scorsa in cui chiedevano che gli anglicani si pentissero del modo in cui i gay sono stati trattati dalla Chiesa. Alan Wilson ha spiegato che il messaggio era: “Ricordatevi delle persone che vivono quella condizione. Non i politici ecclesiali, non i vescovi riuniti a Canterbury, ma le persone LGBT sparse per il mondo che sperimentano la discriminazione, l'ingiustizia, l'odio e la violenza”.

Un seguito di controversie
Lo spettacolare declassamento della Chiesa episcopale fa seguito a una serie di decisioni prese da questo ramo dell'anglicanesimo. Nel 2003, Gene Robinson, uomo dichiaratamente gay, è stato nominato vescovo del New Hampshire. Quella decisione aveva spinto una dozzina di Chiese degli Stati Uniti ad abbandonare la Chiesa episcopale per aderire a movimenti concorrenti come la Chiesa anglicana dell'America del Nord. A luglio dello scorso anno la Chiesa episcopale ha votato per autorizzare il suo clero a officiare matrimoni di coppie dello stesso sesso, una possibilità negata dalla maggior parte delle Chiese della Comunione anglicana. “Tenuto conto della gravità di tali questioni riconosciamo formalmente la distanza presa dalla Chiesa episcopale e per un periodo di tre anni questa Chiesa non ci rappresenterà più nelle attività ecumeniche e interreligiose”, recita una presa di posizione della Comunione anglicana. “Non prenderanno parte alle decisioni concernenti la dottrina o la guida della Chiesa”.
La Chiesa episcopale, predominante nelle tre colonie britanniche che diedero vita agli Stati Uniti, mantiene una forte influenza negli USA. La sua influenza sulla scena politica americana supera ampiamente gli 1,8 milioni di membri americani che si ritrovano oggi senza voce nelle decisioni della Comunione anglicana.

Verso una rottura?
Kevin Eckstrom, portavoce responsabile della cattedrale nazionale di Washington, neoeletta sede della presidenza episcopale, ha dichiarato che questa sospensione sarà accolta con tristezza nella Chiesa episcopale, che viaggia su binari paralleli con la Comunione anglicana già da un po'”. E ha aggiunto: “Un po' come una coppia con problemi coniugali, dormiamo in camere separate. Forse a questo punto decideranno di formalizzare la separazione”.
Michael Curry ha dichiarato all'agenzia di stampa episcopale che questa sanzione sarà dolorosa per molti fedeli. “Molti di noi si sono impegnati per fare delle nostre Chiese una 'casa di preghiera per tutti', come dice la Bibbia, dove tutti sono davvero benvenuti”.
I responsabili della Comunione avrebbero voluto censurare anche la Chiesa anglicana del Canada, ma siccome non ha ancora adottato il matrimonio omosessuale non è stata intrapresa alcuna azione. Justin Welby ha annunciato che i primati hanno convenuto di organizzare la prossima Conferenza di Lambeth nel 2020. L'ultima aveva avuto luogo nel 2008. La questione gay era stata al centro di quell'incontro, quando l'arcivescovo di Canterbury era Rowan Williams. (RNS/Protestinter; trad. it. G.M.Schmitt)