I giovani sono meno religiosi?

Uno studio realizzato in 106 paesi mostra che la religione ha meno importanza per le giovani generazioni. Solo in alcune aree del mondo è stata rilevata la tendenza opposta

26 agosto 2018

Simon Maage unsplash

(Yonat Shimron) Sono pochi i luoghi al mondo in cui i genitori non devono trascinare i propri figli al culto: da un lato il Ghana, un paese prevalentemente cristiano, dall’altro lato il Ciad, paese prevalentemente musulmano. Secondo uno studio del Pew Research Center sul sentimento religioso tra i giovani adulti e le persone più anziane, in questi due paesi africani i giovani adulti hanno tre volte più probabilità di identificarsi con la propria fede rispetto alle persone più anziane.
Lo studio rileva che i giovani di tutto il mondo sono in genere meno religiosi dei loro genitori e che tale tendenza è solitamente invertita là dove la prosperità e la speranza di vita sono più basse. L’aspettativa di vita nel Ciad e nel Ghana è tra le più basse del mondo. L’indagine ha riguardato106 paesi. I dati sono stati ricavati da 13 studi condotti negli ultimi dieci anni.

Tendenze globali
“Abbiamo messo in evidenza gli schemi globali e ci sono certamente eccezioni”, spiega Conrad Hackett, ricercatore principale per lo studio di Pew. Il Canada mostra il divario maggiore, con una differenza del 28% tra le persone giovani e quelle più anziane sulla questione dell’adesione a una religione in particolare. Seguono la Danimarca, la Corea del Sud, l’Australia e la Norvegia. Negli Stati Uniti i giovani adulti tra i 18 e i 39 anni hanno il 17% di probabilità in meno di credere in una religione rispetto alle persone di 40 anni e più.
L’indagine propone una serie di ipotesi per capire il motivo per cui i giovani sono riluttanti nei confronti della religione. L’istruzione svolge un ruolo importante. L’aumento delle opportunità di formazione è spesso, ma non sempre, legato a tassi più bassi di impegno religioso. In una certa misura anche i cambiamenti di vita possono essere una ragione di questa evoluzione. Con l’avanzare dell’età le persone crescono figli, si pongono più interrogativi di natura morale e diventano più religiose. Ma la spiegazione è incompleta. Lo studio mostra che anche se i giovani adulti diventano più religiosi con l’avanzare degli anni, saranno comunque meno religiosi rispetto alle generazioni precedenti.

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Le catastrofi favoriscono le religioni
Le guerre, i disastri naturali e le catastrofi su larga scala hanno un impatto sulla religione. Il sondaggio cita uno studio che mostra come dopo il terremoto a Christchurch in Nuova Zelanda l’impegno religioso nella regione epicentro del sisma sia aumentato del 3,4%, mentre nello stesso periodo il resto del paese ha visto un calo netto dell’1,6%.
Nel corso degli anni successivi alla seconda guerra mondiale i giovani americani dicevano di andare in chiesa almeno con la stessa frequenza dei più anziani. Questa tendenza ha raggiunto il suo culmine alla fine degli anni Cinquanta, quando le persone fra i 30 e i 39 anni frequentavano la chiesa quanto le persone di 60 anni e più. Poi, però, con l’abolizione del servizio militare obbligatorio, nel 1973, e smaltita in gran parte l’esperienza della guerra, la frequentazione della chiesa da parte dei giovani ha subito un calo.

Le guerre, i disastri naturali e le catastrofi su larga scala hanno un impatto sulla religione

Musulmani più impegnati
Un altro fatto intrigante è la differenza tra cristiani e musulmani per quanto riguarda l’importanza attribuita alla religione nella loro vita. L’indagine ha rilevato che il divario tra giovani cristiani e cristiani più anziani era maggiore rispetto a quello tra giovani musulmani e musulmani più anziani.
Nei paesi a maggioranza musulmana è più difficile abbandonare la fede. Coloro che lo fanno optano di solito per un’altra religione. Philip Schwadel, docente di sociologia all’Università del Nebraska-Lincoln e consulente per questo progetto, ha proposto un altro motivo. Il divario minore nei paesi a maggioranza musulmana potrebbe essere dovuto al fatto che l’islam, malgrado le divisioni tra sunniti e sciiti, è più omogeneo del cristianesimo.
“Gli Stati Uniti sono un paese prevalentemente cristiano, ma ci sono molte denominazioni diverse”, spiega. “Non abbiamo principi dominanti riguardo a ciò che le persone devono fare. C’è una grande diversità. In presenza di meno variazioni c’è uniformità di aspettative e questo potrebbe voler dire meno cambiamenti nel corso di una vita o di generazione in generazione”.

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Crescita della secolarizzazione?
Questo significa che il mondo si sta secolarizzando? Non necessariamente, secondo l’indagine, poiché le aree del mondo più religiose stanno vivendo la maggiore crescita demografica. Quelle regioni presentano tassi di fertilità elevati e popolazioni relativamente giovani. Tuttavia il persistere di questo divario d’età merita uno studio più approfondito. Un ambito di cui l’indagine non ha tenuto conto riguarda gli effetti della tecnologia, di internet e dei media sociali sulla religione o, più in generale, gli effetti della secolarizzazione.
“Rileviamo che in molti paesi prevale una diminuzione della religiosità tra le giovani generazioni”, conclude Conrad Hackett, “e ciò potrebbe corrispondere a una progressiva affermazione della secolarizzazione”. (RNS/Protestinter; trad. it. G. M. Schmitt)

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